ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie

Obama-Italia


 
 
01 dicembre 2017
di Pieremilio Vasta*

* già Senatore accademico dell'Università di Catania

Nel mondo globale gli eventi sopranazionali ci riguardano, perché ci toccano.
Come la crisi dei mutui subprime americani si è impattata nell'economia mondiale scuotendola telluricamente, così l'elezione di stanotte di Barack Obama avrà effetti di svolta nelle politiche mondiali. Anche in Italia, a volerlo.
C'è un possibile parallelismo tra le file degli elettori americani, che volevano riprendersi dalle mani di uomini scaltri e potenti il proprio destino danneggiato, ed i cortei spontanei di giovani e famiglie che sfilano nelle strade di mille città italiane, che vogliono riprendersi il diritto di partecipare alle scelte sulle riforme della formazione scolastica ed universitaria.
Benefica e salutare questa voglia di farsi sentire che induce il potere a contemplare la giustizia, l'interesse dei gruppi a considerare quello generale.
Il disastro delle oligarchie costringe i cittadini a riappropriarsi del potere di partecipare alle scelte sul proprio futuro. Scuola e Università determinano il futuro del Paese.
Noi viviamo dentro l'Università e possiamo filtrare meglio il vero dal falso nell'informazione che accompagna questa protesta.

Come sempre la ragione bisogna cercarla dentro ogni posizione, non è mai da una parte soltanto.
Noi sappiamo chi lavora, e come, dentro la nostra Istituzione, quanto meno dentro l'organizzazione lavorativa che ci comprende quotidianamente.
Sappiamo le cose che vanno, e la fatica per farle andare, quelle che non vanno e l'impedimento che le vizia.
Chi può, onestamente, assolvere in blocco ognuna delle componenti della Comunità accademica? O assecondare ogni condanna in blocco?
Il discernimento è arduo e passa attraverso la responsabilità individuale.

Si addensa, dentro l'Università, un tempo straordinario di difficoltà e pure di opportunità di miglioramento.
I tagli finanziari non sono la soluzione ma neppure la causa della crisi del sistema universitario italiano. Le cause sono quelle che riguardano l'intera società italiana, di cui l'università è parte e dove si colloca, insieme alla scuola, il sistema immunitario del corpo sociale.
Le cause sono nel costume individuale e collettivo peggiorato.
La politica si divide faziosamente perché anch'essa assume le stesse cause. Non mi riguarda, oggi, la presunzione d'individuarle e chiacchierarne.

Penso sia più efficace la ricerca individuale e l'applicazione soggettiva di rimedio. Oggi penso, invece, sia importante entrare, ognuno responsabilmente, nelle vicende che ci riguardano, da cittadini e da facenti parte dell'università.
In una riunione che ieri sera ha deciso un'assemblea sindacale di tutto il personale dell'Università di Catania per giorno 11 novembre prossimo, dopo aver ascoltato diverse buone opinioni sul modo di organizzazione localmente lo sciopero nazionale del comparto università del 14 novembre, ho proposto di impegnare la riflessione, oltre le strategie, nel merito dei problemi.
Ritengo possa essere utile ed innovativo elaborare, attraverso un concorso di contributi individuali dentro le Organizzazioni sindacali e, vieppiù le articolazioni della comunità accademica, delle proposte concrete di miglioramento dell'attività del nostro Ateneo, da offrire alla valutazione dei suoi Organi collegiali di governo e alla riflessione di tutti.
Si richiama, giustamente, il Governo nazionale a sentire la voce dei destinatari delle decisioni e, allora, bisogna riempire di contenuti e proposte questa protesta.

Voglio entrare nel concreto. Lunedì scorso in una riunione congiunta di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, convocata dal Rettore per riflettere sui risparmi di spesa in vista delle riduzione del fondo di finanziamento ministeriale, ho ascoltato, ancora in questa fase d'insediamento dei nuovi Componenti, le modificate previsioni di entrata e le prime ipotesi di variazioni di spesa. Opportunamente predisposte per condividere le scelte necessarie e non decurtare in percentuale orizzontale indistinta tutti i capitoli di uscita, a bilancio delle entrate ridotte.
Tra queste ipotesi figura una riduzione plausibile dei trasferimenti alle Facoltà e Dipartimenti. Mi sono chiesto: senza la scelta di criteri qualitativi d'indirizzo del risparmio dei predetti centri di costo, non rientra il rischio di tagli spalmati indifferenziati?

L'abitudine allo status quo è la peggiore insidia al miglioramento.
I tagli resterebbero solo un danno anziché un'opportunità di riqualificazione ed ottimizzazione della spesa.
Ripartendo da quei criteri di riequilibrio dell'assegnazione delle risorse aggiuntive alle Facoltà, che guardano anche ai fattori di valutazione premiale incentivante, lungamente dibattuti e deliberati dal Senato Accademico, si dovrebbero decidere delle linee guida di accompagnamento nella riduzione delle spese.
Allora significa "aiutare" Facoltà e Dipartimenti a riqualificare le spese attraverso necessaria verifica interna di obiettivi e risultati.
Agganciare questa revisione all'attuazione piena del nuovo ordinamento didattico ed ai risultati ormai in rete della ricerca scientifica significa spingere la qualità e l'impegno, dove ce né bisogno.

Non è maturo il tempo di riconsiderare, insieme al numero di corsi di laurea ed insegnamenti, quello dei dipartimenti, del loro numero, efficacia e risultati? E a loro interno dei contributi individuali?
Non è maturo il tempo, anzi consumato, di attivare i dipartimenti integrati fondamentali nella medicina universitaria? Eppure, più direzioni da assegnare (qual'altra ragione?) inducono a desistere.
Confessiamo: ancora perdura che ci si raggruppa o separa per esigenze personali anziché per finalità istituzionali, dietro la foglia di fico della libertà della ricerca. Libertà senza responsabilità.
Sulla medicina universitaria, sul piano economico di rientro della sanità regionale, che la riguarda, sulla Facoltà di Medicina ed il Policlinico ci ritornerò presto, più approfonditamente.

Torniamo alle proposte in argomento. Figura ancora, tra le ipotesi di risparmi, l'aumento della percentuale (oggi del 13%) della quota all'università del conto terzi.
Proposta: all'aumento (20%?) sugli importi fatturati in precedenza si accompagni un abbattimento (10 %) sull'eccedenza di attività prodotta che incentivi la produzione.
Ho voluto appena esemplificare per uscire dal discorso generico.
La sollecitazione, contenuta in questa lettera, intende aprire un forum di discussione che serva all'università ed alle sue ragioni, quelle buone, nei confronti della società, della politica e dell'informazione.

Giovedì 6 novembre prossimo è convocata l'Assemblea d'Ateneo. Un'altra occasione valida di confronto, nella cultura della partecipazione. E' la partecipazione che preserva i valori democratici.
Gli Studenti dell'Ateneo che manifestano sono risorsa vitale da guardare con simpatia e rispetto. Grazie a Loro l'attenzione sui temi fondamentali dell'università esce dal chiuso delle oligarchie e diventa dibattito nazionale che riapre la speranza.