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Scienze umanisiche

Premio Cutuli, incontro con le giornaliste Lucia Goracci e Laura Silvia Battaglia

Il Monastero dei Benedettini ha ospitato le vincitrici del premio Maria Grazia Cutuli nelle sezoini "giornalisti italiani" e "giornalisti emergenti"

 
 
25 novembre 2013
di Maria Teresa Calabretta - Chiara Racalbuto
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Sabato 23 novembre, nell'ambito delle iniziative organizzate per l'edizione 2013 del premio Maria Grazia Cutuli, l'auditorium "G. De Carlo" del Monastero dei Benedettini ha ospitato le lectiones magistrales delle giornaliste Lucia Goracci e Laura Silvia Battaglia, vincitrici rispettivamente del premio "giornalisti italiani" e "giornalisti emergenti". Presenti all'incontro  anche Elvira Terranova, vincitrice di un premio speciale e Felice Cavallaro, del Corriere della sera, in veste di moderatore.
A dare il benvenuto agli ospiti il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche prof. Giancarlo Magnano San Lio, che con Maria Grazia Cutuli ha condiviso gli anni liceali e universitari.

Gli interventi hanno voluto mettere in luce la complessità del mondo islamico, quella complessità che spesso, forse anche intenzionalmente, viene trascurata dai media a favore di stereotipi che, come spiega Laura Silvia Battaglia, hanno fatto diventare l'Islam "il capro espiatorio per tutto ciò che di spiacevole capita nell'ordine politico sociale". Laura Silvia Battaglia, nata Catania, è una giornalista freelance che vive tra Milano e Sanaa nello Yemen. Ha realizzato numerosi reportage e documentari in zone di conflitto, rischiando in prima persona come è successo in agosto in Egitto, e avventurandosi sui luoghi degli scontri come in Libia, Siria, Afghanistan e Palestina. La Battaglia, profonda conoscitrice della cultura islamica, ha evidenziato l'estrema semplificazione che il mondo occidentale, specie dopo l'11 settembre, ha fatto del mondo orientale appiattendolo dentro parole come "Islam, fondamentalismo, settarismo, fratelli musulmani", a cui ha conferito unicamente una connotazione negativa. Parole usate e abusate, dai media, che hanno contribuito a creare sovrastrutture mentali generaliste. Questo processo di estrema semplificazione interpretativa è reciproco, in quanto anche i media e le istituzioni del mondo islamico invocano parole quali "secolarismo, crociata, imperialismo e impurità" quando si riferiscono all'Occidente.


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Una scontro ideologico che è anche uno scontro semantico. Come oltrepassare la conflittualità? "Bisogna recuperare le radici comuni in Abramo, - afferma la Battaglia - gli islamici devono recuperare il dialogo con la tradizione cristiana ed ebraica a partire dal libro. Dalla parte occidentale, bisogna recuperare,, anche solo culturalmente, le radici cristiane per ricominciare a interagire con l'islam. Perché non ci imputano il fatto di essere cristiani ma ci imputano di avere dimenticato le nostre radici".
Il superamento della conflittualità passa anche attraverso la corretta informazione, quella che come sostiene con passione Lucia Goracci, anche lei inviata in Medio Oriente per rai news 24, non si accontenta dei comunicati istituzionali ma va oltre, va sul campo. "Il giornalista è sempre scomodo se è una persona onesta, - spiega la Goracci, lo è ancora di più quando, nei teatri di guerra, dove sia il regime ma anche l'opposizione cercano di raccontarti la loro verità, va a fare quel che da sempre è il suo mestiere, e Maria Grazia Cutuli lo sapeva bene, cioè avvicinarsi il più possibile la dove le cose accadono, cercando di mantenere distacco e professionalità".

Spesso, però, è difficile non restare coinvolti. Ci sono delle situazioni davanti alle quali non si può non intervenire e allora il giornalista abbandona su una spiaggia il suo taccuino per soccorrere dei migranti su un barcone che rischia di capovolgersi. Lo racconta Elvira Terranova che nel 2011 ha partecipato alla catena umana che ha tratto in salvo dei naufraghi in prossimità delle coste di Lampedusa, divenuta ormai l'avamposto degli sbarchi nel Mediterraneo.