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Economia

"Aprire le imprese del Mezzogiorno al private equity e al venture capital"

Concluso il workshop internazionale di Taormina organizzato dai docenti Dagnino e Faraci della facoltà di Economia


 
 
21 luglio 2008
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Giunge da Taormina, e con la benedizione dell'ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli, una nuova spinta propulsiva per rilanciare le imprese del Mezzogiorno, avvicinandole più decisamente al capitale di rischio offerto da operatori specializzati: private equitors, venture capitalists, business angels ed investitori. L'obiettivo - come ha precisato lo stesso Ronald Spogli - è di "attrarre investimenti nel Sud, stimolare l'internazionalizzazione e l'innovazione delle nostre imprese, favorire la formazione di capitale intellettuale e sociale e, con la preziosa collaborazione delle Università, far crescere l'imprenditorialità meridionale".

Con questi autorevoli auspici, si è concluso il workshop internazionale "Private equity & entrepreneurship" organizzato, nella splendida cornice dell'Hotel San Domenico di Taormina, dal Dipartimento "Impresa, Culture e Società" dell'Università di Catania, in collaborazione con la Seconda Università di Napoli e con l'Università del Sannio di Benevento ed animato dai docenti Arturo Capasso, Giovanni Battista Dagnino, Rosario Faraci e Mario Sorrentino. Oltre 150 i partecipanti, fra i quali 21 panelists che si sono apertamente confrontati in quattro sessioni dei lavori, coordinate da Stefano Balsamo (JP Morgan), Stefania Peveraro (Milano Finanza), Anna Gervasoni (Aifi) e Senia Rapisarda (London Business School).


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Pur nella diversità dei contributi, alcuni dei quali di matrice statunitense (Laura Resnikoff della Columbia University, Donna DeCarolis della Drexel University e Allan May dell'Angel Capital Association), un unico forte messaggio è giunto dai vari relatori: le imprese del Sud, soprattutto quelle di più recente costituzione ed operanti in mercati assai competitivi ed internazionali, hanno bisogno di nuove risorse (manageriali, finanziarie, organizzative) che dovranno aggiungersi a quelle creative ed imprenditoriali apportate dai fondatori.

Tali risorse possono essere assicurate da operatori specializzati della finanza che, attraverso un'offerta di capitali di rischio, contribuiscono, come avviene ormai in altre parti del mondo, a dare un'accelerazione allo sviluppo delle imprese. E proprio gli investitori presenti al workshop (il business angel americano Allan May, il londinese Maurizio Caio di TLCcom Capital, Antonio Perricone di BS Private Equity, Amedeo Giurazza di Vertis, Pierluigi Paracchi di Quantica, Fabio Borsoi di Intesa San Paolo, Simone Cimino di Cape Sicilia e Renato Kobau di Finance Leasing) hanno sottolineato come il Mezzogiorno stia diventando più credibile ed attrattivo anche per investimenti di medio-lungo termine nei diversi settori di attività economica.


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Una maggiore credibilità che è stata riconosciuta dai diversi accademici intervenuti (le americane Resnikoff e DeCarolis, Michele Costabile della Sda Bocconi, Margherita Poselli del Liason Office dell'Università di Catania, Gaetano Golinelli dell'Università La Sapienza di Roma e Daniele Previati di Aidea), è stata confermata dalla società di consulenza internazionale PriceWaterhouseCoopers e dallo studio d'affari americano Shearman & Sterling, e testimoniata dagli imprenditori presenti (Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, Salvatore Torrisi di Oranfresh, Luca Spina di Movia e il vulcanico Salvatore Ruggeri, imprenditore meridionale trapiantato al Nord e divenuto di successo con la sua Valvitalia).

Al convegno hanno preso parte pure il console generale americano di Napoli Patrick Thrun e Paul Carson, del Dipartimento di stato Usa per il commercio. Nel processo di acculturazione delle imprese, hanno concordato tutti gli intervenuti, l'Università ha un insostituibile e prezioso ruolo di facilitatore ed intermediario della conoscenza scientifica. Un compito in più che nei prossimi mesi saranno chiamati a svolgere i quattro giovani docenti organizzatori del workshop.