ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Facoltà

Anarchismo ed ebraismo in Gustav Landauer

Nuovo appuntamento con il ciclo di conferenze su "Ebraismo e modernità" promosso da Scienze politiche

 
 
13 aprile 2007
di Fabio D'Urso
ebraismo e modernità.jpg

Gustav Landauer, con le parole e la voce di Gianfranco Ragona del Dipartimento agli Studi Politici dell'Università di Torino, autore di un volume su "Anarchismo e socialismo nella Germania guglielmina". Il docente piemontese stato relatore del secondo appuntamento del ciclo di seminari su "Ebraismo e modernità tra politica e religione", organizzato dalla cattedra di Storia del pensiero politico (docenti Stefania Mazzone, Cinzia Recca, Graziano Vizzini), che si è tenuto mercoledì scorso.

Ragona ha animato e coinvolto più di duecento studenti, esaminando gli aspetti legati all'anarchia, la comunità, l'autopercezione ebraica di Landauer, il suo rapporto con il movimento sionista.

Commentando la riflessione su Landauer, la professoressa Mazzone ha parlato ai suoi studenti esortandoli, attraverso le parole del libro di Ragona: "Io narro, io sento... da questo parte la concezione della comunità nella cultura ebraica". E ancora: "La strada che dobbiamo intraprendere per creare comunità, non conduce soltanto al di fuori di noi, ma anche al nostro interno; non siamo solo parte del mondo, ma noi stessi siamo mondo, viviamo il mondo". E poi sulla tradizione ebraica, e insieme sulla tradizione tedesca del pensiero: "L'ebraismo è il mondo della storia, è il mondo del sentire. La concezione del tempo di Landauer é la concezione di un ebreo. Per lui il tempo è un continuum; il passato continua ad agire nel presente. La storia è dentro di noi, e noi siamo portatori della storia".

Ragona ha condotto studi e ricerche a Parigi, Nanterre, Berlino e Amsterdam, esaminando e contestualizzando i problemi del marxismo e dell'anarchismo tedesco tra Ottocento e Novecento. Molte delle sue ricerche sono state pubblicate su "Il Pensiero politico" e "Studi Storici".

Gustav Landauer - ha ricordato - è stato letterato, filosofo e militante politico attivo nel movimento anarchico sia in Germania sia a livello internazionale. Negli anni Novanta dell'Ottocento ha partecipato al dibattito tra gli anarchici e si è confrontato polemicamente con le concezioni della socialdemocrazia. La sua teoria della comunità è fondata sull'autorganizzazione dal basso. Fondamentali per il suo pensiero sono stati Proudhon e Kropotkin, di cui ha tradotto i testi.

E' stato più volte incarcerato. Si è posto in prima linea contro la guerra mondiale. Fu tra i pochi che cercarono di dar vita a un movimento pacifista in Germania. Fino alla fine è rimasto impegnato accanto ad altri anarchici - tra loro Erich Mòhsam e Silvio Gesell - nella rivoluzione dei Consigli in Baviera. E appunto nel 1919 per questa causa morirà, in una prigione, a Stadelheim, massacrato col calcio del fucile e finito con un colpo di pistola alla testa.


ebraismo e modernità 1.jpg

La concezione socialista e libertaria di Landauer si evince dalle pagine della rivista "Sozialist". Sulla frattura tra anarchismo e socialismo, Gianfranco Ragona specifica che sono "due aspetti che trovano la loro concatenazione nell'idea di libertà dell'individuo dai condizionamenti della vecchia società. Soltanto attraverso la creazione di comunità libere e autogestite esiste la possibilità dell' utopia anarchica e socialista".

Il processo rivoluzionario parte dalla fuoriuscita dalla società con la creazione di comunità rurali. "La soluzione prospettata da Landauer consisteva nell'istituzione di cooperative di consumo, che sarebbero convissute accanto alle nascenti cooperative di produzione: solo così, nella collaborazione delle due istituzioni, i lavoratori sarebbero stati in grado di liberarsi dal gioco dei padroni. Ma l'essere, il diventare comunità è un processo che avviene isolati dalla vecchia società".

La riflessione di Landauer - ci ricorda Ragona - riflette bene la crisi delle coscienze avvenuta a cavallo del secolo in Germania. "Le comunità sorgono accanto, ma separate dalla società. Una idea di comunità post-sociale. Si tratta in termini dialettici di riappropriarsi del concetto di comunità originaria, passando attraverso la società-stato per far ritorno ad una comunità di individui che hanno affinità elettive: per la creazione di un modello di vita e di un libero scambio tra di loro. Un modo di vita giusto e libero. Si tratta della possibilità di vivere il comunismo. Bisogna che gli intellettuali facciano una scelta etica con la loro vita. E' la costruzione di una controsocietà". Landaeur cerca di attuare questo progetto di rigenerazione della società quale "comunità di comunità".


ebraismo e modernità 2.jpg

Nel 1907 Landauer pubblica il suo saggio sulla rivoluzione. La sua utopia è mescolanza di aspirazioni individuali e tendenze della volontà. La rivoluzione è dunque un processo dialettico dello spirito, "la via da una topia a un'altra, da una relativa stabilità, attraverso disordine e rivolta a un'altra stabilità relativa".

Landauer riflette su tutto quel periodo storico che va dal medioevo alla Riforma, e poi dalla Riforma al suo tempo, poichè intende la rivoluzione come "non un fatto ma un'epoca."

Si tratta di una formulazione del processo storico che fa riferimento al medioevo (per cogliere le sue forme autonome) , tocca il momento della Riforma come la sola rivoluzione (un avvenimento reale e concreto) e passa attraverso tutto il processo storico per edificare il socialismo. In questa prospettiva il comune mediovale risulta manifestazione del principio di solidarietà e la parabola evolutiva dello Stato occupa lo spazio tra questa ultima manifestazione e la futura anarchia. "La rivoluzione è anticipata dalla rinascita dello spirito.

Diceva di sè: "Accetto tutta la mia complessità". Egli - spiega Ragona - si vedeva in tutta la sua singolarità: anarchico, socialista, ebreo, tedesco.