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Ersu
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Equilibrio ed eleganza, l'esecuzione del giovane Aricò

Venerdì sera applaudito concerto alla sala Museion

 
 
23 aprile 2007
di U.P.
aricò foto museion.jpg

Nell'accogliente "Sala Museion" presso la residenza universitaria "Centro" di Catania si è esibito venerdì sera, 20 aprile, il pianista catanese Dario Emauele Aricò. I presenti, programma della serata alla mano, stentano a credere che questo giovane concertista dal timido sorriso vanti già un così vasto ed importante "curriculum": formatosi alla scuola dell'illustre Prof. G. Cultrera, laureatosi col massimo dei voti in Discipline Musicali presso l'Istituto Bellini di Catania, partecipa a numerosi concorsi pianistici nazionali ed internazionali classificandosi sempre tra i vincitori, si esibisce presso prestigiosi teatri nazionali (Politeama di Palermo, Goldoni di Livorno per citarne solo alcuni), all'estero tieni concerti presso il Mozarteum di Salisburgo, a Francoforte e Lindau.

Il programma del concerto è denso di pregnanti ed impegnativi brani: Toccata e fuga in re minore di J. S. Bach; Sonata in re maggiore n. 33 di F. J. Haydn; Rapsodia Ungherese n. 12, Ballata n. 2, Tarantella di F. Liszt. Il critico più esperto si pone attento all'ascolto, il semplice amatore incuriosito. Il suono del pianoforte si diffonde, infine, permea la sala. Il pianista dà vita alla partitura con incredibile disinvoltura, sicurezza, consumata esperienza; tutto si sussegue con equilibrio ed eleganza, senza nulla concedere a sterili ed inani virtuosismi.

L'intima concentrazione del concertista è la medesima dell'uditorio che, rapito, ne segue le note, le mani ora frenetiche ora morbide, vellutate tese a rendere i giusti accenti tecnici ed espressivi dei brani. L'applauso, a stento trattenuto, più volte timidamente accennato, scoppia, infine, fragoroso. Il sorriso sul volto dei presenti testimonia che l'inscindibile unione tra il pianista e il suo pianoforte è divenuta empatia tra l'artista e il suo pubblico. I bis, richiesti a gran voce, si susseguono generosamente l'uno dopo l'altro: Rachmaninoff, Beethoven, Listz ed uno "Scherzo", deliziosa composizione dello stesso Aricò. Di nuovo l'applauso, spontaneo, sincero omaggio alla limpida e trascinante interpretazione del giovane pianista dalle note tanto plastiche quanto aeree. Colpisce la notevole naturalezza esecutiva, l'intrinseca comunione dell'artista e il suo strumento, l'uno voce dell'atro, l'uno complice dell'altro in una diade semplice e perfetta.
Se questa è l'alba del giovane pianista catanese Dario Emauele Aricò radioso sarà certamente il suo giorno.