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Tutte le questioni del Positivismo italiano

Catania ha ospitato un convegno internazionale dall'11 al 14 settembre

 
 
17 settembre 2007
di Fabio D'Urso
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leggi articolo "Dal mondo del pressappoco all'universo del positivismo" (Angelo D'Orsi - La Stampa - 11 settembre 2007)

Il positivismo italiano è ancora attuale? Una questione aperta per il congresso internazionale, organizzato dalle facoltà di Lettere e filosofia e di Scienze della formazione, che si è svolto a Catania tra l'11 settembre e il 14 settembre scorsi, con l'organizzazione scientifica dei professori Giuseppe Bentivegna, Francesco Coniglione, Giancarlo Magnano San Lio e la partecipazione di relatori da numerose università italiane ed europee. Tra questi Giuseppe Cacciatore, Piero di Giovanni, Giuseppe Gembillo, Ennio De Bellis, Letterio Todaro, Antonietta Roncadore, Emanuele Coco, Luciano Malusa, Girolamo Cotroneo, Luigi Punzo, Giuseppe Speciale, Salvatore Vasta, Maurizio Martirano, Santo Di Nuovo, Mario Alberghina, Giuseppe Giordano, Cinzia Rizza, Mario Quaranta, Clementina Cantillo, Santo Burgio, Santi Di Bella, Fabio Minazzi, Davide Bigalli, Michelangelo Caponetto, Elisabetta Ruta, Simon Villani, Anna Tylusinska Kowalska, Rossella Faraone, Luigi Ingaliso, Antonino Di Giovanni, Mauro Di Giandomenico, Francesca Rizzo, Emilia Scarcella, Fulvio Tessitore, Michele Ciliberto.


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Quattro giorni per ripercorrere la cartografia tracciata ancora oggi dalle questioni poste storicamente dal positivismo in Italia, dopo il Risorgimento.

"Il positivismo italiano - riprendiamo qui sostanzialmente un intervento del professor Coniglione, direttore del Dipartimento di Processi formativi - è stato tradizionalmente un ottimo sparring partner per molti pensatori italiani che, nell'elaborare nuove risposte alle questioni da esso poste, hanno trovato il modo per caratterizzare la propria posizione: prima i pensatori idealisti e maxisti. Dopo di loro, altri  filosofi che hanno segnato la storia della filosofia italiana dall'unità ad oggi e che hanno elaborato, nei contesti del nostro paese, correnti di pensiero come lo spiritualismo e il neotomismo, l'esistenzalismo e l'ermeneutica, contribuendo in qualche modo a negare la funzione che ha avuto il positivismo nella Italia post-risorgimentale e nella definizione dei suoi tratti di laicità.

Il positivismo italiano di Ardigò, Gabelli e Villari ha avuto una funzione importante nella costruzione della nuova Italia, incidendo sulla cultura e sulla società italiane in campo pedagogico e storiografico. Esso, pienamente inserito nel dibattito europeo sulla filosofia scientifica, riusciva ad entrare in sintonia con correnti che poi riveleranno tutta la loro vitalità come il pragmatismo e neopositivismo".


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La domanda fondamentale di questo congresso - "Il positivismo italiano: una questione chiusa?" - ha voluto allora porre l'accento proprio sulle contaminazioni che esso ha portato e che hanno ancora molto da dire alla contemporaneità, in tutti i campi in cui esso si è articolato e ha portato evoluzioni: dalla Filosofia alla Psicologia, dalle analisi storiche a quelle sociologiche ed economiche.Ecco perché ha senso chiedersi: "Se non il positivismo in quanto tale, le questioni da esso poste e risolte più o meno bene, hanno ancora una valenza per la nostra cultura, per una contemporaneità in cui la biblioteca di Babele dalle molteplici lingue filosofiche sempre più smarrisce il collante che permetta una comunicazione che non sia una pura disputa agonistica?".