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Notizie
Processo di Bologna

Alla scoperta del sistema universitario britannico

Al via la serie di incontri su "Ordinamenti universitari a confronto", promossa dalla facoltà di Scienze politiche

 
 
27 marzo 2007
di Giuseppe Melchiorri
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"Viviamo in un'unica grande nazione, l'Europa, e dobbiamo avere coscienza di tutte le realtà che la compongono. E' per questo che la nostra facoltà si è spesa per la realizzazione di questa iniziativa". Con queste parole Giuseppe Vecchio, preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Catania, ha presentato il ciclo di conferenze "Ordinamenti Universitari a confronto: il processo di Bologna e l'Internazionalizzazione delle Università in Italia", organizzato dall'Ufficio relazioni internazionali (Uri) della facoltà.

Martedì 27 marzo, nell'aula magna di Scienze politiche, si è tenuto il primo degli incontri in programma: Amanda Thursfield, Director of programs del British Council, l'ente per la promozione delle relazioni culturali e per la diffusione della cultura britannica all'estero, ha relazionato su "L'ordinamento universitario nel Regno Unito". "Riteniamo la conoscenza delle istituzioni straniere omologhe alle nostre - ha continuato il preside Vecchio - il presupposto fondamentale per capire le relazioni tra le diverse realtà nazionali. Molti dei nostri studenti aspirano a svolgere un periodo di formazione all'estero. La facoltà ha quindi il dovere di fornire loro questo servizio: dobbiamo dare agli interessati tutte le informazioni necessarie affinché possano comprendere le caratteristiche dei diversi sistemi universitari e compiere una scelta più consapevole".


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All'incontro di oggi hanno partecipato anche la delegata di facoltà per l'Internazionalizzazione Francesca Longo, Ersilia La Pergola, docente di Lingua inglese e Valentina Barbagallo, funzionaria dell'Uri di Scienze politiche. Francesca Longo ha chiarito che "l'iniziativa si concluderà nel mese di giugno. Nei prossimi mesi sono previsti altri tre incontri sui sistemi universitari di Germania, Francia e Spagna. Abbiamo scelto questi Paesi perché con loro abbiamo il maggiore scambio, sia a livello studentesco sia di docenti". "Il prossimo anno - ha concluso Longo - vorremmo ripetere questo ciclo di conferenze puntando l'attenzione sugli ordinamenti dei paesi scandinavi".

La professoressa La Pergola ha invece evidenziato come "la riforma universitaria italiana ha assunto molto dal sistema anglosassone. L'incontro di oggi, quindi, ci può aiutare a programmare meglio gli interventi del futuro, evitando certi errori commessi fino ad ora".


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Parlando specificatamente del Regno Unito, Amanda Thursfield ha sottolineato che "il sistema educativo anglosassone è leggermente differente da quello italiano: si va a scuola a cinque anni e l'obbligo si interrompe a sedici. Chi vuole continuare, circa il 90% degli studenti, può scegliere un percorso d'istruzione superiore incentrato su tre o quattro materie fondamentali. In questo modo, chi decide poi di frequentare l'università ha già una certa specializzazione in alcune discipline". "Gli atenei anglosassoni - ha continuato la relatrice - hanno un livello di autonomia molto più alto rispetto a quelli italiani: hanno tutti il numero chiuso, costano di più e accettano solo giovani che a scuola hanno avuto voti molto alti. Gli studenti meritevoli però hanno la possibilità di ottenere prestiti dallo Stato a bassi tassi d'interesse, che inizieranno a restituire solo dopo avere trovato un lavoro".

"Rispetto al sistema italiano - ha concluso Thursfield - l'istruzione universitaria del Regno Unito ha alcuni punti di forza come lo stretto rapporto tra mondo accademico e del lavoro, la maggiore abitudine e attitudine degli studenti agli esami scritti e l'offerta delle strutture accademiche; al contrario i giovani laureati italiani ricevono una preparazione più generale e hanno in media migliori capacità oratorie".