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"Catania" di De Roberto, la città d'antan tra storia e immagini

Presentata ai Benedettini la ristampa anastatica del volume a cura di Galvagno e Stazzone

 
 
08 novembre 2007
di Fabio D'Urso
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La ristampa anastatica della monografia "Catania" di Federico De Roberto, a cura di Dario Stazzone e Rosalba Galvagno, per i tipi della Papiro Editrice, è stata presentata martedì 6 novembre nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, su iniziativa della Facoltà di Lettere e filosofia e dalla Società di Storia patria per la Sicilia orientale.

Per l'opera è giunto un plauso da Giuseppe Giarrizzo, presidente della Società di Storia patria e professore emerito della Facoltà, che l'ha definita, congratulandosi con i curatori, "una guida della guida" del lavoro appassionato di De Roberto, che negli ultimi decenni della sua vita si impegnò in modo sistematico nella descrizione della città ma anche di altri paesi, come quelli a ridosso del fiume Alcantara, a partire dagli anni in cui trascorse lunghi periodi della sua vita a Zafferana Etnea. E per Fernando Gioviale, direttore del Dipartimento Interdisciplinare di Studi europei e docente di Storia del teatro e dello spettacolo, che ha coordinato il dibattito, il testo degli autori e le osservazioni storiche di Giarrizzo risultano "necessari per capire la problematicità dell'impianto letterario e narrativo dello scrittore e il suo intrecciarsi con la rappresentazione fotografica della città"

Gli ultimi anni, quando scrisse il suo ultimo romanzo "L'Imperio", pubblicato poi postumo nel 1929 da Mondadori, sono anche quelli dei lunghi articoli dedicati alla conservazione dei beni architettonici di Catania. "Sono articoli scritti con grande forza - afferma Stazzone -, l'ultimo della serie precede di poco la sua morte. Essi sono attuazione concreta, della forza descrittiva del suo amore per Catania. Racconta così lo sfondo contestuale dei Viceré, in modo analitico".

Il volume di De Roberto fu pubblicato nel 1907, nell'ambito della serie «Italia artistica» dell'Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo. La collana di «monografie illustrate» diretta da Corrado Ricci fu per lo scrittore dei Viceré un' occasione altra per raccontare questa città integrando, in quelle pagine, lo sguardo descrittivo verso una Catania moderna con la narrazione, per immagini e supposizioni ricostruttive della Catania classica, sepolta, ma viva dentro la sua capacità di elaborazione dello strato urbanistico greco-romano, ovvero dentro la sua passione per l'antichità e l'archeologia e la numismatica.


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"L'opera ha un duplice valore, letterario e scientifico - ha aggiunto la professoressa Galvagno, elencando al pubblico i riferimenti teorico letterari dello scrittore De Roberto -. Il verismo, il naturalismo francese e le sue postulazioni estetiche e, d'altra parte, l'attenzione alle correnti psicologiste. Un momento importante per la formazione dello scrittore fu l'incontro, durante un soggiorno in Sicilia, con Paul Bourget, a quei tempi molto noto per i suoi studi psicologici e per i romanzi, nei quali aveva analizzato minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale" degli individui descritti. La formazione letteraria del De Roberto così risulta estremamente complessa, e la stessa complessità viene riportata nella sua guida, in cui fa memoria di letterati catanesi del seicento, per lui significativi e degni di appartenere alla memoria culturale della città".

Rosario Castelli ha invece contestualizzato il lavoro della guida con tutta l'opera del verista di origine napoletana: si è soffermato sulla formazione da fisiopatologo dello scrittore, sul suo rapporto con Catania, sulla capacità descrittiva della città etnea nel romanzo "I Viceré".

Oggi il lettore odierno, nei sei capitoli della guida, corredati da centocinquantadue immagini, ha la possibilità di percorrere idealmente la città d'inizio '900, spiegando ad esempio come un turista d'antan avrebbe potuto fruirne. In essa si trovano notizie, opinioni, giudizi, immagini e commenti che sviscerano la città con i diversi riferimenti paradigmatici: i monumenti romani, gli edifici del medioevo, la festa di Sant'Agata ( "Il cuore artistico e religioso della città - per Galvagno- e De Roberto le dedica dense pagine piene di interesse"), il Castello Ursino, il Barocco, l'ultimo Ottocento umbertino, il genio musicale di Vincenzo Bellini. Le illustrazioni ci restituiscono una ricca iconografia novecentesca grazie al contributo non solo degli atelier locali Martinez, Gentile, Grita, ma anche dei fiorentini Brogi ed Alinari.


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Nella relazione di Giarrizzo, ma anche negli interventi dei curatori, sono state naturalmente sollevate le domande che ogni lettore attento si pone, per le quali ci possono essere risposte e ipotesi diverse. Elementi significativi che pongono ancora quesiti per una comprensione attenta dell'opera: come sono stati raccolti i contributi fotografici consistenti, come è avvenuta la documentazione, la costruzione del testo, le relazioni tra il significato letterario dell'opera e lo sguardo analitico alla città, tra i testi e l'immagine fotografica, tra l'autore De Roberto e di volta in volta quelli delle foto. Tutte domande che secondo relatori e curatori possono avere risoluzioni, con sfumature differenti, ma significative per comprendere la complessità dei commenti che si sono succeduti.

"Federico De Roberto - per Giarrizzo- ci consegna non soltanto una Catania di "cartoline", ma una cartografia scritta delle cose monumentali, una cartografia immaginata della Catania antica, una cartografia problematica dello spirito dell'epoca in conflitto tra percorsi moderni e valori antichi". Dalla guida emerge il valore di Catania come una città archeologica, un'idea del contesto urbano nel quale ad esempio si recupera non solo il teatro greco o il museo del castello Ursino, ma quella stessa idea di città nella quale i progetti moderni cominciano a rendere il conflitto agli archetipi antichi. "Pensiamo infatti alle sovrapposizioni dei vari strati archeologi della città, al suo assetto urbanistico e culturale di fine ottocento, ma anche al catalogo dell'esposizione del 1907 in occasione della mostra agricola. Pensiamo alla Catania del Cardinale Francicanava e a quella degli spiriti laici, alle forme di cultura della massoneria o alla festa della Patrona. Pensiamo alla formazione culturale e al laico Cutelli, che nasce come secondo liceo della città". "La guida viene scritta - evidenzia infine Stazzone - nel 1907, un'epoca che segna la nascita del mito della città operosa, della Milano del Sud. Ecco perché è oltremodo importante soffermarsi sul tempo di elaborazione della guida e della sua scrittura".