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Agraria

Militello, metafora della "terra"

Ricordati l'opera scientifica e l'impegno civile del prof. Sebastiano Di Fazio

 
 
10 ottobre 2007
di Fabio D'Urso

Il professore Sebastiano Di Fazio, docente di "Economia dei mercati agricoli" alla Facoltà di Agraria e membro illustre della Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale è stato ricordato, a due mesi dalla sua morte, lunedì 8 ottobre con una commemorazione che si è tenuta nell'aula "Amedeo Jannaccone" della Facoltà di Agraria.

All'inizio dell'incontro, il preside della Facoltà, Salvatore Barbagallo, ha presentato l'opera e le scelte di vita del professore Di Fazio, e ha voluto rendere onore al suo impegno, al suo rigore scientifico e alla sua coerenza etica. Il patrimonio culturale lasciato da questo studioso, scomparso all'età di ottantadue anni, che Giuseppe Giarrizzo ha definito "mentore autorevole del territorio per lo storico", è vasto e si diversifica a partire dalle ricerche economiche agrarie e dagli studi economico ed estimativi ed ha la sua manifesta evidenza nelle oltre cinquanta pubblicazioni di ricerche scientifiche a carattere storico sul territorio agricolo e sul patrimonio rurale della Sicilia.

Altri aspetti della vita e del lavoro di questo insigne docente sono state illustrati dal professore Francesco Bellia, direttore del Dipartimento di Scienze economico-agrarie ed estimative e dal professore Giuseppe Giarrizzo, accademico dei Lincei e presidente della Società catanese di storia patria. Rivolgendosi idealmente al collega scomparso, il professor Bellia ha sottolineato: "La Facoltà di Agraria è nata e cresciuta insieme a te, Iano". E prima ancora: "La vita del professor Di Fazio è stata un insegnamento per tutti, un esempio che ha testimoniato a questa società la cultura del dovere e la capacità delle rinunce e dei sacrifici, con la sua coerenza e il suo rigore morale".

Bellia ha ricordato anche come questo illustre studioso avesse un amore grandissimo e sconfinato per i libri in generale, e per quelli antichi in particolare. E infatti il professor Di Fazio, in una intervista di sette anni fa, ebbe modo di dichiarare che essi occupavano il primo posto nella scala dei valori di riferimento, non perché fossero un oggetto o un possedimento ma in forza di un sentimento assai complesso: a partire dal nutrimento che essi portano sul piano della formazione nella ricerca e dall'appagamento che essi rendono allo spirito e alla dignità umana.

Il professor Di Fazio ebbe accesso alla cattedra universitaria all'inizio degli anni Ottanta, ma il suo lavoro di ricerca comincia circa trent'anni prima, negli anni Cinquanta. Vinto infatti il concorso a cattedra nella scuola media superiore, scelse lì di impegnarsi, in nome del dovere e dell'amore della famiglia. Le sue esigenze di formazione e di alta ricerca lo hanno portato comunque, dopo tre decenni di studi e di rapporto fisiologico con la Facoltà di Agraria, a divenire docente universitario tutti gli effetti, vincendo il concorso per la cattedra di "Economia dei mercati agricoli".

Dal 1952 al 2007 ha dato vita ad oltre centoventi pubblicazioni, le ultime usciranno postume. Risulta quindi comprensibilmente difficile classificare esattamente tutti i suoi studi. Alcuni sono stati già rilevati: quindici lavori monografici, dieci studi a campo nazionale, settanta contributi ad alto contenuto saggistico, che presentano un'ampia originalità di contributo di metodo e di indagine scientifica, venticinque opere di divulgazione e di informazione.

Tre i macro-filoni individuati, con ampie differenziazioni al loro interno. Il primo riguarda le sue ricerche di tipo economico-agrario e politico-agrario consiste in venticinque lavori, con la maggior mole di pagine e di volumi. Si tratta di studi a carattere regionale o provinciale che costituiscono un esempio scientifico per il contributo recato dal procedimento delle ricerche e dalla metodologia applicata ad esse, che risulta ancora oggi applicata da allievi docenti che oggi lavorano alla Facoltà di Reggio Calabria. Tra i diversi lavori sono stati ricordati come esemplari quello sui braccianti agricoli e su tutta la scala sociale dei lavoratori del territorio delle campagne. E ancora la ricerca sui contratti atipici, quella sulle spartizioni demaniali di alcuni territori e la ricerca sulla classificazione della impresa agricola moderna.

Esiste poi un ampio campo di ricerca scientifica sull'estimo generale, e su quello rurale che rappresenta un altro macro-filone. Sebastiano Di Fazio ha pubblicato alla fine degli anni Ottanta la Storia dell'Estimo in Italia, che rappresenta una complessa esplorazione del pensiero economico estimativo, condotto nell'arco dei venticinque anni precedenti. E stato ricordato come l'illustre docente, già in opere che risalgono agli inizi degli anni settanta, abbia sempre ricercato le fonti documentali con scrupolo particolare: nei suoi studi sull'Estimo moderno, emerge ad esempio un manifesto interesse per scritture di aritmetica e di geometria che risalgono fino al 1500.

"Si è sbizzarrito a incrociare la storia dell'estimo con la storia dell'agricoltura, con quella economica", ha ribadito il professore Bellia. Il contributo che oggi risulta più significativo è quello che riguarda il centro dei suoi interessi storiografici. Il blocco più numeroso delle sue pubblicazioni è di oltre cinquanta opere a carattere storico. In esse la storia della agricoltura e del territorio rurale viene indagato con il contributo applicativo di diverse metodologie e diverse discipline, per potere poi approfondire e puntare l'osservazione, in un secondo momento, su particolari territori, come quello del suo paese natale, Militello in Val di Catania.

L'interdisciplinarietà, secondo il commento di Bellia, risulta così il punto rilevante di contatto dell'opera del professor Di Fazio con l'indagine storica dell'opera del professor Giuseppe Giarrizzo.

"Vi chiedo scusa se vi porto fuori - ha esordito Giarrizzo -. Usciamo dalla Facoltà di Agraria, e andiamo fino a Militello. Soltanto a partire dalla storia particolare del territorio e del paese natale di Di Fazio possiamo ben comprendere la sua opera. Egli aveva una consapevolezza del suo lavoro intellettuale. Era figlio della precarietà di quel tempo". L'illustre storico catanese ha evidenziato inoltre come, in termini di memoria e in qualche misura di valutazione critica, il professor Di Fazio sia stato, come lui, figlio della generazione dell'impegno e come la sua fondamentale scelta scientifico accademica sia maturata a partire dalle lotte contadine del secondo dopoguerra e dai problemi della riforma agraria nel territorio in cui è cresciuto: "L'estrazione territoriale e l'esperienza del dopoguerra, lo specifico riferimento al proprio spazio particolare, la definizione del territorio, la domanda del lavoro del mondo contadino risultano così termini paradigmatici per comprendere l'unitarietà di tutta l'opera del professor Di Fazio".

Giarrizzo ha poi fatto rilevare come il docente scomparso abbia avuto una straordinaria capacità di autonomia nel lavoro di autodidatta, dalla vasta esperienza tecnica e civile, e di ricercatore storico-sociale. Dall'intervento di Giarrizzo si è pertanto compreso che Sebastiano Di Fazio ha scelto di guardare indietro, ai contadini, alla loro lotte, alle loro vicende economiche, ai loro istituti, alla consuetudine come categoria storico-scientifica, ai conflitti che hanno accompagnato la vicenda socio-economica della sua Militello, nel corso del tempo.

Insieme ai relatori Bellia e Giarrizzo hanno voluto infine commemorare l'illustre professore numerosi colleghi, come il professor Patrizio Damigella, ex preside della Facoltà di Agraria, che ha commentato il senso civile dell'opera del caro amico "che tanto mi manca". E ancora undici interventi, nei quali ciascuno ha singolarmente reso testimonianza della passione per la vita morale e civile, storica e sociale di questo insigne studioso, che è doveroso ricordare.