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Internazionalizzazione

Unire le "sponde accademiche" del Mediterraneo

All'Università di Catania un workshop sugli ordinamenti didattici in vista della Conferenza interministeriale del 2008

 
 
30 ottobre 2007
di Eva Spampinato
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I risultati del workshop che ha tenuto impegnati lo scorso fine settimana a Catania dodici tecnici delle università del mediterraneo, saranno pubblicati in un fascicolo e messi a disposizione della comunità scientifica. È questo il primo risultato dell'incontro organizzato dall'Ateneo catanese nei locali della "Casa della Cultura" di Villa Citelli, con la compartecipazione dell'Osservatorio "Mediterraneo 2010" e della Provincia regionale di Catania, per preparare la conferenza ministeriale euromediterranea del prossimo anno.

"Questo è il primo obiettivo - ha detto il pro-rettore Antonio Pioletti, aprendo i lavori del "Workshop sugli ordinamenti didattici nel Mediterraneo" - alle centinaia di dichiarazioni che si sono prodotte in anni di incontri, adesso devono seguire delle proposte e dei gesti concreti. Cerchiamo di costituire una sorta di gruppo di lavoro con l'obiettivo di pubblicare un "rapporto del Mediterraneo sulla formazione e ricerca", con raccolta di dati e informazioni. Partiamo, dunque, da Catania mettendo insieme, in un fascicolo, gli interventi raccolti in questa tre giorni".

Gli interventi raccolti sono stati quelli dei rappresentanti delle università d'Egitto, Israele, Libia, Marocco, Palestina, Tunisia e Turchia riuniti a Catania per confrontarsi e creare, in vista della nascita di una Zona di Libero Scambio nell'area euro-mediterranea, un sistema di relazioni inter-universitario tra gli Atenei dell'Unione europea con gli atenei del Maghreb e del Medio Oriente. I risultati del workshop, inoltre, confluiranno tra i materiali preparatori della Conferenza ministeriale sulla costruzione di uno spazio euro-mediterraneo dell'Alta formazione e Ricerca, in programma l'anno prossimo a Catania.


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Ad aprire il lavori è stato dunque il prof. Pioletti, che ha portato il saluto del rettore e delle autorità. Presenti il prof. Giuseppe Cozzo, delegato alla Didattica dell'Università di Catania, che è intervenuto parlando del processo di Bologna del 1999 - quello dal quale ha preso avvio la riforma del 3+2 - e degli ordinamenti didattici in Italia, fermi fino a qualche anno fa alla riforma Gentile. Il prof. Giuseppe Giliberti, docente di Fondamenti di Diritto europeo nell'Università di Urbino e presidente della commissione ministeriale Euromed, ha parlato invece delle problematiche e delle prospettive dell'area euro-mediterranea dell'università. Giliberti ha evidenziato la diversità di struttura delle università dell'area, le difficoltà di movimento nel momento in cui studenti e ricercatori devono ottenere i visti,e il fatto che non tutti i Paesi favoriscono l'autonomia delle università in un contesto democratico.

Altri problemi sottolineati da Gilibertì sono quelli interculturali e la diffidenza nei confronti di processi politici e amministrativi che tendono ad uniformare i sistemi. "Vogliamo far dialogare sistemi universitari diversi - ha sottolineato - essendo consapevoli che è bene che rimangano tali. L'obiettivo è creare qualcosa che consenta - ha aggiunto Giliberti - lo scambio di studenti, sul modello dell'Erasmus, e di professori, il riconoscimento dei titoli, la creazione di un'area comune della ricerca e ciò si inserisce i un processo più vasto, il processo di Barcellona, iniziato nel 1995 , cioè la creazione di una partnership a livello economico tra i Paesi dell'Unione europea e quelli della sponda sud del Mediterraneo, una partnership a livello culturale ed umano, e una partnership a livello di sicurezza. Tutto ciò si sta cominciando faticosamente a costruire".


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Gli obiettivi che ci si prefigge, dunque, sono quelli di adottare un sistema di titoli accademici equiparabili, riconoscibili, trasparenti e permeabili. Gli accademici presenti all'incontro - tradotto in contemporanea in inglese e francese - erano tutti concordi nel non voler creare un sistema di formazione universitaria uniforme e omologa. Le diversità trai paesi vanno mantenute perché sono sinonimi di ricchezza culturale, ma bisogna creare un sistema di valutazione. Il problema più grande, infatti, sta nel riuscire ad armonizzare i sistemi didattici euro mediterranei. "Questo consentirebbe - ha spiegato il prof. Giliberti - una maggiore e più snella mobilità per professori, studenti, tecnici amministrativi, ricercatori, all'interno dell'area del mediterraneo, così come si è riusciti con il progetto Erasmus a far circolare milioni di studenti in Europa. E questo sarebbe il nuovo progetto, già in discussione, chiamato Erasmus Mundus".

Tra gli ospiti stranieri intervenuti con dettagliate relazioni, i docenti Miri Gur-Arye (Israele) e Mohammed Moktary (Marocco) sui rispettivi ordinamenti universitari. "La nostra università - ha detto Mohammed Moktary, dell'Universita' di Rabat, in Marocco - ha una lunga tradizione di scambi di studenti e professori con i Paesi dell'Unione Europea. Da parte nostra però si teme che lo studente marocchino non voglia piuù tornare ma non abbiamo mai ostacolato nessuno nel partire. Un altro problema riguarda l'informazione. Non tutti i professori sono al corrente dei progetti delle universita' europee".

Catania, dunque, è stata scelta dal Ministro Fabio Mussi durante l'ultima Conferenza Ministeriale euro-mediterranea svoltasi al Cairo, come sede della quarta conferenza informale che preluderà a quella ministeriale formale del 2009, prima della attesa data del 2010.