ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Facoltà

Carlo di Borbone e il Mezzogiorno d'Italia

Convegno nel Coro di notte dei Benedettini

 
 
01 giugno 2007
di Giuseppe Melchiorri
Borbone 4.jpg

"Carlo di Borbone in Spagna e nelle Sicilie. Tradizione, innovazione, dissenso: nuove ricerche". E' questo il titolo del seminario che si è svolto giovedì 31 maggio nel rinato Coro di notte dell'ex Monastero dei Benedettini. L'incontro, organizzato dalla cattedra di Storia dell'età dell'Illuminismo della facoltà di Lettere, dall'Istituto italiano per gli Studi filosofici, dall'Istituto per la Storia sociale del Mezzogiorno e dai dottorati di ricerca in "Pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee e in "Storia della cultura delle società e del territorio in età moderna", è stato presieduto da Raffaele Ajello, professore emerito dell'Università di Napoli, e ha visto la partecipazione di Imma Ascione, direttrice dell'Archivio di Stato di Caserta,Pablo Vázquez Gestal, storico all'Università di Madrid, Roberto Tufano e Vittorio Sciuti Russi, docenti di Storia moderna nel nostro ateneo. Ha concluso il convegno l'intervento di Giuseppe Giarrizzo, professore emerito e accademico dei Lincei.

Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e dell'italiana Elisabetta Farnese, duchessa di Parma e Piacenza, visse tra il 1716 e il 1788; fu Re di Napoli e Sicilia (dal 1735 al 1759). Governò mediante un Consiglio di Stato composto da ministri molto importanti come il Conte di Santesteban, coadiuvato dal Marchese di Montealegre, Bernardo Tanucci e Giovanni Brancaccio. Dal 1759 alla sua morte fu Re di Spagna con il nome di Carlo III.


Borbone 3.jpg

Nel suo intervento introduttivo Ajello ha spiegato come "la vicenda di Carlo di Borbone abbia rappresentato un momento fondamentale per la storia di tutto il Mezzogiorno e per questo merita di essere trattata con cura e attenzione. La scelta del sottotitolo di questo convegno, 'Tradizione, innovazione, dissenso' è la dimostrazione di quanto complesse siano state sia la personalità sia l'attività politica del Re. Tradizione si riferisce al primo periodo del suo regno, quando segretario di Stato era il Conte di Santesteban; l'innovazione è stata invece la caratteristica della seconda parte del suo regno quando al Conte di Santesteban successe il Marchese di Montealegre. Il dissenso è invece rappresentato dalle proteste di una parte della classe mercantile che si vedeva danneggiata dalle politiche di Carlo".

Ascione, curatrice del volume "Carlo di Borbone. Lettere ai sovrani di Spagna", ha invece delineato la personalità del re Carlo partendo proprio dall'analisi delle sue lettere: "Non è stato per niente facile riuscire a riordinare quasi mille epistole che Carlo ha scritto ai genitori, ma alla fine il lavoro ci può fornire un'utile indicazione sulla personalità del Re, che risulta essere piuttosto controversa. Egli infatti univa nelle sue missive contenuti molto intimi ad un'elaborazione formale che sfociava in formule ripetitive e a volte prive di significato". La studiosa ha poi anticipato che "presto sarà completa anche un'altra raccolta delle missive di Carlo di Borbone, relative al biennio 1758-59 che ci aiuteranno a capire maggiormente la sua personalità".

Tufano, tra gli organizzatori del convegno, ha invece parlato di come con Carlo la Sicilia sia uscita da un contesto prettamente localistico per rapportarsi con le realtà internazionali come Spagna e Francia: "L'Isola ha assunto con Carlo di Borbone un ruolo fondamentale nelle politiche internazionali neomercantilistiche, dato anche la sua posizione strategica". Lo storico ha poi parlato del ministro del Re Giovanni Brancaccio: "Fu un grande filosofo e giurista che si spostò da una parte all'altra dell'impero e quindi incarnò lo spirito internazionale che andava ad assumere la Sicilia in quegli anni".


Borbone 6.jpg

Lo storico spagnolo Vázquez Gestal ha rilevato che "la grandezza di Carlo di Borbone consistette nel creare un vero e proprio regno in una realtà complessa come il Mezzogiorno dell'Italia e mantenerlo nonostante tutte le avversità. Grazie all'aiuto dei due segretari di stato, Santesteban e Montalegre, riuscì a diminuire il peso politico dei nobili napoletani senza però inimicarseli. E' stato proprio questo il segreto del suo successo e della durata del suo regno".

Infine Sciuti Russi ha parlato del rapporto tra Monarchia e Inquisizione ai tempi di Carlo: "Nel 1738 in Sicilia venne creato il tribunale della Santa Inquisizione: nonostante si dimostrò fin da subito un ingombrante relitto del passato, come dimostrano i moti di ribellione del 1746, bisognerà aspettare il 1782 per la sua abolizione. Durante il suo regno, Carlo di Borbone riuscì comunque a controllare sia nelle attività sia nelle nomine degli inquisitori locali le scelte del tribunale".

La conclusione del convegno è spettata all'accademico dei Lincei Giuseppe Giarrizzo il quale ha sottolineato come "il secolo in questione, il Settecento illuminista, sia uno dei periodi di maggiori sconvolgimenti di tutta la storia. Quello fu, infatti, il secolo della nascita delle Chiese nazionali e di altri soggetti associativi non sempre controllabili come quelli massonici. In Sicilia la situazione fu altrettanto complessa".

Infine Giarrizzo ha espresso un giudizio sui risultati accademici dell'incontro: "Considero estremamente positiva l'iniziativa di oggi perché conferma come i giovani ricercatori possano ottenere risultati importanti. E' la prova lampante che la storiografia è sempre viva".