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Ateneo

Stabilizzazione per 224 lavoratori precari

Presto partirà anche l'anagrafe di co.co.pro. e contratti a tempo determinato 

 
 
25 gennaio 2007
di Giuseppe Melchiorri
conf stampa precari università tn.jpg

"Oggi è sicuramente un giorno importante, ma ogni tipo di trionfalismo è fuori luogo. L'avvio del processo di stabilizzazione di oltre 200 precari dell'Ateneo era un atto dovuto che arriva purtroppo con notevole ritardo e con il quale abbiamo ridato dignità a questi lavoratori, la cui attività è fondamentale per il funzionamento della macchina universitaria".

Sono queste la parole con cui Antonio Pioletti, prorettore e delegato ai rapporti sindacali dell'Università di Catania, ha aperto l'incontro che si è svolto mercoledì 31 gennaio nell'aula magna del Palazzo centrale e con il quale è stato presentato ai giornalisti il protocollo di pre-intesa, firmato nei giorni scorsi dall'amministrazione universitaria, dalle organizzazioni sindacali di categoria (Flc-Cgil, Cisl università, Uilpa-U.R., Confsal Snals Università- Cisapuni, Csa di Cisal, Ugl Università) e dalle rsu, per l'avvio del processo di stabilizzazione di 224 precari "storici" Puc-Asu (ex Lsu e Lpu), e approvato dal Consiglio di amministrazione dell'Ateneo.

Il primo momento di questo percorso riguarda l'avvio immediato di tutte le procedure consentite dalle attuali normative regionali e nazionali per garantire, già nel breve periodo e nel rispetto dei vincoli di bilancio, il massimo impiego orario di tutti i lavoratori (si passa da 18 a 36 ore settimanali), nonché un'adeguata copertura previdenziale.

"Questo tipo di intesa - ha evidenziato il rettore Antonino Recca - era nelle nostre linee programmatiche; abbiamo imboccato la strada giusta, ora dobbiamo continuare a percorrerla. Sono orgoglioso di quello che ha fatto il prorettore in così breve tempo: significa che il gioco di squadra che abbiamo portato avanti sin dal primo momento sta dando i frutti sperati". All'incontro erano presenti anche il direttore amministrativo Federico Portoghese, Agata Lo Faro, vicedirigente dell'Area Risorse umane, e Lorenzo Piscione, funzionario dell'Università, che ha seguito da vicino le trattative con le sigle sindacali.

"E' solo un primo passo- ha continuato Pioletti- certamente importante perché rappresenta il mantenimento di una linea programmatica largamente condivisa. Ma la lotta al precariato, vero male sociale, non si ferma qui: in vista della nuova programmazione triennale delle risorse umane, stiamo preparando un'anagrafe del precariato che sarà funzionale alla nuova pianificazione degli obiettivi. Fino ad ora il dato che emerge è che nel nostro Ateneo esistono 1291 lavoratori precari, con diverse fattispecie contrattuali: davvero troppi. Cercare di risolvere questo problema è la dimostrazione che la cultura guida dell'amministrazione universitaria è quella del lavoro. Un ringraziamento speciale va inoltre ai sindacati: senza la loro collaborazione non avremmo mai potuto raggiungere questo obiettivo".

"Raddoppiare le ore di lavoro - ha sottolineato il dottor Portoghese - non rappresenta solo un vantaggio per i precari, ma vuol dire anche migliorare i servizi universitari, alcuni dei quali, purtroppo, sono ancora carenti. Finalmente potremo formare le professionalità necessarie".

La stessa soddisfazione è stata espressa anche dai rappresentati sindacali: Ninni Milazzo (Cisl università) ha voluto porre in evidenza l'importanza dell'accordo che "permette ai precari storici non solo di ottenere benefici economici ma soprattutto previdenziali", mentre Nino Gatto (Uil-p.a.) ha affermato che questo accordo rappresenta "un significativo cambio di mentalità, perché in passato troppe volte il precariato è stato scambiato con la flessibilità".

"Il prossimo passo - ha invece rimarcato Franco Tomasello (Flc-Cgil) - deve essere il recupero dell'apporto previdenziale di chi fino ad oggi è stato precario, assicurando poi la massima trasparenza nei rapporti di contratto di diritto privato". Ma cosa pensano i diretti interessati? Patrizio Falcone, ex Lsu, precario dal '91 e dipendente dell'Università dal '98, è visibilmente contento: "Noi precari non siamo mai stati considerati. Molti ci considerano degli ignoranti ma la maggior parte di noi è diplomata o addirittura laureata. Per quanto riguarda la mia esperienza, non ho avuto mai mansioni specifiche, ho sempre fatto di tutto e senza potere usufruire dei diritti che avevano gli altri colleghi. Certo, ancora la strada è lunga, si deve recuperare il tempo perduto, soprattutto a livello previdenziale: ma l'accordo approvato è un buon punto di partenza".