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Atenei e istituzioni, dialogo sulle scelte della Sanità

Un intervento del rettore sull'attività didattica, scientifica e gestionale nella medicina universitaria

 
 
10 ottobre 2008
di Antonino Recca
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* Rettore dell'Università di Catania

Le dimissioni del prof. Vittorio Virgilio da direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico "Gaspare Rodolico" hanno dato seguito, come peraltro avviene sempre di fronte ad improvvise dimissioni da incarichi di elevato spessore, a diverse interpretazioni.
Da parte mia, non posso che ribadire quanto ho avuto modo di dichiarare, e cioè che ho apprezzato "il prezioso lavoro svolto in un periodo che è risultato assai difficile per l'intero sistema sanitario e, nello specifico, per la medicina universitaria", e per questo lo ringrazio ancora adesso, "nonché per la sensibilità dimostrata nel rimettere l'incarico in un momento particolare che vede la Regione e le Università siciliane confrontarsi sui possibili accorpamenti dei policlinici universitari con le aziende ospedaliere".

Nel mio programma elettorale, scaturito da un dialogo costante con i colleghi docenti e con il personale tecnico-amministrativo e sanitario del nostro Ateneo, era contenuta la mia determinazione, favorevolmente recepita dalla politica istituzionale, a non fare, qualora fossi stato eletto alla carica di rettore, politica di partito.
Consideravo e continuo a considerare assai importante il recupero dell'equidistanza dell'università dai partiti, pur nel mantenimento di un dialogo intenso (non potrebbe essere altrimenti) con le istituzioni e con i partiti (sia di governo, sia di opposizione). Credo fermamente nell'autonomia dell'università, non soltanto come pratica istituzionale, ma anche come valore che ha ispirato la nostra Costituzione. Inoltre, per una ragione pragmatica: un'università realmente autonoma dalla politica di partito conviene a tutti;  se ben utilizzata, l'autonomia, correttamente interpretata, innanzitutto dai docenti universitari, porta lustro e beneficio all'intero sistema Paese, contribuendo, come avviene in tutti i Paesi con sistemi universitari avanzati, al benessere collettivo.

E poi, pensandoci bene, l'autonomia universitaria conviene alla politica stessa. Un sistema universitario autonomo e non asservito alle contingenti domande dei partiti facilita in definitiva il compito della classe politica, quali che siano il partito al quale si aderisce e la maggioranza di governo della quale si faccia parte. Ad esempio, un rettore che è impegnato, con i docenti e con gli studenti, nel far funzionare al meglio il sistema della ricerca e della didattica, oppure che, insieme al preside della facoltà di Medicina e al direttore generale del policlinico, è altresì impegnato nel miglioramento del sistema dell'assistenza sanitaria, attua una politica universitaria che funge da volano per l'economia, per le strutture e per la produttività del territorio e contribuisce, in tal modo, oltre ad ottenere gli interventi necessari per rendere sempre più funzionale ed eccellente il sistema universitario, a dare lustro alla classe politica che governa il territorio.

Il confronto, aperto e leale, la concertazione, nel rispetto delle reciproche autonomie, sono fondamentali ed irrinunciabili per le scelte e per i percorsi da intraprendere assieme. Consentono al rettore di assumere decisioni operative condivise.
Di qui, la disponibilità a confrontarmi, costantemente, giorno dopo giorno, con i docenti, con il personale tecnico, amministrativo e sanitario, con gli studenti. Mantenere ed accrescere il dialogo con gli studenti e con le loro organizzazioni ed associazioni, in modo assolutamente paritetico, è sicuramente importante per confrontarci sui temi concernenti la didattica, le iniziative culturali, il diritto allo studio, così da poter tracciare insieme i percorsi volti a soddisfare gli interessi generali e a rendere per quanto possibile più qualificante e produttivo, finalizzato al loro inserimento nel mondo del lavoro, il corso degli studi universitari da ciascuno intrapreso.

Ritornando alla questione dell'Azienda ospedaliera universitaria, posso dire che in questo momento, a causa della dimensione della crisi e dei problemi finanziari che investono il sistema sanitario nazionale, con particolari riflessi in Sicilia, e il sistema universitario nel suo complesso, il governo regionale, com'è noto, ha elaborato delle proposte da presentare al governo nazionale; proposte che riguardano anche il riassetto delle grandi aziende ospedaliere siciliane, tra le quali sono comprese le aziende ospedaliere universitarie.
A tal proposito, il governo regionale ha formulato proposte e soluzioni - i famosi accorpamenti - da concertare obbligatoriamente, secondo l'attuale sistema istituzionale e le regole vigenti, con gli atenei siciliani e con i rappresentanti degli stessi, con i rettori innanzitutto. Di qui, l'opportunità che i grandi atenei si presentassero insieme a questa importante fase di riorganizzazione del sistema sanitario universitario. Poiché la gestione dei policlinici di Messina e di Palermo è, attualmente, in regime di commissariamento, è emersa la convinzione che anche  il policlinico di Catania, l'unico dei tre con un direttore generale nominato e nel pieno delle sue funzioni, si allineasse, per rendere omogeneo il contesto istituzionale in cui opererà la fase di concertazione.

Al Presidente della Regione e all'Assessore alla Sanità ho posto l'esigenza che l'istituzione, ora attraverso la scelta del commissario, e, quanto prima, con l'individuazione del nuovo direttore generale del policlinico, operi una scelta tale da esaltare le caratteristiche di managerialità pura e non quelle di una managerialità collegata alla politica. Il manager di un'azienda ospedaliera universitaria, diversamente dagli altri manager, è nominato, come sancito dalla legge, dal governo regionale d'intesa con il rettore; cioè, viene scelto di comune accordo e non soltanto dal governo regionale.

Sul piano istituzionale, ciò sta a significare che il manager dell'azienda policlinico deve essere in grado di conciliare la logica dell'assistenza, al contempo efficiente e di altissima qualità, e quella della ricerca e della didattica universitaria, anch'esse di altissima qualità. Un compito non facile, anche perché il contesto normativo delle aziende ospedaliere universitarie non è d'aiuto: risale al 1999, non  dà indicazioni chiare e soddisfacenti su come arrivare ad un punto di equilibrio tra le due logiche, configura un assetto che, benché dichiarato sperimentale e pertanto provvisorio, sembra essere diventato, come purtroppo spesso avviene in Italia, definitivo, poiché l'annunciato intervento del legislatore non è mai intervenuto.

Non c'è alcun dubbio che la fase particolarmente difficile e problematica che caratterizza l'attuale momento impone a tutti di svolgere al meglio il proprio ruolo: alla politica tutto ciò che è di sua responsabilità e competenza; ai rettori, ai presidi di facoltà, ai manager quanto appartiene a loro. Nessuno può delegare alcunché agli altri, né  può invadere il campo di pertinenza degli altri. I rettori devono tornare a fare i rettori; i manager si devono occupare della gestione efficace ed efficiente delle aziende con un profilo fortemente tecnico, non devono fare politica di partito in proprio, e soprattutto non devono servirsi delle aziende a tale scopo. La politica deve dare indirizzi chiari e fare buona programmazione.

Ai legislatori il compito normativo per consentire a tutti di svolgere più facilmente, e soprattutto più efficacemente, il proprio lavoro. Agli analisti politici il compito di indicarci il come e il quando usciremo dall'attuale crisi. Quale rettore dell'Università di Catania rivolgo un appello a tutti i rappresentanti delle istituzioni locali, ai leader politici di maggioranza e di opposizione: insieme ai rappresentanti degli atenei siciliani si discuta seriamente dell'università, delle aziende ospedaliere universitarie, del rispetto delle autonomie e delle risposte più utili per uscire dall'attuale momento di difficoltà.

Per l'anno accademico che si avvia ad iniziare non è tempo di celebrazioni ufficiali, bensì di riflessioni e di proposte operative. La mia proposta è di rinunciare alla cerimonia per l'inaugurazione dell'anno accademico e di destinare quella giornata alla realizzazione di un incontro pubblico con i rappresentanti delle istituzioni e con la deputazione regionale, di maggioranza e di opposizione, per un confronto sui problemi del sistema nazionale universitario e, in particolare, di quello locale.