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Mozione sul Ddl 1905

Approvato all'unanimità dal Senato Accademico dell'Università di Catania - ordine del giorno aggiunto della seduta di lunedì 12 luglio 2010

 
 
12 luglio 2010
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DOCUMENTO sul DDL 1905

Il Senato Accademico dell'Università di Catania, nell'adunanza del 12 luglio 2010
 
- PRENDE ATTO che in molte Facoltà dell'Ateneo molti ricercatori hanno dichiarato - in attesa di significativi cambiamenti del Ddl 1905 - la propria indisponibilità ad assumere per affidamento compiti di didattica frontale nell'A.A. 2010-11;
- GIUDICA positivamente alcuni emendamenti al testo originale proposti dalla Commissione Cultura del Senato;
- RITIENE ESSENZIALE che ulteriori cambiamenti vengano introdotti nel corso dell'iter parlamentare.

Il Senato, infatti, CONSIDERANDO:
. l'importanza e il ruolo cruciale che riveste la ricerca scientifica e tecnologica per lo sviluppo e la crescita del paese, soprattutto in momenti di crisi economica,
. che in Italia la ricerca scientifica ha luogo prevalentemente all'interno delle università e degli enti di ricerca pubblici,
. ricordando l'alto livello internazionale raggiunto in molti settori dalla ricerca italiana nonostante la continua e distruttiva diminuzione delle risorse e lo scarso ricambio di personale,
. che lo Statuto dell'Ateneo di Catania già considera la posizione dei ricercatori a tutti gli effetti equivalente al ruolo di docente universitario,
. che, nell'Ateneo catanese, molti ricercatori hanno un curriculum prestigioso, un profilo scientifico non di giovani leve in formazione, ma di scienziati affermati a livello internazionale,

RITIENE che, difficilmente, si potranno mantenere standard di eccellenza, se si creano, di fatto, situazioni di instabilità giuridica dei Ricercatori, che, inevitabilmente, verrebbero spinti (e proprio i più brillanti di loro) ad andare all'estero, compromettendo il ricambio generazionale reso gravissimo dall'elevato numero di pensionamenti anticipati;

RITIENE che i ricercatori universitari a tempo indeterminato, con una presenza pari a circa il 40% - e in due/tre anni del 50% - del personale dedito alla ricerca e alla formazione, hanno avuto e hanno un ruolo essenziale nello svolgimento di tutte le funzioni istituzionali delle università, garantendo, nei fatti, agli Atenei la possibilità di realizzare una formazione qualificata;

EVIDENZIA che la non regolarità formale e sostanziale di continuare ad utilizzare i ricercatori a tempo indeterminato per le attività didattiche ufficiali, senza riconoscere loro il diritto reale a farlo, sta determinando un disimpegno generalizzato degli stessi (e non solo) dallo svolgimento delle attività didattiche non obbligatorie per legge, e di fatto impedendo l'organizzazione dell'offerta formativa del prossimo A.A., con grave ulteriore danno per l'immagine dell'Università presso l'opinione pubblica e con possibili gravi disagi per gli studenti.

Il Senato Accademico pertanto:

RITIENE NECESSARIO che, nel rispetto degli esclusivi criteri di merito che il legislatore vorrà individuare, vengano previsti programmi e procedure, credibili e con tempi certi e risorse adeguate, che permettano di gestire il sistema universitario con efficienza ed efficacia nel periodo di transizione tra vecchio e nuovo ruolo dei ricercatori e tali da consentire ai ricercatori a tempo indeterminato di vedere valutato nella fase di passaggio a professore associato, con serietà e riconosciuto con chiarezza il loro impegno didattico e scientifico;

RITIENE AUSPICABILE individuare specifiche misure destinate agli attuali ricercatori a tempo indeterminato, che prevedano la chiamata diretta di un congruo numero di essi alla fascia superiore (Professore Associato) dopo aver ottenuto l'idoneità nazionale, entro i prossimi sei anni, cioè prima che si concluda il percorso formativo dei ricercatori a tempo determinato;

ESPRIME PIENA CONVINZIONE sull'urgenza di definire comunque uno stato giuridico dei ricercatori universitari a tempo indeterminato che, riconoscendo agli stessi i ruoli che effettivamente svolgono e svolgeranno all'interno delle facoltà, sancisca un conveniente equilibrio nell'impegno tra le attività didattiche e quelle della ricerca scientifica e permetta così di superare l'ingiustificato contrasto tra diritti reali e doveri sostanziali che da anni caratterizza questo ruolo universitario;

AUSPICA, per la nuova figura di ricercatore a tempo determinato, un reale chiaro percorso che preveda, dopo il conseguimento di un'idoneità nazionale alla docenza, l'obbligo dell'ateneo di provvedere ad un inserimento in ruolo, onde evitare la costituzione di una nuova forma di precariato che si andrebbero ad unire a quella di  Assegnisti, Borsisti e Professori a Contratto.

Per quanto attiene alla governance dell'Ateneo, se è da considerarsi irrinunciabile l'obiettivo di una semplificazione e di una chiarificazione dei rapporti tra gli organi centrali e periferici, il Senato Accademico: SOTTOLINEA che il perseguimento di questo obiettivo non può andare a scapito del principio che l'Università è una comunità di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo che si deve, in un paese democratico, autogovernare. Il necessario collegamento con l'autorità politica, le altre Istituzioni nel territorio e la Società, deve essere assicurato esclusivamente da scelte programmatiche trasparenti e che pongono con chiarezza gli obiettivi, da valutare ex post, ma anche Criteri certi di valutazione a priori della Qualità del processo.

In particolare, il Senato è dell'opinione che contrastano con il principio dell'autonomia:
. La previsione che il Rettore possa essere estraneo all'Università che è chiamato a reggere;
. Il permanente squilibrio, nel Ddl emendato, del rapporto tra Senato Accademico e Consiglio d'amministrazione, a danno del primo, cui viene affidato sostanzialmente solo una funzione consultiva di formazione di pareri e proposte, anche in ordine alle funzioni più proprie dell'Università, quali la definizione dell'offerta formativa (attivazione e disattivazione dei corsi) e la pianificazione dell'attività di ricerca;
. La composizione stessa dei Senati Accademici, che non può non prevedere fra i componenti i presidenti delle strutture intermedie;
. La previsione che il Consiglio d'amministrazione possa essere presieduto da un soggetto diverso dal Rettore, necessariamente estraneo all'Università;
. La previsione che un rilevante numero di componenti del Consiglio d'Amministrazione debbano essere esterni all'Università.

Il Senato non può non sottolineare infine come il mancato accoglimento di queste richieste possa generare dinamiche complesse che potrebbero precludere la sostenibilità dell'offerta formativa per i prossimi anni accademici, il reale funzionamento del sistema e la sua capacità di contribuire alla crescita sociale ed economica del paese e delle regioni.

Chiede pertanto al Magnifico Rettore di esprimere con forza in tutte le sedi istituzionali i contenuti del presente documento, dando anche rilevanza mediatica nelle sedi e forme che riterrà più opportune ed efficaci.