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Premi letterari

Miti di ieri e di oggi al 'Brancati Zafferana'


 
 
24 settembre 2009
di Anna Carta
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Nei giorni dal 25 al 27 settembre 2009, nell'auditorium Sant'Anna di Zafferana Etnea, si è tenuto il consueto appuntamento con il Premio letterario "Brancati Zafferana", promosso dal Comune di Zafferana in collaborazione con l'Assessorato ai Beni culturali della Regione siciliana, la Provincia regionale di Catania e la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Catania. Il premio, giunto ormai alla sua XL edizione, per sua tradizione chiama a convegno esperti e studiosi attorno a temi di interesse culturale, per poi concludersi - nell'ultima giornata di incontri - con l'assegnazione del riconoscimento al merito di scrittori, studiosi o istituti la cui opera si sia contraddistinta per qualità, originalità, importanza.

Elsa Morante, Sebastiano Addamo, Cesare Zavattini, Josè Saramago, Alexander Solzenicyn, ma anche la casa editrice Einaudi, l'Istituto Luce o l'Istituto italiano di Cultura di Parigi: sono solo alcuni dei prestigiosi nomi di cui si compone l'albo d'oro del "Brancati Zafferana", la cui importanza - come auspicato in apertura dei lavori da Alfio Vincenzo Russo, presidente della giuria e sindaco di Zafferana - meriterebbe di essere equiparata a quella di altre consolidate competizioni letterarie.
Il tema di quest'anno - Miti di ieri e miti di oggi - proposto dalla prof.ssa Margherita Verdirame, organizzatrice scientifica del convegno, ha visto a confronto studiosi di diverse discipline attorno alle numerose possibili declinazioni del mito in epoca antica, moderna e contemporanea ed è stato utilmente approfondito anche grazie al supporto di due videoclip, che hanno concluso le due sezioni dell'evento inaugurando al contempo un nuovo appuntamento fisso all'interno del "Brancati Zafferana".

Del mito come insopprimibile propensione umana a interpretare la realtà in forme narrative ha parlato la prof.ssa Giuseppina Basta Donzelli - docente di letteratura greca dell'Università di Catania - introducendo l'argomento della prima giornata di lavori, dedicata a Eroine, dive e divine. Le eroine virtuose e anticonvenzionali della cultura greca - Penelope, Antigone, Medea, Elena - hanno consegnato ai secoli successivi due modelli di femminilità, uno dei quali, facente capo a Medusa, ha dato vita a una figura letteraria di durevole fortuna, quella della Gorgone, incarnazione di una femminilità ambigua e seducente, che ammalia e distrugge.

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Gorgoni in tal senso - ha ricordato il prof. Enrico Ghidetti dell'Università di Firenze - sono la Fosca di Tarchetti e la Marina di Malombra di Fogazzaro, per le quali la malattia è condizione fondamentale di rivolta e segno tangibile di attrazione verso il male. Ma a quale mito o archetipo ricondurre il fascino indiscreto e innocente, il candore incolpevole e abusato della "divina" Marylin Monroe? Le sembianze di una Marylin, riportata dalla lettura e dal videoclip del prof. Rosario Castelli a tutta la sua vulnerabilità e schietta sensualità, hanno riempito l'Auditorium S. Anna di una nuova immagine tragica dell'attrice, quella di una bellezza diventata merce e consumo, o meglio della Bellezza assoluta divorata dai feroci meccanismi dello star system e rivelata nella sua essenza di simulacro spettacolare e violentato dell'universo della merce dalle rappresentazioni che ne hanno lasciato Andy Warhol e il fotografo Arnold Newman.

Dal corpo "ferito" di Marylin si è passati ai corpi cibernetici e alle intelligenze artificiali della seconda giornata, dedicata a Uomo, teknè, robot, che ha indagato all'interno di questioni etiche di importante attualità, quelle legate ai rapporti tra corpo umano e apparecchi meccanici. Come testimoniato dagli esperimenti compiuti in Giappone - ne ha parlato il prof. Longo dell'Università di Trieste - grazie all'utilizzo di speciali polimeri è oggi possibile produrre robot antropomorfi sempre più in grado di proporsi come "cloni" del corpo umano; ma è nel nesso strettissimo tra corpo e mente, un nesso imprescindibile e da recuperare all'interno della tradizione occidentale, che consiste lo "specifico umano", quella sua capacità di porsi come inimitabile macchina semantica e temporale - è questo il senso dell'intervento del prof. Biuso - capace di produrre significati e di porre la tecnologia al proprio servizio, usandola come strumento di miglioramento del corpo.

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"Beate le marionette!", esclamava Pirandello all'inizio del Novecento, dando avvio a una mitografia del corpo scarnificato poi ripresa e approfondita dal cinema. Il videoclip della prof.ssa Stefania Rimini, dell'Università di Catania, come quello del prof. Castelli realizzato in collaborazione con il Laboratorio multimediale della facoltà di Lettere la.mu.s.a., ha proposto una interessante ricostruzione per immagini della metamorfosi dell'uomo in macchina, che avvalendosi anche di materiale inedito - come un raro frammento anni '40 dell'Opera dei pupi - e di una ricchissima filmografia - da Pasolini e Kitano, da Kievslowsky a Cronenberg - si è avventurato nel territorio misterioso ed estremo degli slittamenti tra l'umano e l'androide.

Il convegno si è concluso con l'assegnazione dei premi per le varie sezioni. Al pluripremiato giornalista e scrittore siracusano Paolo Di Stefano e al suo romanzo Nel cuore che ti cerca (Rizzoli) è andato il riconoscimento per la narrativa. Il premio per la saggistica è stato assegnato al noto studioso del fenomeno mafioso e storico contemporaneo presso l'Università di Palermo, prof. Salvatore Lupo per il suo Quando la Mafia trovò l'America (Einaudi). La sezione poesia, infine, è stata vinta da Rosita Copioli - autrice la cui opera è tradotta negli USA e in Francia - con la raccolta Il postino fedele (Mondadori).