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Arte, cultura e società

"Canta Ro'", canta Etta

Straordinaria partecipazione di pubblico al Teatro Sangiorgi per il concerto di Etta Scollo dedicato a Rosa Balistreri

 
 
27 marzo 2007
di Fabio D'Urso
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"Spero che per voi questo concerto acquisti il significato che ha per me". Etta Scollo così ha espresso l'importanza di ritrovarsi a Catania, a cantare per l'affollatissima platea del Teatro Sangiorgi. Contesto di questa esibizione, nella serata di lunedì 26 marzo, è stato il programma "Arte, cultura e società", coordinato dalla professoressa Grazia Pulvirenti e presentato dai Circuiti culturali dell'Ateneo e dalla Facoltà di Lingue e letterature straniere.

"Quando sono andata via da Catania, avevo diciotto anni. Con mio marito, sono andata a vivere a Torino, senza avere ricevuto alcun aiuto". Da allora la cantante siciliana ha cominciato la sua carriera nel nord Italia, cantando dentro i piccoli locali del capoluogo piemontese. Poi, da quando si è trasferita a Berlino, il suo percorso ventennale di artista ha avuto una crescita davvero esponenziale.
Premiata al Festival Jazz di Diano Marina, dopo diverse collaborazioni con grandi artisti di fama ed internazionale. Con il sassofonista Eddie Lockjaw Davis, ad esempio, ha creato una importante pagina discografica della sua esistenza musicale. Ha cantato in molte città degli States, insieme a Sunny Land Slim, a Champion Jack Cupree. Ha portato a Chicago, New York e New Orleans il suo  complesso stile musicale, elaborato con diversi musicisti e differenti tecniche musicali. Etta, in questi decenni ha attraversato il blues e la jazz fusion, il funky e il punk rock, senza dimenticare la musica dei cantautori italiani e stranieri e la tradizione folk. Questa mistura di stili e di musiche l'ha fatta conoscere e amare e apprezzare dalla critica austriaca e tedesca. Con la sua tournée, dedicata a  Rosa Balistreri, cantautrice anche essa di origine siciliana, nata a Licata ottanta anni fa, è stata nominata per il "Premio della critica discografica tedesca 2005".


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Adesso è ritornata a Catania: "Mi ero dimenticata cosa significasse cantare qui". Etta ha "quasi quarantotto anni". Lo dice mentre guarda sorridente, con i suoi occhi scuri, e "parla semplice", scevra da ogni sovrastruttura linguistica. L'esilità del suo corpo è bene raccontata dai suoi movimenti che sono sempre delicati e quasi divertiti davanti a questo suo pubblico. Canta e racconta la canzoni della Balistreri con il suo timbro alla Billie Holiday che passa da toni bassi contratti e sofferti a quelli alti e aperti e giocosi. Poi, durante una pausa, affronta con franchezza la persone che ha davanti a sè ed esclama: "Io bevo un po' d'acqua, voi fate qualcos'altro: parlate pure al vostro vicino, se volete. Nel frattempo anche gli strumenti fanno pausa, loro che sono vecchi, come la mia chitarra del milleottocentosettanta, che è emozionata come me".

Etta esce con stile delicato dal suo ruolo d'artista, perchè il suo desiderio è quello di raggiungere la platea, in modo atipico e naturale, per fare memoria della Balistreri, a partire dalla memoria di questa artista siciliana. Racconta la Scollo al suo pubblico: "All'età di quindici anni, Rosa, che già era conosciuta per la sua splendida voce, chiese a un suo vicino di casa di prestargli la sua chitarra, promettendogli che l'avrebbe tenuta in braccio, come si fa con un bambino". Così comincia a cantare "Una strana posizione", insieme ai Lautari, che l'hanno accompagnata in questo spettacolo, insieme all'Orchestra giovanile dell'Istituto musicale Vincenzo Bellini. La canzone è una vera e propria preghiera al cielo, un inno - attraverso la richiesta dell'acqua - al diritto alla vita della gente di Sicilia. La sua voce, mentre la interpreta, si fa struggente.

Poi, con lo stesso artificio, ricorda un concerto della Balistreri dove improvvisamente venne a mancare la luce. "E allora Rosa cantò senza accompagnamento, poichè i messaggi arrivano sempre, e sempre arrivano al cuore le canzoni popolari". Etta fa lo stesso: canta dei pescatori siciliani che vanno a calare la rete nel mare "che ora è diventato scuro", come "buia" è diventata la Sicilia, dopo tutte le colonizzazioni subite, da cui ha ricevuto ogni tipo di violenza. Canta "I pirati"- testo scritto per Rosa dal poeta Ignazio Buttitta - "l'ultima cantatrice siciliana", che ha saputo raccontare con la sua vita e il suo impegno di intellettuale, quella parte del popolo che avuto nell'Isola piena consapevolezza della sua memoria oltre che della sua sofferenza. Canta Etta, con parole che qui trascriviamo in modo corrente: "Ci hanno rubato il sole, siamo rimasti al buio, ci hanno tolto pure gli occhi".


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Ai giovani dell'Orchestra, diretti dal maestro Vincenzo Romeo, la Scollo ha infine voluto esprimere la propria gratitudine, come a volere sottolineare l'importanza del loro lavoro, qui a Catania.

Tra i brani che Ella Scollo ha interpretato, coinvolgendo tutto il pubblico, vogliamo ricordare la canzone "A curuna" accompagnata soltanto dai ritmi dei Lautari, che hanno riportato il pubblico alle melodie andaluse. Con la canzone "Rosa canta e cunta" ha voluto ricordare la consapevolezza  dell'esistenza della vita della "cantatrice" di Licata, che oggi avrebbe avuto ottant'anni: "Quando morirò, non fatemi una messa ma regalatemi un fiore, pensatemi soltanto". Il concerto si è chiuso con la dedica un'altra donna siciliana, sofferente di una malattia genetica, la sclerosi laterale amiotrofica, "perchè lei, come ogni altro essere umano al mondo, non perda il senso della sua esistenza". O come diceva Rosa: "Canto e cuntu per non perdiri lu cuntu".