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Notizie
la.mu.sa. all'InterFilm Berlin

Sicilia documentaria: il programma


 
 
08 ottobre 2008
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Cacciatori Sottomarini di Francesco Alliata, Renzo Avanzo, Quintino Di Napoli e Pietro Moncada, Italia, biancoenero, 1946, 12'
È il 16 agosto del 1946 quando il principe Francesco Alliata registra con la sua Arriflex, per la prima volta in mare aperto, il mondo nascosto sotto il pelo dell'acqua. Scopre un paesaggio magico e sconosciuto, utilizzando uno strumento tecnico di sua invenzione, uno scafandro in ottone per le riprese subacquee. 

Tonnara di Francesco Alliata, Renzo Avanzo, Quintino Di Napoli e Pietro Moncada, Italia, biancoenero, 1947, 10' (foto a fianco)
La pesca dei tonni utilizza una tecnica di origine araba, che "costruisce" una trappola per mezzo di un gruppo di barche munite di reti di profondità. La camera della morte imprigiona così enormi banchi di tonni, che vengono issati sulle barche con degli arpioni nel momento terrifico della mattanza.

Bianche Eolie
di Fosco Maraini, Renzo Avanzo, Quintino Di Napoli e Pietro Moncada, Italia, biancoenero, 1948, 10'
Le isole Eolie erano rimaste isolate da oltre cento anni. Erano infatti prigione borbonica fino all'Unità d'Italia e poi confino politico durante il Fascismo. Quando nel secondo dopoguerra il principe Alliata decise di filmare queste isole vulcaniche, scoprì un mondo inesplorato, che aveva sviluppato una sua peculiarità linguistica, culturale e antropologica. Ma tutto questo verrà cancellato dal turismo nascente dei secondi anni Cinquanta e dal boom economico della società dei consumi.

Tra Scilla e Cariddi
di Francesco Alliata, Renzo Avanzo, Quintino Di Napoli e Pietro Moncada, Italia, biancoenero, 1948, 10'
La pesca del pesce spada è di origine greca. È una tecnica più assimilabile alla caccia: una barca "vedetta" avvista la preda e comincia uno sfiancante inseguimento della lancia a remi. Piccola e versatile la barca d'attacco raggiunge il pesce, che viene trafitto da un arpione. La preda, issata sulla barca, viene suddivisa tra i pescatori con una spartizione rituale.


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Lu tempu de li pisci spata di Vittorio De Seta, Italia, colore, 1954, 11'
Il cinema di De Seta indaga con rara sensibilità il mondo dei pescatori dello Stretto di Messina. C'è, anche in questo documentario, l'inseguimento e la cattura della preda, ma il focus qui si sposta sulle relazioni tra gli uomini in mare e le donne e i bambini a terra. La giornata si chiude sulla festa, a riva, sulla spiaggia di ciottoli levigati del mare di Sicilia: luci e ombre, suoni, canti e speranze per un mondo migliore, meno rischioso, meno faticoso. 

Isole di fuoco di Vittorio De Seta, Italia, colore, 1954, 11' (foto a fianco)
Le Eolie sono il centro di un turbinio di agenti naturali, di pericoli e di attese. Il fiume di lava gorgogliante minaccia tanto i pastori e i pescatori quanto l'uragano che sconvolge il mare e la terra nera. La luce si riflette sulla spuma bianca del mare e accende di contrasti gli scogli di pietra lavica.

Surfarara
di Vittorio De Seta, Italia, colore, 1955, 10'
È la miniera di zolfo, che soffoca e spegne ogni spinta vitale. Un lavoro disumano, che costringe intere generazioni di uomini al sacrificio. I cunicoli bui sono trafitti da raggi di luce diretta e volgare; corpi nudi, sporchi di sudore e di terra, si contorcono nello sforzo dell'estrazione mineraria. Quando il lavoro si conclude, fuori è già notte, tutto intorno resta buio e sordo.

Contadini del mare
di Vittorio De Seta, Italia, colore, 1956, 10'
La "raccolta dei frutti del mare" procede in maniera lenta e inesorabile. Un senso di ineluttabilità accompagna ogni movimento: anche i momenti concitati della mattanza, che trasformano il mare in un catino rosso di sangue, sono privi di ogni violenza gratuita. Ogni gesto è il risultato di un rituale, sempre uguale a se stesso, sempre coerente con le leggi della natura, con il susseguirsi delle stagioni.

Pescherecci
di Vittorio De Seta, Italia, colore, 1958, 11'
Il mare è feroce, una belva selvaggia e impazzita che può colpire e ferire. Bisogna fuggire e proteggersi, ricoverarsi in un porto sicuro. E il cielo, prima carico di nubi nere e di pericoli, dopo le scariche di pioggia e le raffiche di vento, si apre infine a un timido arcobaleno. È la salvezza, almeno per questa volta.