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Scienze politiche

"Laposs & Health", la salute come strumento di politica estera

Un "report" sui primi sei mesi di vita del progetto per l'accesso ai servizi sanitari degli immigrati residenti a Catania promosso dal Laposs di Scienze politiche

 
 
12 aprile 2007
di Fabio D'Urso
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Sei mesi di sperimentazione e di rodaggio per il progetto "Laposs & Health System", un sistema informativo volto all'inclusione sociale degli immigrati a Catania promosso dal Laboratorio di Progettazione sperimentazione ed analisi di politiche e servizi alle persone della Facoltà di Scienze politiche.

Un report sul primo semestre di vita del progetto è stato presentato lunedì sera nell'aula magna della Facoltà in occasione di un incontro patrocinato dal Rotary Club di Catania e introdotto dal presidente Vincenzo Consoli e dal preside di Scienza politiche, Giuseppe Vecchio. Un incontro intitolato emblematicamente "La solitudine dei maratoneti", laddove i maratoneti sono le donne e gli uomini emigrati da altre parti del mondo che giungono nella città etnea.

Gli elementi essenziali del sistema informativo "Laposs & Health System", che è stato sperimentato dal 9 gennaio al 9 luglio del 2006, sono stati enunciati dal professor Carlo Pennisi, direttore del Laposs. Esso è mirato "alla condivisione delle informazioni raccolte ed alla facilitazione dell'accesso ai servizi socio sanitari presenti sul territorio catanese". "L'occasione per la nascita di questa iniziativa - ha ricordato Pennisi - è stata data dal progetto Urban, che ha spinto l'università a supportare le attività sociali dentro il quartiere della Civita, lavorando in particolare con gli operatori che si occupavano degli immigrati. Allora ci siamo accorti d'avere tutti gli stessi problemi: non ci conoscevamo tra noi, nessuno aveva messo in comune con gli altri perlomeno le domande su cosa fare". Il lavoro cominciato nel 2003 è proseguito fino al 2005: l'eterogeneità dei diversi operatori è stata poi percepita come un valore. "Dall'evidente difficoltà che scaturiva sul problema dell'informazione per l'accesso ai servizi socio sanitari da parte degli immigrati - ha spiegato - è nata l'idea di un sistema che agevolasse tutto il sistema territoriale dei servizi.

Le aziende che hanno partecipato alla fase di progettazione e sperimentazione di questo sistema informativo sono state: l'Istituto Malattie Infettive dell'azienda "Garibaldi-S.Luigi-Currò-Ascoli Tomaselli"; il servizio "Malattie Tropicali e Servizio sociale" dell'Ao "Vittorio Emanuele-Ferrarotto-S.Bambino"; il servizio sociale dell'Asl 3; la divisione Malattie Infettive del "Cannizzaro"; l'assessorato ai servizi sociali del Comune di Catania.


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"Questo strumento - ha spiegato il professore Pennisi - può essere uno strumento reale per mettere i dati in comune, per gestire l'accesso socio-sanitario integrato della popolazione immigrata, come ha richiesto la legge 328 del 2000". Ma il protocollo firmato già alla fine del 2005 da tutti questi enti, è stato effettivamente sperimentato solo da tre servizi su sei". "Laposs & Health" avrà un futuro soltanto a partire dalle risposte delle diverse aziende, dalla loro partecipazione attiva al progetto, che consiste non soltanto nella costruzione di un unico database per condividere dati clinici e dati storico e sociali degli immigrati che si rivolgono alle diverse aziende socio sanitarie, ma anche possibilità di cooperazione tra le diverse aziende sanitarie, i servizi sociali, la Prefettura di Catania, ed il Comune".

Sul problema dell'accesso ai sistemi sanitari da parte degli immigrati si è soffermata la professoressa Antonella Agodi, membro del consiglio scientifico del Laposs: "Abbiamo registrato circa 380 soggetti, il 65 % dei quali donne. Il 40% vengono dall'Europa orientale. Le storie di queste donne aiutano a comprendere meglio le ragioni dell'emigrazione in Italia. Inoltre il contatto con le donne consente, in modo privilegiato, di raggiungere le famiglie e i bambini".

La riflessione della docente "sull'accesso alla salute pubblica per tutti" ha riportato il dibattito al problema dei risultati della ricerca e alla sua effettiva verificabilità: "Da igienista, è mio compito dire che ogni Paese è autonomo di progettare, rielaborare, di riformulare l'offerta del servizio sanitario, sulla cui organizzazione incidono fattori come la ricerca dei servizi e la sostenibilità delle finanze pubbliche. Su queste politiche si gioca la carta della cooperazione della politica sanitaria e della politica dell'accesso: garantire l'accesso è uno degli obiettivi identificati dalla Commissione europea per tutte le nazioni che ne fanno parte, insieme a un'elevata qualità dei servizi da offrire".

In questo contesto rientra appunto il sistema operativo "Laposs & Health", sperimentato con l'obiettivo di determinare la sua validità su tre livelli: l'utilizzabilità dal punto di vista informatico, le procedure organizzative (chi deve fare cosa? chi interroga? chi deve organizzare gli input? chi controlla la competenza dell'informazione), ed infine il raggiungimento dell'identificazione del target, che è appunto la popolazione immigrata. "Il sistema funziona - ha concluso la prof.ssa Agodi -, ma il lavoro diventa più complesso e i tempi si allungano. Soltanto una progettazione partecipata, che svincola l'interesse personale, ci garantisce la riuscita del progetto". La sua riflessione si è conclusa riflettendo sulle priorità della salute, come strumento d'altruismo globale: "Non ci può essere salute del singolo, se non c'è quella della popolazione che lo ospita. La salute è strumento di politica estera. La salute può migliorare la sicurezza globale. La salute promuove i diritti umani".