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'Nolite vocari magistri': la relazione educativa nell'università

A Catania un convegno promosso dall'Aidu

 
 
15 ottobre 2008
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"Nolite vocari magistri: la relazione educativa nell'università". E' stato questo il tema affrontato martedì 14 ottobre nel Foyer del Teatro Massimo Bellini, nel corso del convegno "L'Università luogo di crescita della persona: realtà o utopia?", promosso dalla sezione di Catania dell'Aidu (Associazione Italiana Docenti Universitari). L'argomento è stato sviluppato attraverso due momenti: la rievocazione della figura di Aldo Moro come uomo e modello di docente, che si caratterizzò per l'instaurazione di un ricco dialogo con i suoi studenti, e l'approfondimento delle possibilità e delle difficoltà che si incontrano nell'avviare un autentico dialogo tra docenti e studenti nella nostra comunità accademica.

Dopo il saluto del Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, Antonio Fiumefreddo, ed una introduzione musicale di grande suggestione eseguita dagli orchestrali del teatro, la dott.ssa Rosa Calvagna dell'Università di Catania, a nome dell'Aidu, ha illustrato le finalità dell'associazione che intende offrire uno spazio di dialogo e di confronto sulle questioni  relative alla didattica e alla ricerca, contribuendo a vivere meglio il rapporto tra docente e discente. Quindi ha ricordato la storia dell'Aidu che, nata tra le associazioni professionali cattoliche proprio per iniziativa di Aldo Moro nel 1946 si è concretamente avviata per iniziativa del prof Luciano Corradini nel 1999. "Se l'Università - ha aggiunto - è luogo di crescita della persona nelle sue diverse dimensioni, non basta istruire, trasmettere dei saperi, ma occorre educare; non dimenticando che il docente è un punto di riferimento, un modello comportamentale per i giovani che nell'Università si preparano a vivere la vita adulta".

Don Paolo Buttiglieri, direttore del Portale nazionale dei Salesiani "donbosconews.it, ha presentato la figura di Aldo Moro, soffermandosi sui punti essenziali della sua testimonianza, e chiedendo alla figlia Agnese di approfondire alcuni aspetti  della personalità del padre, attraverso i ricordi consegnati al volume "Un uomo così". Assumendo il paradigma dell'educazione integrale - attinente la maturazione della persona - e partendo da una concezione etica della propria esistenza, da una concezione etica dell'insieme della sfera pubblica, la vita di Aldo Moro assume un valore paradigmatico. Il valore sacrale e consacratorio della sua vita, le doti politiche, intellettuali e umane, la "passione educativa", fanno di Moro un autentico "educatore".

E' nota la sua "passione" per l'insegnamento universitario - mai abbandonato - per la politica, i problemi sociali, e non ultima la famiglia. Da Ministro alla pubblica istruzione introdusse l'insegnamento dell'Educazione civica, volendo sottolineare la responsabilità dell'educazione per lo sviluppo dell'uomo e della società, leit motiv che investe trasversalmente tutta la sua esistenza. Moro "educatore", ha affermato Buttiglieri, nell'era degli educatori part time, nella scuola frammentata e fiaccata da miriadi di progetti, tempi di "deriva educativa", di "riforme impossibili", e controriforme. "A questa sfida, il valore testimoniale di una vita può restituire la giusta autorevolezza alle agenzie primarie dell'educazione.Moro ci consegna una splendida eredità".

Il prof. Luciano Corradini, pedagogista dell'Università di Roma Tre e presidente emerito dell'Aidu, ha sviluppato il tema "Alla ricerca del dialogo fra docenti e studenti", muovendosi fra analisi storica e sociologica dell'istituzione universitaria, filosofia sociale, teologia cristiana, non in termini accademico-formali, ma in termini di analisi di esperienza vissuta, richiamandosi al "codice genetico" dell'istituzione universitaria. "L'università - ha affermato Corradini - deve coltivare, oltre che il futuro lavoratore e professionista, anche l'uomo in quanto persona: una persona che sappia rendere conto a se stessa del valore e del senso di quello che studia, in un contesto di persone. E deve anche coltivare l'uomo in quanto cittadino: un cittadino che sappia difendere i suoi diritti, esercitare i suoi doveri, rendere conto agli altri dei suoi comportamenti e concorrere a produrre le condizioni che rendano più vivibile e più governabile la società civile, proprio a partire da quella microsocietà che è l'università stessa. E ciò è possibile se si realizza in qualche modo un dialogo fra persone, sul piano della ricerca, dell'approfondimento, del colloquio personale, della partecipazione ad alcuni momenti importanti della vita e della democrazia universitaria".

Il relatore ha proposto due modelli di relazione fra docenti e allievi, ricavandoli dall'antichità classica: il modello di Socrate, che interroga gratuitamente gli allievi per promuovere sapere, consapevolezza e impegno di vita, e il modello di Protagora, che trasmette il suo sapere dietro pagamento ad un pubblico selezionato, per metterlo in grado di avere successo negli affari e  nella politica.  Per attuare fra i due modelli una mediazione alta, vivibile nella università di oggi, ha citato le strade della deontologia e della spiritualità professionale: queste appaiono più facilmente percorribili se docenti e studenti si rendono disponibili a dedicare tempo a costruire reti di comunicazione libera da condizionamenti di potere e d'interesse, in termini di associazioni che si reggono non solo sul dialogo fra pari, ma anche sul dialogo fra adulti e giovani, intorno a temi d'interesse vitale per entrambi.

Il prof.  Giuseppe Rossi dell'Università di Catania,  nelle conclusioni, ha messo in evidenza il valore della rievocazione di Aldo Moro come padre e docente, perchè essa ispira propositi di imitazione di un uomo e di un cristiano che  ha testimoniato  la possibilità di "educare con la vita". "Questo proposito - ha aggiunto - riesce a superare sia lo sconforto per la perdita irreparabile che l'uccisione di Moro ha rappresentato per il cammino della democrazia nella storia d'Italia, sia l'indignazione per i misteri che accompagnano ancora il comportamento delle istituzioni che forse non hanno fatto tutto il possibile per salvare la sua vita".

Rossi si è poi soffermato sulle iniziative future che l'Aidu di Catania intende proporre come modesto contributo alla realizzazione di  un'idea di Università orientata  alla "tutela e allo sviluppo della dignità umana e dell'eredità culturale mediante la ricerca, l'insegnamento e i servizi alle comunità locali, nazionali e internazionali". Anzitutto le iniziative saranno rivolte a rafforzare il ruolo del docente per una qualità dell'insegnamento che  tenda a superare la tentazione  dell'eccessiva specializzazione e del riduzionismo e si apra all'unità del sapere, favorendo la testimonianza del docente credente, nel  pieno rispetto della laicità dell'istituzione universitaria.

Lo sforzo principale dell'Aidu sarà rivolto a migliorare il dialogo tra docenti e studenti, sia nell'attività istituzionale (corsi d'insegnamento, vita di facoltà, tutoraggio), sia nella vita universitaria più  generale, nella quale potranno maturare esperienze di laboratori culturali sulle grandi questioni del nostro tempo (quali ambiente, antropologia, ecc) da affrontare con metodo multidisciplinare (inclusivo di etica e teologia) e proposte di stimoli ai percorsi di crescita nella fede cristiana con occasioni di confronto con la Bibbia e con la teologia.