ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Ateneo e lavoro

I dati AlmaLaurea sui laureati catanesi

A un anno dalla laurea lavora il 43% dei laureati dell'Ateneo di Catania, mentre una quota consistente, il 21%, prosegue la formazione

 
 
28 febbraio 2008
almalaurea.gif

I laureati dell'Università di Catania coinvolti nel X Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale sono 5.070. In particolare si tratta di 4.264 laureati del vecchio ordinamento delle sessioni estive 2006, 2004 e 2002 intervistatirispettivamentead uno (1.422 laureati), tre (1.571) e cinque anni (1.271) dal conseguimento del titolo e degli 806 laureati di primo livello della sessione estiva 2006.

TENDENZE E CARATTERISTICHE DELL'OCCUPAZIONE DEI LAUREATI PRE-RIFORMA DELL'ATENEO DI CATANIA

A un anno dalla laurea lavora il 43% dei laureati dell'Ateneo di Catania, mentre una quota consistente, il 21%, prosegue la formazione. Chi cerca lavoro è il 36%.

La condizione occupazionale dopo la laurea per i dottori dell'Università di Catania è inevitabilmente influenzata dalle condizioni socio economiche del territorio e dai laureati in Giurisprudenza e Medicina, praticamente obbligati a continuare la formazione per accedere alle rispettive professioni. Così nel confronto con la media del complesso dei laureati il valore degli occupati neolaureati risulta inferiore (10 punti percentuali). Un dato positivo riguarda invece la stabilità: come nella precedente rilevazione, il lavoro stabile supera l'atipico. Il lavoro atipico inoltre coinvolge un numero di neolaureati occupati inferiore alla media nazionale di ben 6 punti percentuali.

La situazione dal punto di vista occupazionale migliora a tre anni dalla laurea: lavora il 63,2% dei laureati (+ 0,3 punti percentuali rispetto alla precedente indagine); quasi un quinto, il 17,5%, continua la formazione; il 19,3% cerca lavoro.

A cinque anni dal conseguimento del titolo avviene un ulteriore balzo in avanti con il 76,3% degli occupati (+ 0,7 punti percentuali rispetto alla precedente indagine);  il 10,2% è in formazione, chi cerca lavoro è il 13,5%.

Rispetto alla precedente indagine, la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Catania, risulta praticamente stazionaria, così come si verifica a livello nazionale: era il 43,1% a un anno dalla laurea (-0,3 punti percentuali), il 62,9% a tre anni (+ 0,3 punti), il 75,6% a cinque anni (+ 0,7 punti).

Neolaureati tra stabilità e precarietà

A un anno dalla laurea il lavoro stabile (lavoro autonomo e a tempo indeterminato) riguarda il 44% degli occupati. Un valore superiore alla media nazionale (39%). Prevalgono, per i laureati di Catania, gli occupati con un contratto a tempo indeterminato (35%) rispetto agli autonomi (8,5%).

Il lavoro atipico (ovvero il lavoro a tempo determinato e le collaborazioni) coinvolge 42 laureati su cento (la media nazionale è del 48%). I neodottori atipici vivono soprattutto di collaborazioni e di contratti a tempo determinato (il entrambi i casi il 19%).

Preoccupante è la quota di occupati senza contratto: il 9% a un anno dalla laurea.

Nel tempo la stabilità del lavoro aumenta ulteriormente: 56% a tre anni dalla laurea, 62% a cinque anni dal conseguimento del titolo.

La prima busta paga

Il guadagno mensile netto a un anno dalla laurea è di 949 euro (la media nazionale è di 1.040 euro). Le retribuzioni dei laureati catanesi aumentano a tre anni dalla laurea (1.073 euro) e a cinque anni (1.258 euro).


almalaurea2.jpg

"Catania ha aderito sin dall'inizio al Consorzio AlmaLaurea - ha spiegato il rettore Antonino Recca, commentando, insieme con il prof. Andrea Cammelli, il dettaglio dei risultati relativi alla condizione occupazionale dei laureati catanesi -. I curricula e le caratteristiche dei nostri laureati, rientrano ormai da più di dieci anni nella grande banca dati disponibile su scala nazionale che, oltre a rappresentare una vetrina per le aziende in cerca di personale qualificato, ci permette di conoscere periodicamente e in maniera puntuale i loro profili e il loro destino occupazionale e di mettere a punto strategie ed eventuali interventi per poter incidere sul loro successo formativo e lavorativo".

"I nostri studenti - ha aggiunto Recca - scontano in partenza la difficile situazione socio-economica delle regioni del Mezzogiorno, per questo si evidenzia anche il dato dell'altissimo numero di laureati triennali che proseguono il loro percorso con la laurea specialistica, che viene ad inficiare gli originari obiettivi della riforma del cosiddetto 3+2. In ogni caso, il nostro Ateneo - in sinergia con le altre università siciliane con le quali è chiamato oggi più che mai a "fare sistema" - deve compiere la propria parte, continuando a lavorare per aumentare l'appeal del bagaglio culturale e professionale dei propri iscritti, sia nel momento della formazione pre-laurea e - quindi - nella definizione dei curricula didattici, sia avviando nuove occasioni di collaborazione con il mondo del lavoro (imprese, associazioni di categoria, enti pubblici, professioni), per incentivare e rendere sempre più efficace lo strumento dei tirocini formativi come prima opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, sia incrementando gli scambi con istituzioni universitarie ed enti di ricerca di altri Paesi, in attesa di nuove e significative politiche di sviluppo del nostro territorio".


almalaurea1.jpg

I LAUREATI DI PRIMO LIVELLO ALLA PROVA DEL LAVORO

Un commento a parte viene riservato alla condizione occupazionale degli 806 neolaureati di primo livello dell'Ateneo di Catania (sessione estiva 2006) coinvolti nell'indagine.

Ancora oggi rimane molto complesso stabilire le tendenze del mercato del lavoro basandosi sul collettivo dei laureati post-riforma essenzialmente per due ragioni: manca la possibilità di un'analisi a tre e a cinque anni; si tratta di giovani che nella maggioranza dei casi continua gli studi, rimanda cioè al post-laurea di tipo specialistico il vero ingresso nel mondo del lavoro. Quest'ultima osservazione è ancora più vera per i neolaureati di primo livello dell'Ateneo di Catania: 72 su cento continuano la formazione con la laurea specialistica (un quinto coniugando studio e lavoro), contro una media nazionale del 64%.

Nell'interpretazione dei dati occorre tener presente che il collettivo risente ancora della compresenza di laureati che sono passati dal vecchio al nuovo ordinamento per concludere gli studi e dei laureati invece che hanno iniziato e portato a termine gli studi nell'università riformata. Si ricorda infine che la comparazione tra laureati pre e post avviene fra due popolazioni di laureati diverse per obiettivi, formazione, durata degli studi, ma anche per la diversa notorietà dei titoli e della loro spendibilità in ambito lavorativo.

Chi è occupato: 38,5%
Lavorano 38,5 neolaureati su cento (la media nazionale è del 45%): il 17,8% è dedito esclusivamente al lavoro, il 20,7% coniuga la laurea specialistica e il lavoro.

Chi continua gli studi: 71,5%
Continuano gli studi oltre 71 laureati su cento: il 51,8% è impegnato esclusivamente nella laurea specialistica (contro la media nazionale del 45%), mentre, come si è detto, il 20,7% studia e lavora.
La principale motivazione all'origine della prosecuzione degli studi con la specialistica è data dalla volontà di completare e arricchire la propria formazione (62%), mentre 32 laureati su cento hanno sentito questa come scelta "quasi obbligata" per accedere al mondo del lavoro.

Chi cerca lavoro: 8%
Solo 8 laureati di primo livello su cento (la media nazionale è del 6%), non lavorando e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro.

Chi prosegue il lavoro svolto prima della laurea: 49%
Fra i laureati di primo livello occupati 49 su cento proseguono l'attività intrapresa prima della laurea (la media nazionale è del 44%).
Proseguire il lavoro iniziato prima della laurea, così come scegliere di dedicarsi esclusivamente ad un'attività lavorativa (senza proseguire gli studi specialistici) determina, ad un anno dalla laurea, maggiore stabilità contrattuale, guadagno più elevato, più alta efficacia della laurea nel lavoro svolto e migliore valutazione del proprio lavoro in termini di qualità.

Il lavoro stabile riguarda il 54% dei laureati di primo livello; 32 su cento sono invece atipici. Valori migliori della media nazionale rispetto alla stabilità del lavoro e quindi a una minore precarietà.

La prima busta paga? 962 euro mensili netti.