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Rigenerare il centro storico e i suoi luoghi simbolo

A Palazzo Centrale una giornata di studio promossa dalla facoltà di Economia

 
 
19 novembre 2010
di Giuliana Aiello
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Analizzare le condizioni del centro storico di Catania, patrimonio dell'Unesco, e avviare proposte, a partire dai luoghi simbolo dell'identità urbana, per la sua rigenerazione. Proposte che puntino alla sinergia delle diverse funzioni civiche, da quelle sociali a quelle culturali, e che servano a creare una serie di legami che coinvolgano gli attori locali.

Con questo proposito si è svolta venerdì 19 novembre nell'aula magna di Palazzo Centrale, la giornata di studio dedicata al capoluogo etneo, alla sua rigenerazione urbana e agli attrattori economici del centro storico. Un evento promosso dalla prof. Caterina Cirelli, docente alla facoltà di Economia di Catania, che ha voluto focalizzare l'attenzione sulla criticità del centro storico etneo, dna di Catania, e base dalla quale si deve partire per far rinascere la nostra città.

E proprio l'Università di Catania, con docenti esperti delle varie "facce" della realtà urbana, è stata la protagonista della tavola rotonda che ha dato il via al convegno. La realtà urbana, dunque, suscita interessi trasversali (come marketing, sociologia, antropologia, fino ad arrivare a quelli tipicamente umanistici) e il modo con il quale ci si rapporta ai centri storici è sintomatico della cultura dei suoi abitanti. Il centro storico, soprattutto grazie al coraggio delle iniziative politiche e della capacità amministrativa, non deve essere visto come un museo, ma come un "rigeneratore" di nuove risorse e un valore anche economico.

«La rigenerazione del centro storico deve coincidere con il recupero delle attività economiche cittadine, attinenti in particolar modo alla produzione culturale. Ma il cuore antico di una città e la vita che vi si svolge - ha spiegato la prof. Cirelli all'apertura dei lavori - ha anche risvolti sociali spesso difficili da gestire. A Catania, indicativo di ciò, è lo scontro tra i residenti dei quartieri antichi e i protagonisti della "movida" cittadina».

Per creare uno sviluppo sostenibile di questa realtà occorre quindi, ha evidenziato la docente, fissare le caratteristiche dell'ambiente locale, al fine di individuare le risorse e le peculiarità tipiche della realtà catanese per ottenerne vantaggi economici che possano migliorare concretamente la vita dei cittadini.


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Ma su cosa puntare? «Sulla cultura locale - spiega la prof. Cirelli - che costituisce l'identità di un luogo e che può, se adeguatamente valorizzata, alzare il livello qualitativo della vita dei residenti e assicurare l'accesso turistico nella città. Il centro storico di Catania, come quelli della maggior parte delle grandi città - ha proseguito la promotrice della giornata di studio - è riconoscibile dai suoi luoghi. Ma nel caso di Catania, la via Etnea, simbolo della città, oggi è rimasto soltanto il luogo "dell'attraverso". La via non è più riconoscibile, come lo era in passato, quando era luogo si socializzazione e di scambio di merci: oggi, che non ha più i suoi storici negozi, si è spersonalizzata e non possiede più l'anima più autentica del commercio. Occorre dunque che i catanesi riscoprano e innovino i propri talenti per far diventare, un luogo come la via Etnea, ma non solo, un centro commerciale naturale, incorniciato dal suo Barocco».

Anche la prof. Tiziana Cuccia (facoltà di Economia di Catania) ha sottolineato che tutti i centri storici sono coinvolti dagli anni '80 circa, in processi di rigenerazione con i quali inizia il fenomeno del "riuso" che, pur sancendo una nuova idea di città, si scontra inesorabilmente con le scelte di "governance" e con i desideri degli abitanti.

Ma ovviamente nel corso della tavola rotonda sul centro storico catanese, anche il "quartiere dei pub" della nostra città, è stato argomento di discussione. Ad analizzare i luoghi caratteristici dell'intrattenimento serale e notturno dei catanesi è stata la prof. Emma Finocchiaro (facoltà di Economia di Catania). La docente ha evidenziato come la trasformazione urbana che ha coinvolto il centro storico del capoluogo etneo, abbia segnato profondamente anche la sua economia. Un'economia notturna, che ha trovato e trova grandi possibilità perché Catania è una città attrezzatissima per offrire spazi di svago.

Tuttavia, ha affermato la prof. Finocchiaro, il quartiere dei pub catanesi ha subito nel corso del tempo una serie di cambiamenti che si sono ripercossi su tutto il centro storico. «Negli anni '90 il quartiere dei pub - ha affermato l'economista - rilancia il centro storico, riscoprendo e rivalutando immobili degradati. Questa rinascita si sviluppa in parallelo con quella della musica e della danza, protagoniste indiscusse che in quegli anni rendono Catania un vero e proprio laboratorio culturale. Ma questa stagione culturale - prosegue la prof. Finocchiaro - non dura molto: a causa della crisi economica e dell'indebolimento dello stato sociale il quartiere dei pub di Catania cessa di essere simbolo di rinascita culturale della città etnea e diventa quartiere del mero consumismo.


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La politica urbana di Catania e la conoscenza del suo centro storico sono stati oggetto di discussione in moltissimi volumi curati da insigni accademici dell'Università etnea. «Nonostante ciò - ha spiegato il prof. Paolo La Greca (facoltà di Ingegneria di Catania) - questa conoscenza non si è affiancata ad un'adeguata capacità di trovare una soluzione, ad esempio, al problema dell'accessibilità e al sistema della mobilità pubblica, cause queste che precludono la possibilità di realizzare uno sviluppo sostenibile. È fondamentale dunque - ha continuato il prof. La Greca - costruire il centro storico di Catania, attraverso un planning che coniughi le nuove tecnologie volte al miglioramento della qualità della vita degli abitanti, senza dimenticare le radici della città e la promozione del contesto locale.

Le conclusioni della tavola rotonda sono state affidate alla prof. Elita Schillaci (facoltà di Economia di Catania) che ha ribadito che a riqualificare non soltanto il suo centro storico, ma tutta la città di Catania non devono solo le numerose risorse del territorio, ma la forza delle procedure organizzative.

La giornata si è aperta con gli indirizzi di saluto della prof. Maria Luisa Carnazza, prorettore dell'Università di Catania, del dott. Vincenzo Santoro, prefetto di Catania, del senatore Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania, del prof. Roberto Cellini, direttore del Demq (Dipartimento di Economia e metodi quantitativi) di Catania, dell'avvocato Massimo Sapienza, segretario generale dell'Autorità portuale di Catania e del dott. Paolo Scarallo, presidente del Credito Siciliano.

La seconda sessione del convegno, coordinata dalla prof. Mariella Musumeci (facoltà di Economia), e introdotta dal dott. Antonio Pogliese, presidente dell'Associazione Amici dell'Università, si è svolta nel pomeriggio, a partire dalle 15.30, con gli interventi di mons. Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale di Catania, del commendatore Luigi Maina, presidente del comitato festeggiamenti S. Agata, della dottoressa Rita Cinquegrana, sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, del dott. Giuseppe Condorelli, amministratore unico dell'lndustria Dolciaria Belpasso, del dott. Giuseppe Di Pasquale, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, di mons. Leone Calambrogio, direttore del Museo Diocesano di Catania, del dott. Alfio Puglisi Cosentino, presidente della fondazione Puglisi Cosentino di Catania.
Le conclusioni sono state affidate all'ing. Paolo Cuccia, presidente della Gambero Rosso Holding.