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Rappresentazioni classiche a Siracusa

Incontro con la prof.ssa Fondacaro

 
 
01 dicembre 2017

Lunedì 5 maggio alle ore 17,30 nella Sala Museion in collaborazione con l'ERSU, l'AEDE (Association Europeenne des einseignants), in preparazione del XLIV ciclo di Rappresentazioni Classiche di Siracusa, ha proposto ai soci e agli studenti dell'Università la conferenza della socia prof.ssa Mariolina Fondacaro.

La relatrice ha subito voluto sottolineare l'interesse veramente straordinario di potere assistere alla rappresentazione dell'intera trilogia, unica rimastaci del teatro antico, che, rappresentata nel 458 a.C., due anni prima della morte del suo autore può considerarsi la "summa" del pensiero di Eschilo e dell' Atene del suo tempo ancora proiettata nella costruzione del suo futuro. Dopo aver rapidamente accennato alla valenza religiosa dello spettacolo teatrale che coinvolge tutta la  cittadinanza , e alla pregnanza educativa che in quella sede ha la parola del poeta, la relatrice si è soffermata sul significato dell'Orestea come trilogia: al di là dei contenuti delle singole tragedie che la docente ha esposto brevemente, alla base dell'opera c'è l'eterno conflitto fra vecchio e nuovo, fra la cultura aristocratica, che Eschilo raffigura nel mondo tribale dell'"Agamennone" dominato da sanguinose vendette, e quella democratica, rappresentata dal tribunale ateniese delle "Eumenidi".

Nella tragedia centrale, "Coefore", l'ordine di Apollo sembra portare alle estreme conseguenze la logica aristocratica della vendetta: Oreste si trova nella necessità di vendicare l'assassinio del padre a prezzo della rottura del tabù più antico e più sacro, quello che vieta lo spargimento del sangue consanguineo e, particolarmente, quello della madre.

Lo scontro fra i due mondi è dunque  insanabile e radicale, ma la soluzione che Eschilo propone non è quella della guerra all'ultimo sangue. Già il contrasto si configura come un regolare processo in un tribunale umano appena istituito dalla dea Atena e inoltre l' affermazione di Apollo, che la madre non è consanguinea del figlio perché è solamente custode e nutrice del seme paterno, pone fine al conflitto e le Erinni sconfitte acconsentiranno ad entrare , su invito di Atena, nei ranghi delle divinità protettrici della "polis": ispirando terrore puniranno i violatori delle leggi cittadine, si faranno garanti della certezza della pena, saranno gelose custodi e vendicatrici non più della consanguineità fisica delle famiglie aristocratiche, ma della consanguineità ideale dei cittadini della stessa città.