ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Facoltà

La.mu.sa. di nuovo a Berlino

Il laboratorio multimediale della facoltà di Lettere invitato ancora all'Interfilm Berlin

 
 
23 novembre 2010
di I.A.
lamusa a berlino1.jpg
Il laboratorio multimediale della facoltà di Lettere e Filosofia (La.mu.sa.), torna a Berlino per presentare all'InterFilmBerlin, uno dei più importanti festival europei del cinema, l'occhio siciliano sul cinema, con una propria selezione dal titolo "terra mare fuoco", curata dal dott. Alessandro De Filippo, coordinatore del laboratorio.

Si tratta della seconda "stagione" di un viaggio in Sicilia cominciato due anni fa, sempre a Berlino, con la presentazione del cinema di Francesco Alliata e Vittorio De Seta. Quest'anno vengono presentati quattro tra i più significativi cortometraggi documentari del regista catanese Ugo Saitta e due piccoli gioielli di due autori non siciliani, Gianfranco Mingozzi e Giuseppe Ferrara, che però hanno raccontato con grande sincerità le contraddizioni dell'isola.

Il primo film si intitola "Zolfara" (girato nel 1947, dura 11'), in cui vive l'atmosfera della nascita del neorealismo italiano. L'anno successivo si girerà proprio in Sicilia "La terra trema" di Luchino Visconti, che racconta questa stessa Sicilia arretrata e generosa, in cui il lavoro assomiglia alla schiavitù e i diritti umani non vengono rispettati. Più in là nel tempo sono collocati i tre documentari successivi, tre momenti di un unico discorso: "Il carretto siciliano" (1954, durata: 7'30"), "I pupi siciliani" (1955, durata: 8') e "La barca siciliana" (1958, durata: 9').

saitta.jpg
«Il cinema di Ugo Saitta - spiega De Filippo - è rivolto a uno spettatore forestiero, straniero, inconsapevole. La Sicilia viene offerta in dono e presentata attraverso le sue indiscutibili potenzialità turistiche e culturali. Ma non è un banale lavoro di promozione, quello del regista catanese: si tratta piuttosto di una lettura ottimistica e propositiva di una terra pur ricca di contrasti e lacerata da evidenti difficoltà sociali ed economiche. E il cinema, con Saitta, assume un ruolo attivo nella rinascita della Sicilia attraverso uno stimolo continuo per la classe dirigente e i cittadini tutti dell'isola».

Gli ultimi due film sono girati in Sicilia da due registi non isolani. Mostrano due diverse tendenze, quella dichiaratamente politica di "Minatore di zolfara" di Giuseppe Ferrara (1962, durata 14') e quella di interesse antropologico e straordinariamente poetica di "Li mali Mestieri" diretto da Gianfranco Mingozzi nel 1963, (durata 10').

«Cinema di lotta politica, quello di Ferrara - chiarisce il responsabile di La.mu.sa. -, famoso in Italia per numerosi film sugli intrecci pericolosi tra mafia, politica e massoneria. Qui è la miniera a scandalizzare, per la sua arretratezza tecnologica e per i rischi di sicurezza che rappresenta per i lavoratori. La denuncia politica delle condizioni disumane dei minatori siciliani, muove la sua spinta più dolorosa e feroce dalla tragedia occorsa presso la zolfara di Gessolungo nel 1958, che causò la morte di 8 uomini e il ferimento di altri 64 lavoratori. Gianfranco Mingozzi, autore di grande sensibilità, scomparso lo scorso anno, racconta invece una Sicilia poetica e miserrima, fatta di uomini poveri ma mai disperati, che inventano curiosi mestieri per tirare a campare. Le immagini, di gran pregio fotografico, dialogano con la voce fuoricampo, mai didascalica, del poeta Ignazio Buttitta».