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Intervista

La giovane Europa in bilico tra Stati ed Unione

Diritti, ordinamenti, cittadinanza, integrazione: parla il prof. Emilio Castorina. Al via una "summer school" per il Centro di diritto costituzionale europeo dell'Università di Catania

 
 
23 settembre 2007
di Elena Orlando
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Il dibattito, molto vivo e articolato, intorno alla Costituzione europea sembra sempre più inserirsi nella linea di pensiero volta a sperimentare, nell'attuale contesto comunitario, acquisizioni dogmatiche tipiche dello Stato-nazione. E, se da un lato si avverte la necessità sempre più pressante di una più forte "identità europea", che si intravede ancora un po' troppo confusamente tra le identità nazionali dei singoli Stati membri, dall'altro fanno capolino questioni prettamente giuridiche attinenti al diritto costituzionale europeo.

Tutto questo in un contesto multiculturale, in cui la parola d'ordine ci si augura che sia e resti sempre "integrazione", il cui  filo conduttore - spiega il prof. Emilio Castorina, ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania - "risiede nella costante esigenza di bilanciare il potenziale conflitto tra la necessità per gli Stati di cooperare con sempre maggiore intensità, sino a convogliare in tale percorso anche le più penetranti manifestazioni della sovranità statale (si pensi alla cooperazione in materia di sicurezza e di giustizia civile e penale) e la salvaguardia della propria identità costituzionale, politica e culturale".

Prof. Castorina, allo stato attuale, che cos'è l'Unione Europea?

"L'Unione Europea non può essere considerata alla stregua di un ordinamento statale; consiste, piuttosto, in una Unione di Stati che, secondo un assetto pre-federale, intendono proseguire lungo il cammino di una sempre più intensa integrazione dei propri ordinamenti e dei rispettivi popoli".

Eppure da qualche tempo se ne dibatte l'assetto costituzionale.

"La sussistenza di un assetto in qualche modo costituzionale per l'Ue è innegabile. Ma se si parla di Costituzione nel significato fondativo di civile convivenza, allora non si può prescindere dalla condizione che i popoli europei siano messi in grado di eleggere unitariamente un organo parlamentare che sia divenuto, così, pienamente sovrano e possa rispondere direttamente e responsabilmente di fronte ad una unitaria società europea".

L'onerosa questione dell'"identità"  risente della notevole complessità del percorso d'integrazione europea, ma anche dell'incompiutezza dell'attuale disegno.

"Sì, attualmente gravano immancabili suggestioni ideologiche e politiche su ciò che potrà costituire il nucleo di un approdo più avanzato, sebbene sin d'ora si registra un largo consenso sul fatto che il terreno dei diritti fondamentali può rappresentare quello su cui una più definita identità è in grado di consolidarsi e precisarsi maggiormente".

Il Trattato costituzionale del 2004 ha la fisionomia di un "contratto costituzionale"?

"Direi di no. Per potersi predicare un effettivo valore costituzionale per il Trattato del 2004 sarebbe stato necessario che le Costituzioni dei singoli Stati, in conseguenza di tale atto, ne fossero risultate delegittimate o comunque fortemente ridimensionate sul piano della loro sovranità interna".

Peccato però che non tutto fila liscio come l'olio. 

"Esatto. La scommessa lanciata formalmente dal Trattato di Maastricht attraverso la ricognizione di principi costituzionali comuni ai Paesi membri non esaurisce il percorso in senso costituente dell'Unione, tant'è che il cammino già avviato è rimasto in sospeso all'esito dei pronunciamenti popolari in Francia e in Olanda, sfavorevoli alla ratifica del Trattato costituzionale del 2004".

Ci spiega il concetto per nulla chiarodi cittadinanza europea?

"Al momento non è possibile parlare dell'Unione europea come stato federale multinazionale e della cittadinanza europea come espressione d'identità comune. Paradossalmente, i cittadini europei sono i soggetti di diritto di un nuovo ordinamento che, al momento, può fare a meno di una "cittadinanza" che intendesse riproporre su scala continentale vecchie e quanto mai anacronistiche disquisizioni in ordine alla titolarità di diritti fondamentali e sociali. La "complementarietà" della cittadinanza europea rispetto a quella nazionale permette di realizzare un collegamento non organico, bensì occasionale, con l'elemento territoriale di altro Stato membro del quale il soggetto non ha la cittadinanza e, tuttavia, in grado di allargare le basi sociali dei vecchi Stati-nazione attraverso la pratica della "non discriminazione" negli ambiti di competenza dei Trattati europei". 

Nel quadro dell'integrazione europea in costante evoluzione, gli enti regionali e locali sono parte essenziale di ciò che il Trattato costituzionale europeo ha definito l'identità nazionale degli Stati membri e, pertanto, sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più attivo e partecipe nelle dinamiche comunitarie. Qual è invece il ruolo delle Università?

"Le Università attendono ad un compito formativo ancor più complesso e delicato nel contesto multiculturale europeo. Esse sono chiamate, anche attraverso una auspicabile sensibilizzazione delle autonomie regionali e locali, a costruire reti di interlocutori in grado di porre in evidenza le attese e i diversi bisogni umani cui occorre far fronte nel processo di globalizzazione. Ciò comporta un nuovo ruolo dell'Università, che non può oggi più essere diretta alle sole necessità degli Stati nazione, ma deve svolgere ricerca e formazione anche attraverso reticoli di collaborazione che meglio consentono di individuare problemi e risposte. E proprio a queste finalità risponde il "Centro di diritto costituzionale europeo", sostenuto da una salda collaborazione tra l'Ateneo catanese e numerose Università europee. Esso intende avvalersi di una "Summer School" per corsi di formazione in diritto costituzionale, europeo e comparato, con sessioni di approfondimento tematico in cui studiosi nazionali e stranieri, alti funzionari regionali e delle autonomie locali confronteranno le rispettive progettualità con le potenzialità delle politiche europee".