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Circuiti culturali

Gibellina, investire in cultura trasforma il territorio

Il presidente della Fondazione Orestiadi - ospite dell'ateneo - discuterà l'esperienza della ricostruzione dopo il terremoto del Belice

 
 
15 febbraio 2007
di U.S.
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Giovedì 15 febbraio alle 17,30 nell'aula magna del Palazzo centrale dell'Università si terrà un incontro per la presentazione del saggio di Giuseppe Frazzetto  Gibellina. La mano e la stella, pubblicato dalle Edizioni Orestiadi. Interverranno Antonino Recca (rettore dell'Università di Catania), Antonio Pioletti (pro-rettore dell'Università di Catania), Ludovico Corrao (presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina), Enzo Fiammetta (direttore del Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina), Luciano Granozzi (facoltà di Lingue).

La vicenda di Gibellina nuova comincia come reazione alla tragedia del terremoto avvenuto il 15 gennaio 1968. Si aprì subito un dibattito relativo ai modi ed ai tempi della ricostruzione. Ludovico Corrao, guida politica, sociale e culturale della popolazione gibellinese, riuscì da un lato ad evitare la realizzazione di progetti che la popolazione avvertiva come una violenza, dall'altro si fece promotore d'una riflessione di respiro internazionale presto divenuta la linea guida della ricostruzione della città.

Così Gibellina, da più di trent'anni, è diventata l'esempio d'una identità ribadita in continuo colloquio con i segni del nuovo. D'altra parte - come sostiene nel suo saggio Giuseppe Frazzetto - la tensione verso il rinnovamento ha sempre caratterizzato la Sicilia. Si tratta di un elemento da ribadire, rispetto ai tanti pregiudizi che indicano invece la Sicilia come il luogo del tradizionalismo, oppure come sede d'un passato mitico che in sostanza impedisce la comprensione del presente.

Ma una peculiarità di quanto realizzato a Gibellina fu fin dall'inizio l'attenzione per il significato artistico ed antropologico del produrre. Lo si percepisce nella presenza caratterizzante di sculture collocate nelle strade e nelle piazze. Queste sculture del resto si confrontano, metaforicamente, col grande Cretto di Alberto Burri. Realizzato sui ruderi della Gibellina distrutta dal terremoto e dalle ruspe, il Cretto ne replica parzialmente l'assetto viario, l'impianto urbanistico: colate di cemento hanno inglobato le macerie, organizzandosi in blocchi di misura e forma diseguale, ad altezza d'uomo.

Nel corso degli anni Ottanta l'esperienza di Gibellina s'è poi aperta all'architettura di qualità, con un'evidente presa di posizione a favore d'un modello aperto di progettazione della città, nelle sue articolazioni "modulari" su macroscala e scala media, e nelle sintesi dei microinterventi. Vi si materializza il dibattito italiano sull'architettura nel corso degli anni Ottanta, gli anni del cosiddetto postmoderno.

Né l'esperienza dell'investimento in cultura al servizio della costruzione di una nuova identità urbana, effettuato a Gibellina, si esaurisce nel fatto architettonico. Parimenti importante, ad esempio, è l'attività teatrale che a partire dal 1982 si snoda con sguardo attento alle più significative esperienze internazionali del nuovo teatro ma anche della nuova musica. Così, all'inizio degli anni Novanta, Ludovico Corrao crea la "Fondazione Orestiadi". Già la sede della Fondazione è significativa: è il Baglio Di Stefano, antico simbolo del latifondo.

Il Baglio Di Stefano è sede del "Museo delle Trame Mediterranee", che raccoglie costumi, tessuti d'arte, ceramiche e gioielli di popoli e culture dell'area mediterranea, "cercando nel confronto tra oggetti di differente provenienza periodo e uso i tratti comuni ed i percorsi paralleli, la permanenza del motivo decorativo nel tempo o la sua evoluzione". Il Baglio - come ha scritto Corrao - appare ora l'Acropoli della "fabbrica civica" gibellinese: una fortezza rifondata, per ricostituire proprio nel luogo simbolo del mondo feudale, "la fortezza del pensiero contemporaneo radicato nell'antica civiltà del nostro paese". Contrassegno visibile di questa coraggiosa operazione culturale è l'addossamento, sulla facciata interna del Baglio, della grande Montagna di sale di Mimmo Paladino.