ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Ateneo

L'economia italiana dopo la Finanziaria 2007

Sabato 20 gennaio incontro ad Ingegneria con il ministro Padoa-Schioppa

 
 
01 dicembre 2017
di M.C.
Padoa Schioppa Recca.jpg

"L'economia italiana dopo la legge finanziaria 2007". E' questo il titolo dell'incontro, organizzato dall'Università di Catania e da Confindustria Catania, che si è svolto sabato 20 gennaio, nell'aula magna della Facoltà di Ingegneria, alla presenza del ministro dell'Economia e delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa.
L'incontro si è aperto con i messaggi del sindaco di Catania Umberto Scapagnini e del presidente della Provincia regionale Raffaele Lombardo. La relazione del ministro Padoa-Schioppa è stata preceduta dagli interventi del presidente di Confindustria Catania, Fabio Scaccia e del rettore Antonino Recca, che pubblichiamo di seguito.

Rivolgo il mio personale saluto alle autorità, ai docenti, al personale tecnico-amministrativo, agli studenti e a tutti i gentili ospiti, ringraziandoli per la loro presenza all'incontro odierno con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, prof. Tommaso Padoa-Schioppa, illustre esponente del Governo.
Ringrazio anche il preside di Ingegneria, Luigi Fortuna, e i colleghi della Facoltà per aver organizzato quest'incontro.
Un caloroso benvenuto ed un particolare ringraziamento al Ministro dell'Economia, prof. Tommaso Padoa-Schioppa, per aver voluto accogliere l'invito dell'Università di Catania e della Confindustria, onorandole della sua presenza e concedendoci un'importante occasione per rassegnargli alcune delle più pressanti necessità della comunità universitaria nazionale e regionale, ed in particolare di quella catanese, nella logica di un dialogo produttivo che - a mio avviso - mai deve essere interrotto, soprattutto quando si attraversano momenti di grandi difficoltà.
Infine, ma non per ultimo, ringrazio il dott. Mario Ciancio Sanfilippo, direttore del quotidiano "La Sicilia" e autorevole rappresentante dell'imprenditoria siciliana, per la sua disponibilità a partecipare, con il suo qualificato coordinamento, a questo incontro, nonché per l'attenzione sempre dimostrata nei confronti dell'Università di Catania che mi onora della carica di rettore. Attenzione, quella del dottor Mario Ciancio e del quotidiano "La Sicilia", che presto potrà ulteriormente concretizzarsi attraverso nuove iniziative editoriali, comunemente assunte, rivolte ai 70 mila studenti iscritti ai 134 corsi di studio delle 12 Facoltà di questo Ateneo.

* * *

Definitivamente approvata dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica, la Finanziaria da 35 miliardi di euro per il 2007 è legge. I dissensi e le proteste degli ultimi mesi dello scorso anno, le contrarietà, le polemiche e le contestazioni che hanno caratterizzato il tormentato percorso di costruzione e di definizione dei 1.364 commi che la compongono non si sono sopiti, ed anzi sono tuttora rilevanti nel Paese. Più ancora lo sono tra i due schieramenti politici, di maggioranza e di opposizione, oltre che all'interno di ciascuno di essi. Si tratta, come è ormai ampiamente noto, pur con una serie di distinguo, di una legge finanziaria particolarmente articolata e complessa.
Insomma, una difficile finanziaria il cui futuro si preannuncia alquanto movimentato, anche e non soltanto per le riforme che vanno assolutamente fatte, ed in tempi brevi; tra le quali, e soprattutto, quelle che riguardano la previdenza, il lavoro e gli ammortizzatori sociali, le liberalizzazioni, la pubblica amministrazione, le infrastrutture, la formazione e la ricerca scientifica.
Un grande impegno ed un grande confronto sui problemi economico-sociali, quindi, che si svolgerà all'interno della maggioranza per dimostrare la volontà e la capacità di rilanciare un'efficace azione di governo, e con le forze politiche dell'opposizione, oltre che all'interno, senza escludere il livello della riforma elettorale in ordine alle problematiche da dirimere, ai contenuti da fissare ed ai tempi del confronto fra le parti.
Al di là delle prese di posizione via via assunte dalle diverse categorie che dalla finanziaria e dalle leggi di riforma ad essa collegate e conseguenti sono comunque direttamente interessate, di certo c'è che il nostro Paese sta attraversando e vivendo un momento particolarmente difficile, che in definitiva si riflette ed incide sulle scelte di politica economico-finanziaria che il Governo e il Parlamento sono chiamati a compiere.
Auspicabilmente, che lo facciano con un confronto sereno ed efficace, con condivisione (ove e per quanto sia possibile) in ordine alle tematiche e alle priorità. E soprattutto che giungano presto alla conclusione, una conclusione per quanto possibile condivisa, nell'interesse del Paese e con decisioni tali da portare al miglioramento della vita di tutti. Recuperando, per quanto sia possibile, in ordine a quella difficoltà di condivisione che ha riguardato diversi settori dell'opinione pubblica, del lavoro e del sistema economico e produttivo del nostro Paese: professionisti, artigiani, imprenditori (commercianti ed industriali), lavoratori del settore privato e del pubblico impiego (tra i quali, particolarmente numerosi, gli appartenenti ai comparti della scuola e dell'università).

Va detto, per come ampiamente riportato dalla stampa a grande diffusione nazionale, che la Finanziaria 2007, nonostante le contestazioni, ha convinto gli organismi internazionali già a partire dal mese di novembre dello scorso anno. Su una stima del deficit-pil sotto il 3 per cento si sono espressi il Fondo monetario internazionale, la Banca d'Italia e la Banca centrale europea.
Quest'ultima l'ha fatto a metà dicembre, seguita dal giudizio positivo alla Finanziaria 2007 formulato al ministro dell'Economia Padoa Schioppa dal Commissario agli Affari economici della Commissione europea Joaquin Almunia. Con soddisfazione in Europa per quella che viene indicata un'inversione di rotta dei conti pubblici italiani, mentre da parte della Commissione è venuto un applauso al dato sul fabbisogno, che farebbe crescere l'ottimismo sul risanamento del deficit italiano e procedere più celermente verso il riequilibrio delle finanze pubbliche. E c'è anche di più. Viene prospettato che, per la flessione del dato sul fabbisogno del settore statale con incidenza positiva sul risultato finale del 2006, già nel marzo prossimo alla Finanziaria potrebbe essere consentito di abbassare il deficit addirittura al di sotto del 2,8 per cento del prodotto interno lordo.

Se così stanno le cose, e se questa finanziaria, indicata dalla maggioranza parlamentare e dal governo come "di svolta" e "grande operazione di risanamento del Paese", non ha dato alle università italiane risposte adeguate alle loro necessità, allora è il caso di riflettere, presto e insieme, sull'indifferibile urgenza di interventi strutturali da parte del governo a sostegno delle iniziative universitarie per la qualità della ricerca scientifica e della didattica, settori strategici per ogni Paese sviluppato e competitivo. Ed anche per l'occupazione, eliminando il precariato ed attivando interventi per consentire a quanti hanno conseguito risultati formativi di qualità di avere finalmente riconosciuto anche sul piano economico il loro merito. Nella consapevolezza, di qui l'urgenza di un progetto di sviluppo del sistema formativo della popolazione italiana e del sistema universitario, che il capitale umano rappresenta la risorsa primaria sulla quale investire.

Rispondendo alle critiche dei suoi ex colleghi rettori sulla posizione, da loro considerata riduttiva, assunta dal Governo nei confronti delle conclamate difficoltà e delle marcate esigenze dell'Università italiana nel suo complesso, il senatore Luciano Modica, attuale sottosegretario dell'Università e della ricerca scientifica, già rettore dell'Università di Pisa e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, la Crui, ha rappresentato la necessità e l'urgenza di dare vita ad una nuova istituzione: un'agenzia nazionale per la valutazione delle università e della ricerca, che premi qualità e merito.
Da parte degli atenei viene risposto chiaramente che senza risorse non si può andare avanti, che non può bastare l'impegno a migliorare la situazione dei vincoli di spesa. Pertanto se alla metà di quest'anno le cose andranno meglio in economia e sarà possibile l'immissione di risorse aggiuntive rispetto a quelle previste dalla Finanziaria, questo potrebbe servire ad innescare criteri premianti all'interno degli atenei.
Soprattutto quando la ricerca, l'innovazione e la formazione vengono indicate come le tre componenti fondamentali per modernizzare le aziende ed il Paese, per la modernizzazione del sistema imprenditoriale italiano nell'ambito del quale sono numerosissime le micro aziende.
L'agenzia nazionale per la valutazione è strumento di certo estremamente positivo per gli atenei che puntano sulla qualità della ricerca. Ma va adeguatamente considerato che la qualità della ricerca scientifica non è affatto disgiunta, né mai potrebbe esserlo, dalla qualità della didattica; che anzi procedono di pari passo, intersecandosi e soprattutto integrandosi. E che per procedere in tal senso sono necessarie specifiche risorse; sono necessari adeguati finanziamenti.
Soprattutto è necessaria la volontà politica di procedere in tal senso. Tenendo presente il variegato e complesso mosaico che caratterizza i singoli atenei, ed in ciascuno di essi le facoltà ed i dipartimenti: aule ed altri ambienti, laboratori, strumentazioni, tipicità dei corsi di studio e delle lauree specialistiche, scuole superiori d'eccellenza e di elevata formazione, rapporto numerico studenti per ciascun docente, rapporto tra il tempo destinato alla ricerca scientifica e quello destinato all'attività didattica; e naturalmente quant'altro possa riguardare l'impegno individuale e la disponibilità di risorse umane: giovani ricercatori, dottori ed assegnisti di ricerca, personale tecnico e personale amministrativo.
Decidere prima di tutto in ordine al modello che si intende adottare: quello che comunemente viene indicato con l'espressione modello dualista (distinguendo nettamente tra università centri di ricerca ed università centri di didattica, consistente nella distinzione delle università in università di serie A ed università di serie B) e quello indicato con l'espressione modello non dualista dell'università, ovvero l'attuale modello, realizzando gli interventi che si rendono necessari ed urgenti per migliorare i curricola formativi; modello che non diversifica affatto - né può essere altrimenti a giudizio del mondo accademico e non soltanto del mondo accademico - il ruolo e le funzioni degli atenei, la cui caratteristica fondante ed operativa consiste nell'assoluta integrazione tra ricerca scientifica e didattica.
Indubbiamente, prestando grande e rigorosa attenzione alla qualità, della ricerca scientifica e della didattica, entrambe ed insieme fondamentali per la formazione degli studenti e per la crescita culturale ed economica del nostro Paese, oggi sicuramente più importanti di prima.
Ed in ogni caso attivando un controllo mirato ad evitare sprechi e squilibri, con gli atenei a realizzare, da parte loro, un utilizzo virtuoso dei finanziamenti e delle risorse.

Gli atenei sono istituzioni pubbliche aperte alla società; il mondo universitario attira su di sé l'attenzione della società. Ad essa - anche perché gli studenti universitari sono un milione e ottocentomila - è giusto che il mondo universitario risponda in termini operativi, di efficienza e di qualità. Anche e non soltanto per questo sono comunque necessarie maggiori risorse di quelle attuali, oggi più insufficienti di quelle di ieri, di quelle degli anni passati (non è affatto possibile destinare alla ricerca poco più dell'1 per cento sul prodotto interno lordo). Ed è altresì necessario che le risorse siano razionalmente destinate e che siano collegate alla responsabilità e alla valutazione degli atenei.
Ecco alcuni dati per renderci sempre più consapevoli di quanto siano importanti ed urgenti gli interventi a favore dell'università, della formazione superiore e di eccellenza, della ricerca scientifica.

  • Gli studenti universitari sono un milione e ottocentomila (poco più di un decimo di loro sono iscritti negli atenei della Sicilia, settantamila a quello di Catania).
  • Stando ai dati forniti dall'Istituto di statistica, nell'anno accademico 2005-2006 gli iscritti per la prima volta all'università sono stati 332.000, 16.000 in meno dell'anno precedente.
  • Il rapporto ISFOL 2006 rileva che tuttora la scolarità decresce con l'innalzarsi dell'età (71,7 per cento dei diciottenni).
  • In 300 mila hanno completato con esito positivo gli studi accademici, facendo registrare una leggera crescita rispetto agli ultimi anni. Ma, come rilevato dall'ISTAT, uno studente su cinque non ha rinnovato l'iscrizione all'università nell'anno accademico 2005-2006, il 40 per cento degli iscritti è in situazione di ritardo rispetto al normale percorso degli studi e quindi di fuori corso, il 64 per cento dei laureati ha concluso fuori corso gli studi. Su 100 immatricolati, prevalgono nettamente le ragazze: 56 rispetto a 44 ragazzi.
  • Per quanto concerne le spese per la ricerca, l'Italia è molto lontana, col suo poco più dell'1 per cento sul prodotto interno lordo, dall'obiettivo del 3 per cento fissato dall'Agenda di Lisbona, ed ampiamente distaccata da quasi tutti i Paesi europei, con la Francia al 2,2, la Germania al 2,5, la Finlandia al 3,4 e la Svezia al 3,8 per cento (gli Stati Uniti sono a quota 2,7 e il Giappone al 3 per cento).
  • Per quanto riguarda gli addetti alla ricerca, l'Italia è addirittura fanalino di coda col suo poco più del 2 per mille lavoratori, mentre la Francia, la Germania e la Danimarca registrano il 6 per mille, il Belgio il 7, la Svezia il 9 e la Finlandia il 13 per mille (gli Stati Uniti il 7,5 e il Giappone l'8,5 per mille lavoratori).
  • Se facciamo riferimento alla spesa universitaria annuale per ciascuno studente, quella dell'Italia è di poco inferiore agli 8.000 dollari, al pari dell'Ungheria; il Giappone e la Germania arrivano a quasi 12.000 dollari; la Svezia a quasi 16.000 e gli Stati uniti a 23.000 dollari.
  • Per quanto ci riguarda, il Fondo di finanziamento ordinario è quasi interamente assorbito dagli stipendi del personale. Così da parte del presidente della Crui Guido Trombetti, presentando a Roma la relazione annuale sullo stato delle università italiane; da parte sua evidenziando che, fatto 100 il Fondo del 2001, il rapporto tra il 2001 e il 2006 è salito a 112,4, ma nello stesso periodo il livello degli emolumenti fissi del personale universitario è passato da 100 a 124.

Un progetto di sviluppo del sistema universitario italiano, per migliorare il sistema formativo, è urgente e non più rinviabile. Da questo punto di vista può risultare comprensibile la durezza delle posizioni espresse dai rettori e della Crui nei confronti del Governo per non avere pienamente considerato le difficoltà dei singoli atenei e dell'università italiana, settori fondamentali per le nuove esigenze culturali e per la formazione universitaria e specialistica delle giovani generazioni; atenei nel cui ambito sono particolarmente operativi settori trainanti per la ricerca scientifica, tutti determinanti per sollevare le sorti economiche e per lo sviluppo.
E' quindi necessario il dialogo, è necessario il confronto, paziente e accorto; è necessaria una riflessione approfondita sulle scelte da compiere, sull'ottimizzazione dell'esistente e sulla dotazione di adeguate risorse al ruolo che gli atenei sono chiamati a svolgere; e cercare insieme una convergenza che risulti utile per il nostro Paese.

Come è stato espresso dal presidente della Crui Guido Trombetti, la gestione della qualità sta guadagnando voce sempre più rilevante all'interno dell'Università italiana. Il dovere di trasparenza verso le istituzioni e verso l'opinione pubblica esige di sottoporre a verifica gli obiettivi programmati e i risultati conseguiti, ed è anche per questo che cresce l'urgenza di creare un'Agenzia indipendente per la valutazione universitaria, che gestisca il monitoraggio (e da più parti viene chiesto un programma di monitoraggio di quanto hanno fatto gli atenei almeno nell'ultimo quinquennio), che gestisca anche la verifica e la certificazione delle attività condotte dagli atenei in ambito didattico, scientifico ed amministrativo.
Insomma, bisogna che trovi affermazione la cultura della qualità come strumento per contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di obiettivi di miglioramento e di modernizzazione.
Per potere realizzare tutto questo, chiediamo al Governo particolare attenzione e risorse adeguate a svolgere con successo il delicato quanto importante compito che le università hanno di formare, culturalmente e professionalmente, le giovani generazioni, che rappresentano il nostro futuro, il futuro del nostro Paese nel mondo.
Antonino Recca
Rettore dell'Università degli Studi di Catania