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Decentramento, 'Ragusa e Siracusa più autonome e responsabili, in attesa del Quarto Polo'

Il rettore Recca: "Ripartire dalle esigenze degli studenti". Presentata l'indagine Demopolis sulle richieste degli iscritti nelle sedi iblea e aretusea

 
 
21 settembre 2010
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«Finché non sarà decollato il Quarto polo universitario, Ragusa e Siracusa rimangono a pieno titolo prestigiose sedi di facoltà del nostro Ateneo, per questo vogliamo lavorare per renderle competitive ed attrattive, partendo dal dato che più di tutti deve orientare le scelte politiche e accademiche, ossia dalle richieste degli studenti che vi frequentano i nostri corsi di laurea».

Rivendicando la politica di un «decentramento sostenibile e di qualità», intrapresa dall'Università di Catania negli ultimi anni, anche a costo di aspre polemiche e spossanti vertenze, il rettore Antonino Recca ha chiamato a cooperare sempre più sinergicamente gli enti territoriali e i consorzi universitari delle province iblea e aretusea, ricordando loro le responsabilità in materia di servizi e logistica a vantaggio della componente studentesca, ma annunciando al tempo stesso che, per la prima volta, due rappresentanti da essi indicati potranno sedere nel Consiglio di amministrazione dell'Ateneo e partecipare alle sue decisioni.

L'occasione è stata fornita dalla presentazione dei risultati di un'indagine realizzata dall'Istituto Demopolis sulle esigenze manifestate dagli studenti iscritti ai corsi di Ragusa e Siracusa, che si è tenuta questa mattina nell'aula magna del Palazzo Centrale. Obiettivo dichiarato, quello di individuare i percorsi e i possibili contributi per il miglioramento dell'efficienza dei corsi di studio attivati dall'Università di Catania nei due capoluoghi della Sicilia orientale.


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All'incontro hanno preso parte - per l'Università - oltre al rettore Antonino Recca, il direttore amministrativo Lucio Maggio, i presidi delle facoltà di Architettura, Carlo Truppi, di Giurisprudenza, Vincenzo Di Cataldo, di Agraria Agatino Russo, i delegati del rettore al settore Rapporti con la sede di Siracusa, prof. Fernando Cammisuli, e con la sede di Ragusa prof. Nunzio Zago, il delegato alla Didattica, prof. Giuseppe Cozzo, il dirigente dell'Area dei rapporti istituzionali e con il territorio, Rosanna Branciforte.

Hanno risposto personalmente all'invito dell'Ateneo il presidente della Provincia regionale di Ragusa Franco Antoci, il presidente del Consorzio universitario Archimede Roberto Meloni insieme con il direttore amministrativo Luca Cannata, il vice-presidente del Consorzio universitario di Ragusa Giovanni Battaglia, con il direttore amministrativo Gustavo Dejak.

«Pari dignità, ma anche pari responsabilità e maggiore autonomia», insomma, per le sedi decentrate da parte dell'Ateneo: «Continueremo a sostenere lealmente in tutte le sedi la nascita del quarto polo - ha aggiunto il rettore -, riteniamo anzi che vi siano ancora tutte le condizioni politiche e di risorse, molto dipenderà dall'impulso che saprà dare il nuovo governo regionale: nell'attesa, però, non intendiamo lasciare al loro destino le sedi di Architettura e Lingue, ma vogliamo con forza riattivare un processo virtuoso affinché diventino quanto più efficienti possibile. Da parte nostra, interverremo assicurando finanziamenti specifici di supporto ai fondi già a disposizione delle due facoltà e coinvolgendo maggiormente gli enti locali nelle decisioni».

Ripartire dagli studenti, dunque: che si dicono «soddisfatti dalla qualità della didattica finora offerta in entrambe le sedi, ma rimangono molto critici sulle strutture e sui servizi logistici», come ha sottolineato, mostrando i grafici relativi all'indagine dal titolo "L'Università che vorrei", coordinata dal direttore dell'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis Pietro Vento, la ricercatrice dell'Istituto Maria Sabrina Titone.
La ricerca, «che presto - ha annunciato il rettore - sarà estesa anche alle facoltà catanesi», ha permesso di delineare un quadro complessivo delle attese degli studenti e di misurare la qualità percepita dei servizi offerti, individuando i principali punti di forza e di debolezza delle sedi di Ragusa e di Siracusa e offrendo indicazioni per il miglioramento dell'efficienza dei corsi di studio.

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Nel capoluogo ibleo, ad esempio, gli iscritti sono piuttosto soddisfatti della qualità della didattica, ma esprimono valutazioni complessivamente negative sulle strutture e sui servizi logistici, evidenziando gravi carenze nelle attrezzature e nei laboratori, nella fornitura delle biblioteche e nell'assenza di un efficace servizio di orientamento al mondo del lavoro.

Mense, centri sportivi, convenzioni con ristoranti e piscine, alloggi per gli studenti e posti-letto in residenza, borse di studio, attività culturali, ma anche laboratori informatici e linguistici: sono queste alcune altre richieste comuni agli iscritti siracusani e ragusani, che rivendicano per sé, in altre parole, tutto ciò che contribuisce a fare di un centro urbano una vera e propria "città universitaria" sul modello europeo.
Mano tesa alla proposta dell'Università di Catania da parte dei rappresentanti dei due consorzi universitari. Così Roberto Meloni, presidente dell'"Archimede" di Siracusa: «É necessario operare in modo attivo per gli studenti che sono il fulcro dell'Università e della società, cercando in particolar modo di diminuire il tasso di abbandono durante il percorso universitario. La collaborazione con l'Ateneo di Catania offre una grande speranza per il miglioramento delle sedi decentrate, cercando di incrementare anche l'attenzione rispetto agli aspetti occupazionali dei laureati».

Gli ha fatto eco Giovanni Battaglia, vicepresidente del Consorzio universitario ibleo: «L'indagine effettuata da Demopolis rappresenta un utile strumento di conoscenza per evidenziare i punti critici e migliorare ulteriormente i punti di forza per le sedi decentrate etnee. Se dovesse nascere il Quarto polo sarà infatti auspicabile poter già contare su una realtà universitaria consolidata. Apprezzo inoltre il fatto che il rettore consideri le sedi decentrate parte integrante dell'Ateneo catanese».