ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Ateneo

Vietti, idee per uscire dalla crisi della giustizia

Il vicepresidente del Csm oggi all'Università di Catania: 'Giudici e avvocati, riscoprire un sentire comune dell'esercizio della giurisdizione. Maggiore legittimazione dei magistrati ma niente incarichi elettivi'

 
 
29 ottobre 2010
Vietti_Recca 29ott2010.jpg
"Il recupero della consapevolezza di un comune sentire, condiviso fra tutte le categorie degli operatori del diritto, è l'unico percorso che può consentire di porre rimedio alla crisi della giustizia e ai conflitti fra le diverse categorie, che talvolta appaiono come quelle lotte senza fine tra indiani e cowboy che vedevamo al cinema da bambini". E' stato questo il filo conduttore della lezione che il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, ha tenuto nell'aula magna dell'Università di Catania su invito del rettore Antonino Recca, riservando particolare attenzione agli aspetti legati alla formazione degli operatori giudiziari.

Vietti ha anche sottolineato la "necessità di una legittimazione della magistratura, specie quando il giudice non si limita ad applicare meccanicamente le leggi, ma, mediando tra le norme e il caso concreto, in un sistema socio-economico complesso come quello attuale, le interpreta dando vita ad una produzione normativa parallela, il cosiddetto "diritto vivente"; in tal modo esercita anche un potere per il quale non è stato legittimato, se non in base al concorso per entrare in magistratura, quindi forse un po' troppo poco".

Vietti 014.jpg
"Su questo punto bisogna certamente riflettere, non accapigliandosi - ha proposto il vicepresidente del Csm -, evitare generalizzazioni e manicheismi e trovare soluzioni condivise. L'elettività dei magistrati, di recente riproposta, a mio modo di vedere non garantisce l'autonomia e l'assenza di condizionamento dei giudici: la non elettività è garanzia di maggiore professionalità. E in ogni caso, il consenso popolare non è sufficiente a legittimare l'esercizio della giurisdizione, così come quello dei poteri di governo, che vanno pur sempre esercitati nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione".

La legittimazione di questa "produzione parallela di regole", più che dall'introduzione dell'elettività dei giudici, va attuata, secondo Vietti, attraverso una serie di azioni che vanno da una più rigida selezione dei magistrati alla formazione permanente e all'aggiornamento continuo, all'adozione di un rigoroso stile di comportamento che consenta di evitare esternazioni e sovraesposizioni, "ispirando invece la propria attività a quella sobrietà che dovrebbe essere propria di chi esercita un ruolo così delicato".

Vietti 007.jpg
Suggerimento questo che si è accompagnato ad un appello lanciato da Vietti a magistrati, avvocati, notai e docenti universitari: "I cittadini non hanno più fiducia nelle nostre istituzioni giudiziarie - ha osservato il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura -, perché ritengono il sistema giudiziario del nostro Paese non idoneo a perseguire il fine del bene comune e della giustizia. Dobbiamo fare tutti un serio esame di coscienza su questo dato e ripartire dall'esigenza di ricostruire una cultura comune della giurisdizione e un quadro condiviso di valori".

"Dobbiamo riscoprire il principio - ha aggiunto Vietti - che le diversità fra ciascuna categoria non possono mai mettere in discussione la complementarietà, il riconoscimento e il rispetto fra le reciproche competenze presenti nel sistema giustizia, che invece, ormai da anni, sembra preda di bande in perpetua guerra tra loro. E questo sforzo di collaborazione e di ricucitura, unica via che può permettere di uscire dalla crisi del sistema giudiziario, può cominciare sin dalle aule universitarie".



Links correlati