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Cutgana-Abadir

Lava-scape, un workshop per il paesaggio lavico

Dieci giovani architetti all'opera per la valorizzazione di luoghi urbani etnei

 
 
27 aprile 2011
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Il paesaggio lavico etneo sarà "rivisto" da dieci giovani architetti provenienti da tutta Italia con idee progettuali, tra disegni e fotografie, per rivalutare e valorizzare i particolari luoghi che dal centro urbano di Catania si dilungano fino all'Etna. Ed oggi, nella sede dell'Accademia "Abadir" di Sant'Agata Li Battiati, nell'ambito del workshop "Lava-scape" - organizzato da Landform, Abadir e l'Accademia di Belle Arti di Catania con la collaborazione della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e del Cutgana dell'Università di Catania -, si sono confrontati diversi esperti per presentare e far conoscere ai giovani architetti il particolare territorio lavico dove natura e artificio spesso si incontrano.

Simona Calvagna, ingegnere del Dipartimento di Architettura dell'Università di Catania, ha illustrato "l'espansione urbanistica della città di Catania a partire dal 1887 sui suoli lavici presenti nelle zone di Nesima, Cibali, viale Rapisardi, piazza Dante, la cittadella universitaria ed anche verso piazza Verga, la stazione ferroviaria, corso Sicilia, corso Martiri della Libertà ed il lungomare di Catania dove l'uomo ha costruito sulle lave adattandosi e sfidando la natura".
Ma anche i dati di una inchiesta redatta nel 2003 con interviste agli abitanti e con la redazione di mappe cognitive da "cui emerge che gli stessi cittadini non conoscono il territorio in cui vivono e la presenza dei resti delle colate laviche su cui hanno costruito ed ancora visibili" contrariamente "al rapporto tra la lava e la fede rappresentata dal miracolo di Sant'Agata". "Aree da rivalutare, ma oggi abbandonate, prive di naturalità ed in alcuni casi ricettacolo di immondizia" ha concluso la Calvagna.

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Dalle colate laviche "ricoperte" dal cemento nel centro urbano catanese si è passati allo "studio" dell'Etna con la sua genesi risalente a 500-600 mila di anni, l'evoluzione geodinamica e i prodotti lavici effusivi ed eruttivi con le relazioni dei geologi Salvo Costanzo e Fabio Branca, esperti del Cutgana (centro interfacoltà dell'Università di Catania diretto da Carmela Maria Failla).

Costanzo ha evidenziato la particolarità "dell'Isola Lachea, con le sue argille cotte dall'eruzione sottomarina poste sulla sommità, che ha anticipato le attività magmatiche intrusive dell'Etna, il vulcano che si è creato solo successivamente". Ed ancora le unicità "dei basalti colonnari presenti nell'area portuale di Aci Trezza, quasi unici al mondo, e le lave a pillow di eruzione submarina del Castello d'Aci" oltre alla "differenziazione delle rocce metamorfiche e sedimentarie con i suoi resti fossili dalle rocce magmatiche effusive ed intrusive".
Il geologo Branca, invece, ha evidenziato la genesi e la morfologia dei prodotti lavici etnei soffermandosi sull'interazione con le attività umane che "in diverse occasioni non hanno rispettato la natura con inevitabili conseguenze dannose per i prodotti dell'uomo" ed al tempo stesso "ha sfruttato i prodotti delle colate per l'edilizia e rivestimenti, sculture e l'agronomica". "L'Etna rappresenta un patrimonio importante per lo sviluppo socio-economico nel campo turistico del territorio" ha concluso Branca.

L'architetto dell'Università di Reggio Calabria, Alessandro Villari, invece, ha invitato i partecipanti al workshop "a guardare l'edificio vulcanico sotto l'aspetto culturale sfruttando anche l'immaginazione per valorizzare il paesaggio dell'Etna, sicuramente uno dei più importanti in Italia e non solo, fortemente antropizzato fino ai mille metri di quota per poi trasformarsi a tratti in un autentico deserto nero in cui si incastonano alcune specie vegetali endemiche rendono il paesaggio unico e spettacolare per la particolare dicotomia cromatica".
Villari ha posto l'attenzione "sul colore nero che caratterizza la nostra città di Catania e le diverse costruzioni umane sull'edificio vulcanico che dal mare, strato dopo strato, colata dopo colata, arrivano fino ad alte quote come le "pitrere", ammassi di pietra che sono state create dagli agricoltori per agevolare il proprio lavoro e per far da base ad alcune strutture abitative e che rappresentano un'altra particolarità dell'Etna".

Il "laboratorio" adesso prevede nuove escursioni (già ammirate la Timpa di Acireale con il suo particolare costone lavico a strapiombo fino al mare e le sciare di Nesima) nella riserva naturale "Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi" di Aci Trezza, gestita dal Cutgana, e dei sentieri natura "Schiena dell'Asino" alla scoperta della Valle del Bove e "Piano dell'acqua e del monte Calanna" sull'Etna, indagini territoriali e momenti di confronto utili all'elaborazione dei progetti che saranno illustrati il prossimo 1 maggio tra disegni e fotografie al Jury composto dalla critica Luciana Rogozinski e dagli architetti Aurelio Cantone, Roberto Collovà, Isidoro Pennisi e Alessandro Villari.