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Atenei

Luci ed ombre della riforma universitaria

Incontro a Villa Citelli con il presidente di Alma Laurea Andrea Cammelli

 
 
12 luglio 2007
di Mariano Campo
Processo di Bologna 2.jpg

Più laureati, meno studenti fuori corso, tempi ridotti per giungere al titolo accademico, la massiccia diffusione dei tirocini e degli stage nell'ambito dei curricula universitari, che oltretutto facilitano l'inserimento nel mondo lavorativo. Ma al tempo stesso riduzione degli studenti che utilizzano i programmi di interscambio per un'esperienza di studio all'estero, la domanda crescente di continuare la formazione nei percorsi delle lauree specialistiche, lo scarso "appeal" verso il mondo del lavoro dei titoli triennali o di primo livello.

Le luci e le ombre della riforma universitaria del "3+2", originata alla fine degli anni '90 dal cosiddetto Processo di Bologna, la volontà comune cioè dei Paesi europei di armonizzare fra loro i sistemi di istruzione superiore, sono state al centro dell'incontro che si è tenuto questa mattina nella sede della "Casa della Cultura" dell'Università di Catania, nella villa Citelli. Ospite d'onore del seminario è stato il prof. Andrea Cammelli, fondatore ed attuale presidente del Consorzio Alma Laurea, che da parecchi anni ormai effettua un costante monitoraggio sugli sbocchi occupazionali e sul successo lavorativo dei laureati italiani in relazione a fattori come la tipologia degli studi, la qualità dell'offerta formativa o la provenienza geografica.

Insieme a lui, al prorettore Antonio Pioletti, delegato all'internazionalizzazione dell'Ateneo, e al prof. Giuseppe Ronsisvalle, delegato alla formazione permanente e da diversi anni impegnato nell'ambito della Comunità accademica nazionale ed europea in particolare sui temi legati al Lifelong learning, avremo la possibilità di riflettere a voce alta sull'attuazione del fondamentale percorso avviatosi con il cosiddetto "Processo di Bologna" che, a partire dagli anni '90, ha ingenerato nel sistema universitario del nostro Paese una fase di profonda trasformazione, ispirata a criteri di armonizzazione ed omogeneità con le architetture dei sistemi accademici degli altri Paesi dell'Unione europea.

"Non sono trascorsi neanche dieci anni dal battesimo dei primi corsi di laurea triennali - ha osservato, in apertura dell'incontro, il rettore Antonino Recca - ed è però già tempo di riflettere sugli effettivi risultati di quella riforma e di proporre eventuali correttivi, tenendo conto che siamo stati purtroppo costretti ad introdurre le novità a "costo zero" e con risorse statali sempre decrescenti. La riflessione è oltretutto attuale in virtù dell'approvazione dei decreti attuativi della legge 270/04, con il varo delle nuove classi di laurea che porteranno un'ulteriore piccola rivoluzione nei nostri ordinamenti didattici".


Processo di Bologna 1.jpg

"Abbiamo voluto organizzare questo incontro - ha aggiunto il prorettore e delegato all'internazionalizzazione, Antonio Pioletti - proprio perché ci troviamo attualmente in una fase di profonda revisione della nostra offerta formativa. Riteniamo perciò che l'occasione sia favorevole per avviare una riflessione accurata e non estemporanea sull'applicazione degli ordinamenti e approfondire i motivi, i contenuti e il senso del processo di Bologna, sia per quanto riguarda il modello "3+2", sia per quanto riguarda altri aspetti importanti come lo sviluppo delle competenze, l'accreditamento dei corsi e la nuova impostazione del dottorato di ricerca". Il prof. Giuseppe Ronsisvalle, delegato d'ateneo per la formazione permanente e componente del gruppo dei "Bologna Promoter", ha poi ripercorso le fasi iniziali, tracciandone gli obiettivi, del processo di Bologna e analizzato le successive evoluzioni della strategia globale dal '99 ad oggi: "Prima - ha spiegato - l'attenzione era posta solo sulla strutturazione dei cicli, in un secondo momento sono stati evidenziati altri fattori come la comparabilità degli stessi cicli formativi, la qualità dei contenuti didattici e dei 'prodotti formati', ossia gli studenti, la mobilità degli stessi studenti e dei docenti, la creazione di un quadro omogeneo di qualifiche, insieme con il "lifelong learning", ossia la formazione lungo tutto l'arco della vita, e gli aspetti sociali dell'Europa della conoscenza".

"La rilevazione effettuata nel 2006 da Alma Laurea sulle performance dei laureati triennali italiani - ha sottolineato il prof. Cammelli, mostrando i dati complessivi - per certi versi è confortante. Ma rimangono alcuni forti punti interrogativi: in particolare, la riduzione delle esperienze di studio all'estero, forse legata all'aumento delle prove d'esame da sostenere in tre anni e allo scarso riconoscimento di tali esperienze che purtroppo permane in molti atenei. E poi, il 71% dei laureati triennali chiedono di proseguire gli studi con le specialistiche: ciò può dipendere dalle scelte di vita, ma anche da un insieme di fattori interni al sistema come le difficoltà di accesso al mercato del lavoro e negli ordini professionali. Su questo bisogna certamente intervenire". Il rettore Recca ha infine annunciato che Catania si è candidata ad ospitare il convegno nazionale di Alma Laurea 2008 con la presentazione dei risultati sulla rilevazione 2007, che vedrà la presenza di oltre 300 delegati da tutte le università italiane.