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Giovanni Grasso jr: 'Iniziativa lodevole, il Machiavelli appartiene alla storia di Catania'


 
 
28 febbraio 2011
di Giuseppe Melchiorri
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«E' un'iniziativa senza dubbio lodevole. Finalmente torna l'attenzione su un luogo che tanto ha dato alla cultura catanese e che fa parte della storia di questa città. Il teatro Machiavelli significa molto per la mia famiglia e cercare di riportarlo agli antichi splendori è anche un modo per ricordare degnamente don Angelo, il mio bisnonno e fondatore del teatro, e mio nonno Giovanni, che in quel teatro nacque e diventò il grandissimo attore che è stato».

Giovanni Maria Grasso, 54 anni, pronipote del fondatore del teatro Angelo e nipote del celebre attore Giovanni che, nel lontano 1897, formò la sua compagnia drammatica proprio nell'antica sala di Palazzo Sangiuliano, così commenta il Progetto Machiavelli, ossia l'intenzione dell'Università di Catania e dell'associazione Ingresso Libero di restituire alla città il palcoscenico che vide all'opera i suoi illustri avi.

«Mio nonno - commenta Grasso, pianista, regista, direttore d'orchestra e docente di arte scenica all'Istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania - all'estero era considerato uno dei più grandi attori italiani di teatro dell'epoca. Proprio recentemente ho trovato negli Stati Uniti una sua foto con una didascalia: "the greatest", il più grande appunto. Un giudizio confermato anche da Gabriele D'Annunzio e da Konstantin Stanislavskij, un nome molto noto per gli esperti di teatro, il cui famoso metodo è alla base degli insegnamenti dell'Actors Studio di New York. Non è un caso che lo stile interpretativo di mio nonno era molto vicino al metodo Stanislavskij, che poneva come centrale nel mestiere di attore il concetto dell'immedesimazione nel personaggio da interpretare».

Oltre a Giovanni Grasso, sul palco del teatro Machiavelli si esibì anche un altro dei più importanti attori catanesi di sempre, Angelo Musco: «Tengo a precisare che non sono vere tutte le storielle che descrivono una qualche rivalità fra mio nonno e Musco - afferma in merito Grasso -, di cui l'aneddotica catanese è ricca. I due erano invece legati da una profonda amicizia e soprattutto da un forte rispetto reciproco, specialmente da parte di Musco verso la mia famiglia, se non altro per motivi cronologici. D'altra parte i due non avevano neppure motivi di contrasto, perché Grasso, come si sa, era un attore tragico (anche se aveva cominciato con la commedia), mentre Musco si esibì durante la sua carriera in ruoli brillanti e caratteristici».

Dal celebre nonno, il nipote sembra avere ereditato non soltanto il nome, ma anche la vena artistica: «La mia famiglia lavora nel teatro da cinque generazioni: il nonno di mio nonno, pure lui Giovanni, come racconta De Felice nella "Storia del teatro siciliano", fondò a Catania il primo teatro dei pupi. I suoi figli continuarono il mestiere e fra tutti spiccò don Angelo, padre di Giovanni e fondatore del Machiavelli, dove si esibirono per la prima volta attori in carne ed ossa, nelle cosiddette "Opire in personaggi" e dove per la prima volta recitò pure mio nonno. Piuttosto che di vocazione artistica, sarebbe più giusto quindi parlare di educazione. Io in particolare l'ho ricevuta da mio padre Carlo. Anche lui, come il nonno, da giovane, prima della guerra, calcò il palcoscenico con la compagnia di Macario. Negli anni '70 si occupò della direzione artistica di Teletna e Telecolor e la sua creatività e il suo talento confluirono chiaramente nella produzione di spettacoli e varietà televisivi oggi impensabili. Fu mio padre dunque a insegnarmi come organizzare e dirigere uno spettacolo: un patrimonio che adesso cerco di valorizzare occupandomi di teatro, specialmente di quello lirico».