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Sviluppo e innovazione nell'hi-tech in Sicilia

Presentati i risultati del progetto Frida, promosso dall'Università di Catania: focus sull'esperienza dell'Etna Valley e il ruolo delle imprese àncora

 
 
04 marzo 2011
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Sviluppo e innovazione nell'hi-tech in Sicilia, attraverso un viaggio, lungo oltre un quarto di secolo, dentro l'esperienza più significativa del genere vissuta, nei settori ad elevata innovazione, dalla nostra Regione: la presenza della multinazionale ST Microelectronics a Catania.

Un'esperienza che ha lasciato una forte traccia nel territorio, per numero di imprese locali coinvolte (oltre 200), multinazionali attirate nell'area (oltre 22), e occupazione assicurata a numerosi giovani qualificati del nostro territorio (in complesso, 7.500 compreso l'indotto); un'esperienza di forte collaborazione con l'Università, attraverso iniziative quali Corimme, Imm, Matis e Consorzio Catania ricerche, che hanno generato oltre 7.000 articoli scientifici e, solo fra il 2002 e il 2006, 250 brevetti pubblici e privati; un'esperienza di solidi rapporti con le istituzioni, rafforzata dalle risorse pubbliche messe a disposizione da diversi provvedimenti: gli sgravi contributivi assicurati al consorzio Corimme (negli anni Ottanta), la 64/86 (intervento straordinario nel Mezzogiorno), la 488/92 (per la promozione di programmi di investimento nelle aree depresse), le incentivazioni fiscali per la realizzazione degli insediamenti dell'M5 e M6, gli accordi di programma quadro, i Distretti ed infine il sostegno alla partnership che ha dato vita alla 3Sun nel fotovoltaico.

Un'esperienza, quella di ST, che è stata definita di "impresa àncora" nel territorio, ovvero di impresa capace di attirare idee ed iniziative e di veicolare traffico di conoscenza e imprenditoriale, ma che non è l'unica del genere; si apprezza, infatti, anche la recente iniziativa di un gruppo di imprenditori dell'Ict di aver dato vita ad un consorzio, Etna Hitech, che vuole lentamente affermarsi come la seconda "impresa àncora" del territorio, a fianco proprio di St.
 
Questi i principali risultati del lavoro, durato due anni, del gruppo catanese di Fostering Regional Innovation and Development Through Anchor and Networks (Frida), un progetto europeo che ha coinvolto sette Università straniere, coordinato nell'Ateneo di Catania dal prof. Giambattista Dagnino. I risultati sono stati presentati giovedì 3 marzo nel corso del convegno dal titolo "Sviluppo e innovazione nell'hi-tech" che si è tenuto a Villa Citelli, alla quale hanno partecipato il prorettore, Maria Luisa Carnazza, il preside della facoltà di Economia, Carmelo Buttà, e il direttore del dipartimento Impresa, culture e società, prof. Salvatore Ingrassia.

Nel corso dell'incontro sono intervenuti numerosi accademici (come il preside della facoltà di Economia di Palermo, Fabio Mazzola, le professoresse Elisa Giuliani dell'Università di Pisa e Margherita Russo dell'Università di Modena e Reggio Emilia, i docenti catanesi del progetto Frida,  Giambattista Dagnino, Daniela Baglieri, Arabella Mocciaro Li Destri, Rosario Faraci, Giorgia D'Allura, Cristina Cinici e Vincenzo Pisano e il prof. Emanuele Rimini dell'Università di Catania), dirigenti della St e del suo network (Cosimo Musca per St e  il prof. Orazio Puglisi del Consorzio Catania ricerche), esperti di politiche regionali per l'innovazione (Francesco Asso della Fondazione Res), giornalisti (Antonio Giordano di Mf Sicilia e Orazio Vecchio del Sole 24 Ore) e imprenditori (Raffaella Mandarano di Etna Hitech) che hanno discusso del "metodo Catania", un metodo esportato in altri contesti che i docenti catanesi del gruppo Frida hanno fatto conoscere anche ad altri sedi accademiche e all'Unione Europea, fortemente interessata a comprendere come finalizzare al meglio le risorse pubbliche per il sostegno allo sviluppo locale.

L'esperienza di Catania è una buona prassi, come hanno sottolineato il prof. Dagnino, in apertura, e il prof. Faraci, nelle conclusioni, ma occorre intensificare ancor di più il rapporto con Università e istituzioni locali che, ultimamente, appare un po' sfilacciato e ancora fortemente dipendente da rapporti umani prima ancora che istituzionali fra il mondo universitario e quello di St.