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Un progetto per la bonifica dei siti contaminati

L'Università di Catania in prima fila per la tutela del patrimonio ambientale della Sicilia

 
 
22 febbraio 2008
di Paola Mirone
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Migliorare la qualità dell'ambiente incrementando contestualmente l'occupazione di giovani laureati. È l'obiettivo del progetto "Formazione per la ricerca nel campo della bonifica dei siti contaminati", un piano innovativo per contribuire alla bonifica e messa in sicurezza di siti industriali dismessi e aree di interesse ambientale contaminate nella nostra regione, finanziato con i fondi strutturali della Regione Siciliana e realizzato dall'Università di Catania, in collaborazione con Consorzio Catania Ricerche e Apindustrie Catania.

Il progetto ha l'obiettivo di formare professionalità nei settori di rilevanza strategica per il territorio di riferimento (ambiente, monitoraggio ambientale, biotecnologie ambientali), promuovendo gli interventi di bonifica sui siti di rilevanza regionale, indirizzando la ricerca scientifica alla immediata applicazione sul campo: «Considerato che le diverse competenze sperimentali, tecniche e scientifiche in campo ambientale sono diffuse in diversi Dipartimenti e Facoltà dell'Ateneo - spiega Vito Librando, professore straordinario di Chimica dell'Ambiente e direttore del progetto (nella foto sotto) -, si è ritenuto opportuno ricongiungerle all'interno di un unico progetto. La diffusione nel territorio di insediamenti e attività produttive e l'aumento della mobilità sono elementi che hanno enormemente accresciuto e diversificato le forme di pressione antropica sull'ambiente regionale che, tra l'altro, risulta soggetto anche a rischi di origine naturale. Sebbene in Sicilia si stia diffondendo una sempre maggiore sensibilità verso le problematiche ambientali - prosegue Librando -, la ricerca nell'ambito della bonifica dei siti contaminati è ristretta solo a pochi enti. Tra questi va sicuramente citata l'Università di Catania, particolarmente attenta a tali problematiche avendo già acquisito un notevole know how derivante dalle collaborazioni con enti di ricerca avanzata e organizzazioni scientifiche d'eccellenza a livello nazionale».


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«Il precedente progetto di ricerca Tecnologie avanzate per la bonifica dei siti contaminati, commissionato all'Università dall'Arpa Sicilia per studiare le tecnologie più avanzate in tema di bonifica dei siti inquinati - specifica l'esperto -, in aggiunta alle competenze già esistenti grazie all'attività del Centro di Ricerca sull'Analisi, Monitoraggio e Metodologie di Minimizzazione del rischio ambientale (http://www3.unict.it/cram3ra/), che ho l'onore di dirigere, hanno fatto nascere l'esigenza di trasferire i risultati ottenuti e le conoscenze acquisite in questo campo alle nuove generazioni, in modo da preparare i giovani ricercatori al lavoro in azienda e nei centri di ricerca».

Le attività del progetto sono state suddivise tra quelle riguardanti la "ricerca conoscitiva" e quella "scientifica" (RiC), l'Orientamento al lavoro dei destinatari (ORp), la Formazione professionale (Fop), l'Informazione e la diffusione dei risultati (In), la Work Experience (Wo) e il supporto all'efficacia del progetto (Em). «Il percorso formativo è stato improntato alla massima flessibilità operativa - spiega Librando - tenendo in considerazione tutti gli aspetti relativi sia alla progettazione, con relativa legislazione ambientale di riferimento, sia alle tecnologie che rappresentano lo "stato dell'arte" delle applicazioni relative ai molteplici tipi di trattamento di cui, di volta in volta, sarà valutata l'efficienza e l'efficacia esecutiva. In quest'ottica si è pensato ad un approccio multidisciplinare che ha coinvolto nel progetto docenti provenienti dalle più prestigiose università italiane e figure di spicco del mondo della ricerca scientifica applicata alla bonifica, tra cui il prof. Antonino Catara (presidente del Parco scientifico e tecnologico della Sicilia.), il prof. Pietro Canepa (direttore del Laboratorio "Soil Remediation" di Cengio); il prof. Gaetano Cecchetti (direttore del Centro per le valutazioni ambientali delle attività industriali di Urbino)".

È stato anche grazie alla collaborazione di tali esperti provenienti da Enti e Atenei differenti, ma uniti nell'ottica comune di voler mettere a disposizione le proprie competenze per la formazione di una nuova e specializzata figura professionale, che il progetto ha raggiunto ottimi risultati.

«Il programma formativo - prosegue - prende spunto dai fattori chiave di successo e dalle opportunità di sviluppo individuate dalla Regione Siciliana nell'ambito della nuova programmazione. Da ricerche e analisi svolte sulle nuove potenzialità e bacini occupazionali futuri, le professioni in crescita saranno connesse soprattutto alle nuove tecnologie, all'ambiente, alle relazioni umane e alla globalizzazione dei mercati».