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Lavoro

"Abbattere la trincea del precariato"

Convegno regionale promosso dalla Uil con il patrocinio delle quattro università siciliane

 
 
04 maggio 2007
di Giuseppe Melchiorri
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"Questa amministrazione universitaria ha a cuore i problemi del lavoro, e in particolare riguardo ai precari. Il percorso di stabilizzazione di 224 precari "storici" del nostro ateneo, che stiamo portando avanti, è la prova concreta del nostro impegno: un gesto dovuto, con il quale cerchiamo di porre rimedio al colpevole ritardo nell'affrontare un problema così rilevante. E' insostenibile infatti che il rapporto tra precari e lavoratori a tempo indeterminato sia praticamente di 1 a 1". Sono le parole con le quali il prorettore dell'Università di Catania Antonio Pioletti ha aperto il convegno su "Il precariato nelle università. Analisi e prospettive", promosso dal Coordinamento regionale università e ricerca della Uil-Pubblica Amministrazione (Uil-Pa) con il patrocinio dei quattro atenei siciliani, che si è svolto oggi  nell'aula magna del Palazzo centrale.

Oltre al prorettore dell'ateneo catanese, hanno portato i loro saluti anche Salvo Andò, rettore della Libera Università Kore di Enna, Mario Centorrino, prorettore dell'ateneo di Messina e Luigi Di Piazza, delegato dal rettore dell'Università di Palermo. Hanno partecipato all'incontro il segretario della Uil Pubblica amministrazione di Catania, Antonino Gatto, Calogero Rinzivillo, docente di Chirurgia generale a Catania, Stefania Cacciola, co.co.co. dell'Università di Catania, Lorenzo Piscione, funzionario dell'ateneo, il dirigente dell'area legale Vincenzo Reina, il docente di Diritto del lavoro Antonio Lo Faro e il segretario nazionale Uil- Pa- Ur Alberto Civica.

"Ha un valore simbolico - ha continuato Pioletti - che l'incontro di oggi sia ospitato dalla nostra università: questo dimostra come la politica del lavoro stia alla base delle nostre scelte gestionali. Purtroppo oggi, in tutta Europa si contano circa 37 milioni di precari. Il problema è ancora più sentito nelle nostre università dove la precarietà è diventata sistemica". "Dobbiamo capire tutti - ha concluso - che la nostra identità, italiana ed europea, deve assolutamente fondarsi sulla certezza del lavoro".


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A Pioletti ha fatto eco Andò: "Una società che non considera il lavoro come valore fondante è una società in declino. Credo che la questione del precariato universitario, soprattutto in una realtà difficile come quella siciliana debba essere affrontato di concerto tra tutti gli atenei, i sindacati e la Regione. Mi auguro che presto si possa convocare un tavolo comune per cercare delle soluzioni in grado di porre un freno al problema".

Nella sua introduzione, Gatto ha sottolineato come la precarietà sia una "vera e propria piaga sociale. E anche le morti sul lavoro, le cosiddette "morti bianche" sono figlie di questo problema oltre che del lavoro nero". La prima relazione è stata quella di Rinzivillo che ha parlato del precariato nella sanità universitaria: "Stiamo assistendo a un'epidemia virale di tutto il sistema sanitario: ad oggi si contano più di 115 mila precari nel solo ambito ospedaliero; se a questi si aggiungono i precari della sanità universitaria la cifra tocca i 200 mila. Dobbiamo considerare che le facoltà di Medicina  svolgono mansioni didattiche, di ricerca e di assistenza. In questo settore più che in altri, il collasso del sistema comporterebbe un danno incalcolabile per tutto il Paese". 

Stefania Cacciola ha invece parlato della sua esperienza concreta di co.co.co.: "Il problema fondamentale di tutti i lavoratori a tempo determinato consiste nel fatto che spesso i precari, contrariamente a quanto prescrive la legge, vengono utilizzati per mansioni uguali a quelle dei lavoratori a tempo indeterminato, ma senza avere riconosciuti alcuni diritti fondamentali come le ferie e soprattutto la previdenza".


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Piscione ha poi relazionato sulla situazione del "precariato storico" dell'Università etnea: "Quando la nuova amministrazione si è insediata ha immediatamente cercato di risolvere i problemi dei 224 lavoratori occupati in Attività socialmente utili (Asu). Di questi, 150 erano cosiddetti Puc (occupati cioè in Progetti di utilità collettiva), 30 erano ex-articolisti e 44 Lpu (occupati in Lavori di pubblica utilità). Sfruttando dei fondi regionali abbiamo cercato di aumentare le loro ore settimanali di lavoro e soprattutto di far riconoscer loro i contributi previdenziali". "Occorre però un intervento di tipo strutturale: lo Stato dovrebbe permettere un passaggio di fondi direttamente alle università in modo che esse stesse possano provvedere all'immissione nei ruoli di lavoratori a tempo determinato. In questo senso, la nuova legge finanziaria apre delle prospettive importanti che si devono assolutamente sfruttare".

Reina è invece intervenuto sul problema della precarietà nella dirigenza: "Si tratta di una forma di precarietà diversa ma altrettanto grave. Purtroppo le Pubbliche amministrazioni oggi danno incarichi dirigenziali a chi dirigente non è. In questo modo la dirigenza di ruolo viene ridotta all'osso e si creano nuovi precari. Questo sistema impedisce, inoltre, la separazione tra politica e gestione dirigenziale: si crea infatti un insostenibile controllo della prima su alcuni uffici strategici".

Hanno concluso la mattinata gli interventi di Antonino Lo Faro con una relazione sul precariato nella docenza e di Alberto Civica, il quale ha mostrato preoccupazione per l'aumento sempre maggiore di precari, non soltanto all'interno delle Pubbliche amministrazioni: "Sono però più ottimista dopo l'incontro di oggi - ha affermato Civica -, perché è stata registrata la disponibilità degli atenei siciliani a portare avanti un percorso comune con i sindacati e le istituzioni. Senza una sinergia tra queste realtà il precariato resterà un problema insormontabile".