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Università

Finanziaria 2007, per gli atenei vincoli ma anche opportunità

A Palazzo centrale un seminario informativo organizzato dall'Area risorse umane

 
 
18 aprile 2007
di Giuseppe Melchiorri
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"Come ogni legge finanziaria anche quella varata per il 2007 ha dei limiti, in particolare i pochi fondi stanziati per la ricerca, ma è anche foriera di opportunità: è positiva soprattutto l'attenzione che viene data ai metodi e ai criteri della valutazione dei risultati negli ambiti della ricerca e della didattica". Sono le parole con cui il prorettore dell'Università di Catania Antonio Pioletti ha aperto il convegno "La legge finanziaria 2007: vincoli ed opportunità per le Università", organizzato dall'Ufficio formazione - Area risorse umane dell'Ateneo e che si è tenuto oggi nell'aula magna del Palazzo centrale.

Dopo l'indirizzo di saluto del prorettore sono intervenuti Giuseppe Catalano, docente di Economia e organizzazione aziendale al Politecnico di Milano e direttore della Scuola di management per le Università, gli Enti di ricerca e le Istituzioni scolastiche, e Carlo Calandra Buonaura, docente di Meccanica all'Università di Modena e Reggio Emilia e componente del Comitato nazionale per la valutazione del Sistema universitario del Ministero dell'Università e della Ricerca.

 "Cultura della valutazione e principio di responsabilità- ha continuato Pioletti- sono due aspetti fondamentali per la gestione di qualunque ente, in particolare per l'università: non è possibile gestire una realtà così complessa come quella universitaria senza una giusta valutazione delle risorse disponibili e una corretta allocazione delle stesse. Purtroppo in passato non sempre si è tenuto conto dell'importanza di questi aspetti e perciò dobbiamo lavorare molto".


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"L'Italia - ha osservato Catalano - ha un vincolo strutturale forte: ogni anno il 7% delle risorse viene speso per coprire il nostro indebitamento con altre nazioni. Quindi, ogni altra realtà, compresa quella universitaria, deve dimostrare di investire bene per ottenere una buona fetta del resto delle risorse disponibili. E' per questo motivo che risulta fondamentale la valutazione. Se le commissioni preposte valutano positivamente gli investimenti dell'università, se questi ultimi risultano produttivi per tutto il Paese, allora il Fondo per il Finanziamento Ordinario (Ffo), che costituisce la principale fonte di entrata per gli Atenei statali, sarà cospicuo; altrimenti la ricerca è destinata a morire".

"Tutti gli atenei - ha proseguito Catalano- sono in competizione fra di loro per accaparrarsi il maggior numero di studenti, soprattutto stranieri: ogni giovane iscritto che cambia ateneo, infatti, si porta dietro una fetta di Ffo, dato che sono previsti maggiori finanziamenti alle realtà con più studenti". "Guardando i dati degli ultimi cinque anni - ha concluso - l'Ffo spettante all'Università di Catania è cresciuto meno della media nazionale: questo vuol dire che altri atenei si sono mossi meglio. E' questo il dato che deve fare più riflettere".


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Nel suo intervento Carlo Calandra ha invece esposto le principali novità della legge finanziaria 2007 per quanto riguarda la ricerca: "La principale concerne senz'altro la distribuzione dei fondi. Fino allo scorso anno, infatti, esistevano tre diversi tipi di stanziamenti che il Ministero concedeva: il Prin, fondo annuale per la ricerca liberamente proposta dagli Atenei; il Firb, rivolto a tutti i soggetti di ricerca (non solo università, ma anche imprese e altri enti) e il Far, per la concessione di agevolazioni alla ricerca industriale. Con la legge 2007, da tre fondi si passa ad uno solo, il First, che avrà per il biennio 2007/08 una dotazione di 300 milioni di euro e per l'anno 2009 di 360 mln. La valutazione per ottenere i finanziamenti verrà effettuata secondo procedure diffuse e condivise nelle comunità internazionali". "In questo senso -ha evidenziato Calandra- la finanziaria rispetta una tendenza già avvertita nel Piano nazionale di ricerca (Pnr) 2005-07, approvato nella precedente legislatura. Quello per cui ancora bisogna lavorare parecchio è il problema dello svecchiamento degli atenei. Bisognerebbe prendere a modello altri Paesi, come la Francia, e attuare un piano di riorganizzazione e di internazionalizzazione dei dottorati di ricerca: gli atenei si dovrebbero aprire maggiormente all'accoglimento di giovani "cervelli" provenienti dall'estero". "Dobbiamo uscire- ha concluso - dalla nostra mentalità provinciale ed aprirci all'estero. Il futuro della ricerca sta tutto nell'internazionalizzazione".

Nell'ambito dell'iniziativa odierna, l'Università di Catania, in collaborazione con  la Scuola di management per le università, gli Enti di ricerca e le Istituzioni scolastiche, ha organizzato, oggi e domani, un corso di formazione su "Il sistema di finanziamento delle Università e degli enti di ricerca: obiettivi ed opportunità per il 2007", che si svolgerà a Villa Citelli. Oggi, a partire dalle 15, parleranno il dott. Federico Portoghese, direttore amministrativo dell'Ateneo, che porterà i suoi saluti e Mario Bolognani, docente di Gestione aziendale all'Università "La Sapienza" di Roma. Domani, a partire dalle 9, sarà la volta di Francesco Verbaro, direttore dell'Ufficio personale delle Pubbliche amministrazioni, Dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri; di Guido Fiegna, del Nucleo programmazione e sviluppo del Politecnico di Torino e di Mariangela Mazzaglia, dirigente Ufficio III, direzione generale per le Università del Mur.