
Uno strumento che intende contribuire a creare un circuito di collaborazione interuniversitario internazionale di documentazione, ma anche di riflessione e di confronto. E' in sintesi questo lo spirito con cui è stato dato alle stampe il volume contente gli atti del primo workshop delle Università euro-mediterranee tenutosi a Catania dal 27 al 29 ottobre 2007, dedicato alla conoscenza delle innovazioni che gli ordinamenti didattici stanno subendo nei sistemi universitari di Turchia, Israele, Palestina, Egitto, Libia, Tunisia e Marocco, e presentato giovedì pomeriggio a margine della riunione inaugurale del 2° workshop euromediterraneo.
Il testo, edito nella collana "Paesi e popoli del Mediterraneo" di Rubbettino editore, è stato curato da Cinzia Tutino e Violetta Pedalino dell'Area delle politiche comunitarie ed internazionali, con la supervisione del prof. Antonio Pioletti e la compartecipazione dell'Osservatorio "Mediterraneo 2010" e della Provincia regionale di Catania".
Si tratta della prima parte di un vero e proprio rapporto sulla formazione e sulla ricerca nell'area del Mare Nostrum, che intende fare tesoro della riflessione dello scrittore jugoslavo Predrag Matvejevic, secondo cui «il Mediterraneo si presenta come uno stato di cose, ma non riesce a diventare un progetto», partendo dall'obiettivo di istituire dal 2010 un'area di libero scambio. "Non potrà certo essere una scatola vuota - osserva Pioletti -, come rischia di mostrarsi. È necessaria una grande operazione innanzitutto culturale, di visione, di categorie interpretative, di linguaggi, e quindi progettuale, di regie integrate, di scambi di conoscenze, di individuazione di interessi comuni e di settori di collaborazione per un co-sviluppo integrato e armonico".
"Fra i segni di speranza - aggiunge il docente, che è stato in passato delegato all'Internazionalizzazione dell'Università di Catania - si collocano i rapporti, ormai ben avviati, eppur da sviluppare ulteriormente, tra le istituzioni universitarie delle due sponde del Mediterraneo. Non solo i Convegni interministeriali, ma la rete ormai fitta di accordi-quadro tra i nostri Atenei e quelli del Vicino Oriente e del Nord Africa, e soprattutto la serie di progetti attuativi relativi a corsi prevalentemente di 2° e 3° livello con rilascio dei titoli congiunti, a mobilità di docenti e di studenti, a programmi di ricerca scientifica , all'istituzione di Centri d'eccellenza comuni". "Sarà dalle Università, dalle Istituzioni di alta cultura, dalla creazione di reti internazionali di strutture formative e scientifiche - conclude Pioletti nella sua presentazione del volume -, che potrà venire un apporto decisivo per l'integrazione dell'area euromediterranea, un'integrazione rispettosa delle differenze e delle esigenze di co-sviluppo. Ci è sembrato di buon augurio, perciò, iniziare con la formazione dei giovani. Sarà infatti nelle loro mani la costruzione d'un Mediterraneo mare di pace e di operosa collaborazione".