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Notizie
Scienze politiche e sociali

La cultura scientifica in Sicilia in età borbonica

Bilancio dell'attività di tre "corsi liberi" del dipartimento, con circa 700 iscritti

 
 
01 ottobre 2012
di S. Coco - M. Scalisi - M. Reina
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'Vita religiosa e devozione nella Sicilia medievale e moderna','Fonti e documenti per lo studio della religione nella Sicilia Spagnola e Borbonica' e 'Scienza e scienziati in Sicilia (secc. XVIII e XIX). Storia e archivi' sono tre dei tanti corsi liberi che vengono proposti da oltre cinque anni, nell'ambito dell'offerta formativa fornita dal Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell'Università degli Studi di Catania. 

I corsi sono interdisciplinari ed interfacoltà, di approfondimento degli aspetti scientifici e culturali della Sicilia in età borbonica, in relazione a personaggi ed istituzioni accademiche siciliane. I progetti di ricerca prevedono alcuni momenti di studio particolarmente significativi, sia per la rilevanza scientifica, che per il valore simbolico assunto nel contesto europeo. 

I corsi sono stati tenuti dal dott. Luigi Sanfilippo, il quale ha portato avanti un progetto che ha visto un'ampia partecipazione di studenti: hanno sostenuto l'esame finale, tra frequentanti ed aventi diritto, circa 700 iscritti. Il feedback del corso è riscontrabile nella nuova conoscenza storico-storiografica su un filone di ricerca ad oggi poco studiato; gli insegnamenti sono stati articolati in lezioni d'aula, letture guidate di fonti e trascrizioni di documenti, visite in archivi, biblioteche e istituti culturali della città di Catania.

Numerose le tematiche affrontate durante gli anni, in una serie di incontri che ha visto la partecipazione di illustri cattedratici ospiti, tra i quali: il prof. Mario Alberghina, ordinario di Chimica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Catania, il prof. Giuseppe Vecchio, direttore del Dipartimento di analisi dei processi politici, sociali e istituzionali (Dappsi) - Università degli Studi di Catania e ordinario di Diritto Civile, il prof. Domenico Ligresti, ordinario di Storia Moderna presso il Dipartimento di analisi dei processi politici, sociali e istituzionali (Dappsi) - Università degli Studi di Catania, il prof. Angelo Messina, presidente dell'Accademia Gioenia di Catania e professore ordinario di Patologia Generale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Catania, il prof. Vincenzo Piccione, presidente del C.R.I.E.A. e docente di Botanica Generale presso l'Università di Catania, la prof.ssa Santa Pulvirenti, docente presso il Dipartimento di Biologia "M. La Greca" di Catania, la prof.ssa Maria Concetta Calabrese, docente di Storia Moderna presso il Dipartimento di analisi dei processi politici, sociali e istituzionali (Dappsi) - Università degli Studi di Catania, la dott.ssa Rita Carbonaro, direttrice delle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero, la dott.ssa Francesca Lo Faro, studiosa e autrice del libro "Le scienze, la politica, la città. La botanica a Catania in età Risorgimentale", il dott. Salvatore Consoli, direttore dell'Archivio Storico del Rettorato di Catania, ed, infine, i dottori Rachele Castro e Vincenzo Veneziano, rispettivamente Esperto Analista Ambientale ed Esperto Cartografo Territoriale - Ambientale, del Dipartimento di Botanica di Catania.

Particolare interesse ha suscitato, fra i frequentanti, scoprire i dati storici che attengono alla partecipazione degli scienziati siciliani all'attività culturale del tempo e la loro collaborazione con le varie istituzioni scientifiche italiane ed europee, quindi l'importanza che la nostra isola ricopriva in quel momento storico. 

Al fine di rendere tangibile quanto appreso durante le lezioni teoriche è stata data agli studenti la possibilità di consultare cataloghi di biblioteche, repertori bibliografici, riviste e giornali. Nel corso dell'attività seminariale sono state ricercate nella letteratura, ad esempio del Grand Tour, quelle particolari fonti che si riferivano a quei fini prettamente scientifici e che avevano animato Spallanzani, Dolomieu, Federik Hoffman, Wolfang Sartorius von Waltershausen, Christian Peters, Jeanette Villepreux-Power. Alcune lezioni del corso hanno posto all'attenzione degli studenti il particolare fenomeno, tipico nella società nobiliare dell'epoca, del mecenatismo volto non solo alla produzione di opere artistiche, ma anche al finanziamento della ricerca scientifica.

Partecipazione attiva, attraverso elaborati frutto di ricerche autonome di numerosi studenti, ha permesso di intraprendere un percorso particolare improntato sull'approfondimento dell'eccezionale fioritura culturale presente in epoca borbonica all'interno del Monastero di San Nicolò l'Arena: ci si è spinti, pertanto, ad analizzare la cultura scientifica dei monaci benedettini siciliani e l'analisi della tradizione scientifica specifica del monachesimo siciliano. 

La storia della scienza in Sicilia solo da poco tempo ha acquisito uno statuto disciplinare autonomo ed ha attirato l'attenzione di un numero sufficiente di studiosi, tanto che per la prima volta è stato possibile fornire un'immagine documentata dell'attività intellettuale, dei risultati e del valore dei maggiori esponenti culturali locali che fosse sganciata dai giudizi sommari, spesso di origine politico-ideologica, che per oltre un secolo l'avevano caratterizzata. 

Si è riflettuto, complessivamente, sulla dinamica temporale, sulla quantità e sulla qualità degli scienziati siciliani e delle istituzioni in cui hanno operato. Il progetto di studio presenta una profonda dimensione "sociale": sono stati studiati, infatti, non solo i personaggi storici più autorevoli e riconosciuti, le personalità i cui contributi scientifici ebbero rilevanza tra i contemporanei per l'originalità e l'innovazione, ma anche "le voci" di tutti coloro che, da dilettanti e semplici cultori, hanno inteso esprimere un interesse nella ricerca e nella divulgazione scientifica.

L'attualità del progetto di studio/ricerca che vuole scardinare pregiudizi, ideologismi, commistioni con la politica, interessi, passioni che predominano nella raffigurazione di una Sicilia in età borbonica da un lato immobile e arretrata, dall'altra inquieta e a volte ribelle. Non più una Sicilia raffigurata in modo caricaturale, ma una Sicilia al centro della realtà storica del momento, vittima delle scelte politiche che i governi nazionali effettuarono dal 1861 ad oggi, e delle corresponsabilità dei ceti dirigenti locali che non seppero muovere valide alternative.