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Ersu
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"Notte di note" all'Istituto d'Arte


 
 
10 luglio 2007
di U.S. Ersu
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Stregati dalla luna. Complici la magia di una notte breve, prossima al solstizio d'estate, l'oscuro fascino del barocco etneo e la segreta malia di parole e musica, il cartellone di iniziative congiunte, varato dal gruppo di Catania dell'AEDE (Association Européenne des Enseignants) e dall'ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) dell'Ateneo catanese, si è concluso con "Notte di note al chiaro di luna", un appassionante concerto introdotto dai saluti dei responsabili delle due istituzione culturali, Lina Calì Rizzo e Nunzio Rapisarda.

Gremito di pubblico, il Chiostro dell'ex Collegio dei Gesuiti, oggi prestigiosa sede dell'Istituto Statale d'Arte, è stata la suggestiva cornice dell'evento: a fare gli onori di casa la dirigente Bianca Boemi, mentre il maestro Remo Gerevini, in un pastello appositamente creato per l'occasione ed utilizzato per illustrare la letteratura di sala della serata, con un sottile gioco d'impalpabili trasparenze ha fermato sulla carta le impressioni di un pianoforte idealmente racchiuso dall'elegante loggiato del più bel cortile di via Crociferi. Note e versi, poi, hanno rapidamente conquistato l'uditorio, rispettivamente affidate al pianoforte di Franca Gravagno e alla voce recitante di Francesca Cuffari: ed è stata subito sera, grazie ai chiari di luna di Beethoven e Debussy, alle serenate di Schubert e di Frontini, alle ninne-nanne di Brahms e di Chopin, ai notturni di Field, Chopin e Liszt, in felice contrappunto con una vasta silloge poetica che prevedeva pagine scelte di Foscolo e Leopardi, Pascoli e D'Annunzio, fino al "Mercante di Venezia" di Shakespeare, con l'esaltazione del potere della musica.

Illustrata dal musicologo Giuseppe Montemagno, la locandina ha esplorato l'immaginario legato alla notte e al sogno tra Otto e Novecento, in un percorso in crescendo presto rivelatosi ipnotico e soggiogante. In chiusura, un omaggio al Cigno catanese: prima con "Fenesta ca lucive", preceduta da un celeberrimo sonetto di Salvatore Di Giacomo ("Nu pianefforte 'e notte"), poi con una rara trascrizione pianistica ottocentesca di "Casta Diva", firmata da Friedrich Burgmüller e proposta in prima esecuzione catanese. Per intonare un ultimo canto alla luna, nel magico incanto d'intarsi barocchi schiusi su una finestra di cielo.