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Scienze politiche

Moses Hess e Baruch Spinoza, tra storia e filosofia

Nella sede di via Dusmet altri due seminari del ciclo "Ebraismo e modernità"

 
 
23 aprile 2007
di Fabio D'Urso
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Le riflessioni emerse dal ciclo di seminari su Ebraismo e Modernità promossi dalla facoltà di Scienze politiche, ci appaiono nel loro fenomeno come fatti regolari e allo stesso tempo imprevedibili. I due ultimi incontri succedutisi martedì 17 e mercoledì 18 aprile, hanno avuto come protagonisti quattro professori degli atenei italiani che si occupano di queste tematiche con evidenti peculiarità e con specifiche scelte di fondo.

Nell'incontro su Moses Hess, i relatori erano Gian Maria Bravo, dell'Università di Torino, e Tino Vittorio, dell'Università di Catania. Il primo veterano della storia contemporanea, con pagine sull'anarchismo e sulle sue derive nazionaliste, l'altro docente di scienze storiche che ha dato rilievo al "male" nella storia.

L'incontro successivo, su Baruch Spinoza, pensatore olandese di origine ebraica, ha visto due interventi molto belli: il primo è stato quello di Stefano Visentin che ha filtrato le forme democratiche che si evincono dalle pagine spinoziane, con il pensiero di Leo Strauss, filosofo che ha  interpretato la filosofia di Spinoza, guardandola dall'alto dei valori classici. Il secondo intervento è stato quello del professor Giuseppe Bentivegna, allievo di Corrado Dollo, così speciale nel coniugare i procedimenti del pensiero moderno con gli studi filologici classici.


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Nella registrazione di questi incontri, è utile cogliere la straordinarietà della loro traduzione nelle parole dei coordinatori del seminario, che hanno aiutato gli oltre duecento studenti presenti a cogliere i significati  filosofici e a contestualizzarli nella storia del pensiero ebraico e nei fatti storici che riguardano non solo gli ebrei, popolo paragdimatico, ma i fatti stessi che riguardano la modernità, delle sue forme democratiche, del pensiero e della  ragione assoluta, che diventa, infine, l'indefinito mosaico delle ragioni della frattura sussistente tra passato e futuro.

Queste stesse ragioni ci impongono di guardare al presente e di cercare in esso ragioni per costruire frammenti di una società aperta, conviviale, democratica, non autoritaria, intrisa di analogie con le forme classiche che ci sono state date a partire dalla esperienze della polis.

Con queste agili valigie, il ciclo di seminari si sta avvicinando al suo momento evolutivo più sostanziale, che comincerà con l'incontro con Simona Forti, appassionata curatrice dei lavori di Hannah Arendt.

Gian Maria Bravo ha presentato vita e pensiero di Moses Hess, pensatore della sinistra hegeliana insieme a Marx, negli anni giovanili; precusore della politica sionista di Theodor Herzl, riconosciuto come tale soltanto dopo la nascita dello stato ebraico per via del saggio "Autoemancipazione ebraica" del pensatore ebreo Pinsker.


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Dalla sua relazione, e poi dalle parole del professor Vittorio, è emersa con problematicità tutta la questione relativa alla emancipazione del popolo di Israele, come risposta all'antisemitismo storico europeo che ha precededuto la tragedia dell'Olocausto, e quindi l'interpretazione del movimento sionista, come espressione del socialismo.

In altre, parole si è riflettuto sulle varie forme del paradigma del sionismo. Da qui la scelta di trovare un primo punto dell'asse cartesiano nelle pagine di Hess, che hanno affrontato il problema del "ritorno a Sion", pur in una prospettiva di risoluzione che guardava non solo "la Palestina", ma tutto il mondo, purchè a partire da forme comunitarie e socialiste.

La domanda sulle forme democratiche e la riflessione sul modello aperto della democrazia è stata quella che ha generato le aspettative generali delle due riflessioni, nel giorno dedicato a Spinoza, in termini squisitamente filosofici.

Spinoza, in generale, ci viene dato dalle sue pagine (Ethica, Tractatulus,Tractatus de intellectus emendatione, Tractatus theologico-politicus, Lettera) come emblematico perchè costruisce  la sua riflessione in un periodo (a cavallo tra Descartes e Newton, e perciò contemporaneo di Hobbes) in cui l'Europa si è fatta guerra al suo interno, nel nome dello stesso dio delle diverse confessioni cristiane; un momento storico su cui ogni forma di confessione religiosa è risultata significativa per l'affermazione  della  varie forme di governo in Europa.

Stefano Visentin, padovano, allievo del professore Giuseppe Duso, a partire dal filtro della filosofia di Leo Strauss, ebreo emigrato in America, ci ha fornito una riflessione sui profeti dell'Antico Testamento il cui contributo, che pone le sue fondamenta a partire dalla immaginazione umana, ci aiuta a riflettere in merito alla rimozione del problema teologico dalla politica. Per questo, ha inteso usare la prospettiva politica di Strauss per raccontarci invece del filosofo della modernità che ha fatto scandalo, già in vita, per la sua fede nel dio immanente, che vive nell'immaginario del suo popolo.

Giuseppe Bentivegna, ha guardato e ci ha fatto cogliere aspetti dell'Etica di Spinoza, a partire dalla riflessione che su lui ha fatto Leon Brunschvicg, francese, morto mentre scappava dai Nazisti, perchè ebreo. La sua riflessione, definita da termini altri, rispetto a quella di Visentin, ha mostrato le ragioni del dio dei filosofi e le ragioni  della tolleranza.