
L'attività della Fondazione Hanns Seidel di Monaco di Baviera, al di là delle cifre pubblicate, che parlano di un coinvolgimento annuo interno di quasi 100mila persone - oltre alle 200mila coinvolte nei progetti di cooperazione internazionale nei 57 paesi dove essa è presente -, si mostra quotidianamente sotto i miei occhi dalla postazione di ricerca presso l'Archivio che mi ospita e mi ha impressionato la quantità di delegazioni internazionali che in questi tre mesi sono arrivate alla vostra sede.
Presidente Hans Zehetmair, è un compito difficile presiedere la Fondazione? Mi potrebbe chiarire meglio i suoi incarichi e com'è costruita la sua agenda politica?
"Il presidente, fondamentalmente, rappresenta la Fondazione. Questo è il suo compito principale, in particolare all'estero dove mi reco spesso, e qui riceve le delegazioni che provengono da tutto il mondo. Il mio compito è agevolato dal fatto che, essendo stato per lunghi anni ministro della cultura e della scienza, sono già molto conosciuto, anche in altri paesi. Ma in questo non sono da solo. Lo statuto della Fondazione prevede, infatti, che la rappresentanza giuridica e politica siano del presidente, seguito dai due vicepresidenti, rispettivamente il Presidente del Landtag Alois Glück e la deputata Ursula Männle; inoltre siedono nel Consiglio ristretto (engere Vorstand) l'attuale ministro federale per l'economia Michael Glos con funzioni di segretario (lo sono stato anch'io) ed il tesoriere, Dott. Piller.
Il Ministerpräsident (Edmund Stoiber) e altri ministri fanno parte del Consiglio d'Amministrazione. (N.d.r La legge istitutiva delle Fondazioni prevede che la responsabilità degli organi direttivi delle stesse sia appannaggio di personalità di spicco dei rispettivi partiti). In tutto componenti del Consiglio di Amministrazione sono 40 e tutti importanti rappresentanti della vita politica, economica e/o scientifica della Baviera".
La presenza nel Consiglio d'Amministrazione, anche in quello ristretto, di personalità cosi impegnate in politica, aggrava i suoi compiti di gestione della Fondazione?
"Dal punto di vista operativo, la Fondazione è gestita dal General Manager, il dott. Witterauf; il Presidente che svolge il suo incarico a titolo onorifico, è anche capo gerarchico di coloro che vi lavorano sia in Baviera che all'estero".
Quando vi riunite, di solito?
"Dipende dalle circostanze. L'assemblea generale, il Plenum, si riunisce da una a due volte l'anno. Essa ha soprattutto il compito di approvazione del bilancio, di chiusura dell'esercizio finanziario e di scelta dei vertici della Fondazione, quale l'elezione del Presidente. Il Consiglio di Amministrazione si incontra di norma due, anche tre volte l'anno se non vi è nulla di straordinario ed il Consiglio ristretto con i vice presidenti, il segretario ed il tesoriere si incontrano circa sei volte l'anno".
Qualche settimana fa, in occasione del 40esimo anniversario della Fondazione Seidel, l'ex presidente tedesco, il prof. Roman Herzog, ha ricordato, nel suo intervento, che "compito permanente e decisivo delle Fondazioni politiche è l'educazione alla democrazia".
La strada della Fondazione Hanns Seidel, Lei ha detto, corre sulla base dei valori cristiani ed è legata alla tradizione cristiana ed alla cultura occidentale. Come si concilia questo forte impegno cristiano nel momento in cui viene a contatto con culture e religioni profondamente diverse? Penso in particolare all'impegno più che decennale della Fondazione nella Repubblica Popolare Cinese e nei paesi di religione islamica.
"Nel nostro mondo ci sono culture differenti e forme di stato molto differenti tra loro. I paesi in via di sviluppo, ai quali è rivolto sopratutto il nostro lavoro sotto il motto " Hilfe zur Selbsthilfe" ("Ti aiuto ad aiutarti da solo"), sono soltanto di rado paesi democratici secondo il nostro punto di vista. Di paesi così lontani come la Repubblica Popolare Cinese che fondamentalmente sono governati da un regime comunista, anche se adesso, in parte, qualche settore funziona in senso capitalista, cosa possiamo dire? Che, certamente, se guardiamo alla dignità dell'uomo, che è il nostro leitmotiv, si tratta di un paese che ha ancora molto bisogno di sviluppo.
Perché lavoriamo con questi paesi? Noi vogliamo sostenere il nostro messaggio ma non lo vogliamo imporre. Ciò significa che noi proponiamo il nostro leitmotiv: la dignità dell'uomo che è incardinata nella visione cristiana dell'umanità. Noi pensiamo che attraverso il lavoro che conduciamo con questa filosofia, sia in modo consapevole che inconsapevole, ovunque noi siamo presenti con le nostre attività, il nostro messaggio potrebbe essere preso come esempio credibile da molti uomini e perciò anche ritrasmesso.
Naturalmente, è sempre diverso avere a che fare con persone di ambito governativo, soprattutto quando si tratta di governi che hanno ideologie forti, piuttosto che di ambito non-governativo. In questo secondo caso le persone, di norma non sono così legate all'ideologia; al contrario vogliono essere efficaci e da noi vogliono guardare cosa imparare.
Noi scambiamo esperienze e mostriamo i risultati nel settore della formazione professionale, sulle questioni dell'agricoltura e dell'amministrazione, che sono i campi dove qui in patria abbiamo maggior successo. Perfino in quell´embrione di stato di diritto che si sta attualmente costituendo nella Mongolia comunista, possiamo rintracciare il contributo importante della Fondazione Seidel".

Non si tratta quindi di fare del proselitismo cristiano?
"Ciò che io credo, e vale anche per la nostra fondazione, è che in questo momento, non possiamo avere gli occhi di Argo per evitare che accada un altro "11 settembre"; piuttosto ciò che noi ben sappiamo è che circa due miliardi di uomini dell´Islam stanno nelle vicinanze e che la questione della guerra e della pace, in questo inizio di secolo, dipende essenzialmente dalla tolleranza delle culture. Ci si può permettere di essere tolleranti se si possiede una propria fermezza, se si ha una propria posizione, un proprio sapere. Trasmettere questo è il nostro primo compito. A maggior ragione in una situazione di difficile stabilità quale quella che l'Europa mostra in questo momento. Questa Europa non può essere tenuta assieme soltanto dalla burocrazia di Brüssel o dagli interessi economici".
Mi sembra che di recente Lei abbia anche dichiarato che il problema non risiede nella forza dell´Islam, quanto piuttosto nella debolezza del Cristianesimo.
"Noi abbiamo radici comuni di storia, di cultura e di valori ed è questo che ci deve e può unire. Questo significa, ad esempio, che tutti i 27 stati membri dell'Europa hanno conosciuto il Cristianesimo almeno da mille anni. Come si collocano adesso e come sono poco convinti, anche in Italia, mi scusi! Vorrei lasciare la cosa in sospeso. Solo a ciò allude la mia frase. Dobbiamo sapere a cosa crediamo prima di pensare di poter portare ad altri il nostro credo".
Anche le altre Fondazioni, hanno gli stessi compiti democratici. Siete in relazione le une con le altre, penso alla K. Adenauer ma anche alla F. Ebert e, se esistono, di che tipo di rapporti si tratta?
"Per prima cosa, tutte le Fondazioni politiche in Germania hanno un loro carattere specifico. La loro esistenza e garanzia è data dalla legge federale secondo la quale ciascun partito, rappresentato in parlamento, ha diritto a creare una Fondazione politica ed anche a ricevere finanziamenti dalla Federazione; quindi la prima comunanza consiste nell´interesse materiale ai finanziamenti e la "torta" del finanziamento non è poca cosa. Questa comunanza non è però solo materiale, ma anche ideale in quanto abbiamo lo stesso compito di rappresentare la democrazia ed educare alla democrazia. Naturalmente con accenti diversi che appartengono al pluralismo democratico altrimenti non avremmo necessità di tanti partiti".
La Fondazione che Lei presiede è molto impegnata in progetti di cooperazione internazionale, ed è presente con proprie rappresentanzein quasi in tutto il mondo; vale lo stesso per le altre Fondazioni? e siete in qualche modo in concorrenza fra voi?
Io non so quante rappresentanze abbiano gli altri, ma penso che la Fondazione Adenauer e la Ebert ne abbiano come noi. La Nauman sicuramente no. Ma per noi la Cooperazione internazionale è importante in quanto fa parte della nostra specificità. Naturalmente non siamo ovunque e ad esempio con la Fondazione Adenauer abbiamo un accordo per cui noi non siamo presenti in Brasile, ma in Argentina ed in altri stati dell'America Latina.
All'estero non esiste fra le Fondazioni alcuna concorrenza degna di nota. Caso mai si può parlare di concorrenza in termini di qualità e di offerta. Noi vogliamo, possibilmente, essere la migliore, ma anche le altre vogliono la medesima cosa. E questo può solo tornare utile. In ogni caso le Fondazioni all'estero vanno d'accordo, mi posso permettere di dire; se qualche volta c'è tensione questa dipende sempre dalle persone e dalla loro poca tolleranza . Come sempre del resto".
A questo punto della nostra conversazione Le porrei una domanda che Le può sembrare in qualche modo superflua ed alla quale in parte ha gia risposto, ma La pregherei di chiarire meglio il punto. In Germania le Fondazioni sono parte del sistema politico ed in Italia, in questo momento, si discute molto del modello tedesco, non solo in riferimento al sistema elettorale, ma proprio in relazione al finanziamento pubblico ai partiti. La Fondazione che Lei presiede riceve circa 36milioni di euro all'anno di finanziamento federale, senza contare quello statale del Land.
Cosa si intende veramente per Fondazioni "vicine" ai partiti? Per noi, in Italia, questo è difficile da comprendere a meno di non pensare che il partito ordina e la Fondazione esegue.
"La fondazione F. Ebert è nella prassi legata in modo forte alla SPD, così come la nostra è legata alla CSU. Noi siamo tutte, dal punto di vista scientifico, politico ed organizzativo, indipendenti dai partiti; ma la nostra legittimazione dipende dai partiti. Il partito deve anche essere presente nel Consiglio di Amministrazione ma Stoiber, è un componente come gli altri del Consiglio e non spettano a lui le decisioni.
Stoiber parla con me in quanto presidente del partito, ha una idea o una proposta, mi rivolge una richiesta e comprensibilmente, se la richiesta è compatibile con lo statuto della nostra fondazione, cerco di accontentarlo. Ma se Stoiber viene, o se viene Gluck e dice 'per cortesia fai questo', ad esempio un corso di formazione per i deputati della CSU della Baviera o del Oberbayern, allora io devo dire di no, nel senso che i nostri corsi e tutto ciò che facciamo è aperto a tutti, in questo caso anche ai deputati ad esempio del SPD. Noi dobbiamo essere al di sopra dei partiti. Questo è quello che intendo quando parlo di legge.
Ed alle nostre manifestazioni, può partecipare qualunque cittadino, non c'è bisogno che sia un iscritto. Puo appartenere anche ad un altro partito. Naturalmente egli sa, se viene da noi, che non sentirà le idee, il patrimonio ideale dell'SPD, ma il patrimonio ideale cristiano che coincide con ciò che c'è nel programma fondamentale della CSU. Questo è chiaro. Non c'è bisogno di mettersi d'accordo e neppure di litigare, per noi è chiaro che l'elemento fondante è l'umanesimo cristiano e questo vale anche per tutti coloro che qui si impegnano".
Allora per lavorare alla Fondazione occorre essere iscritti al partito?
"Con i lavoratori non è così, non hanno bisogno della tessera del partito. Piuttosto si può dire che ci sono iscritti al partito che lavorano alla Fondazione e lavoratori che non sono iscritti. Essi devono rappresentare il nostro patrimonio ideale, altrimenti non potrebbero lavorare qui; questo certamente lo richiediamo quando effettuiamo un colloquio per l'assunzione, ma non se hanno la tessera.
Fra due settimane sarà da me il prof. Nida Rumelin, che è iscritto all'SPD per metterci d'accordo su una sua partecipazione ad una nostra iniziativa. Il professor Rumelin è ordinario di filosofia alla Ludwig - Maximilians e l'ho invitato in quanto, per il tema che voglio trattare, egli è particolarmente adatto, anzi, probabilmente il migliore e noi lo vogliamo avere. Egli sa che qui lavorerà e discuterà in modo assolutamente scientifico".

La Fondazione può essere vista come la fine di un'importante carriera politica, ma può essere anche il gradino di partenza per una carriera in politica?
"Questo può anche essere, ci sono degli esempi in proposito, per cui una persona che qui ha lavorato è stata poi candidata per il Landtag o per il Bundestag. Ma chi arriva qui con lo scopo di fare carriera partitica, sbaglia, in quanto qui è richiesto un full-time job ed occorre impegnarsi a fondo. Abbiamo avuto un esempio di questo tipo, di uno che è stato candidato ed eletto al parlamento europeo, ora non lo è più; se dovesse di nuovo entrare in politica, naturalmente lo può fare, ma non mentre qui non fa niente. Qui viene pagato e qui deve lavorare".
Nell'estate del 2006 è entrata in vigore la riforma del sistema ortografico della lingua che vale non solo per la Germania, ma anche per tutti gli altri paesi di madre lingua tedesca, compreso l'Alto Adige/ SudTirol. Riforma che ha cambiato in modo abbastanza radicale il sistema di scrittura e sulla quale non tutti sono d´accordo. Lei è stato uno dei promotori di questa riforma e per tale ragione, ho letto di recente che oltre che "Mister Kultur", Le è stato dato l'appellativo di "Mister Rechtschreibung".
"Io sono mancino ed ho iniziato a scrivere con la sinistra, ora sono ambidestro in quanto a scuola ero costretto a scrivere con la destra. Allora non si poteva, oggi si può scrivere con la sinistra anche da noi. Ma io sono rimasto mancino, se devo spalmare il burro sul pane uso la mano sinistra. Anche Strass usava la sinistra. Egli ha sempre detto: 'Linkshändisch aber recht denken'.
Ma lei mi ha domandato della riforma dell'ortografia. Come saprà, sono stato per molti anni ministro della cultura. La Conferenza dei Ministri della cultura che si è occupata di questa Riforma dell'ortografia, ha commesso un grande errore, in quanto l'ortografia non aveva nulla a che fare con la politica. E poiché invece così è accaduto, la resistenza nella popolazione è divenuta sempre più forte ed il rifiuto delle nuove proposte ortografiche che datavano già dal 1995 e divenuto sempre più esagerato, tanto da appellarsi all'allora Capo dello stato, Roman Herzog, il quale peraltro voleva mantenere il vecchio sistema.
Così i Ministri della Cultura ed i Presidenti dei Länder hanno deciso di insediare un Consiglio per l'ortografia tedesca composto da 38 rappresentanti di lingua tedesca di cui 18 tedeschi, 9 austriaci, 9 svizzeri , uno del Lichtenstein ed uno dal Sudtirol e tutti, a prescindere dall'appartenenza partitica mi hanno chiesto di assumerne la Presidenza.
Ho fatto questo sacrificio ed ho portato questo pesante fardello per circa due anni anche se non è stato per nulla facile, soprattutto il colloquio con gli insegnanti. Fortuna che sapevo come trattare con loro, data la mia esperienza di ministro dell'Istruzione.
Questa è stata la mia missione più difficile in vari decenni di esperienza politica, ma posso dire di aver avuto relativamente successo. Tutte le pubblicazioni ufficiali tedesche e di lingua tedesca, compresi i giornali, anche quelli, come la Frankfurter Allgemeine, che prima erano contrari, si sono adeguati e così anche tutti i libri scolastici sono stati ristampati secondo le nuove regole ortografiche. Resta ancora qualche letterato che si lamenta, e vorrebbe continuare ad usare il vecchio sistema di scrittura, ma occorre dare tempo al tempo ed avere pazienza. La riforma non può certo essere imposta per ordine del Muffti...".