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Ersu
Appuntamento con la lirica

"Norma", laboratorio creativo di Bellini

Conversazione multimediale del musicologo Giuseppe Montemagno

 
 
05 marzo 2007
di G.P.
foto incontro montemagno.jpg

Capolavoro della drammaturgia musicale di primo Ottocento, Norma sempre più appare come un testo "aperto" e passibile di letture stratificate, come un laboratorio creativo in cui Vincenzo Bellini, d'intesa con il librettista Felice Romani, sperimenta nuove soluzioni morfologiche ed espressive.
Sulla singolarità di questa esperienza si è soffermato il musicologo Giuseppe Montemagno, nell'illustrare l'opera al vasto uditorio dell'Aede (Association Européenne des Enseignants) e dell'Ersu (Ente Regionale per lo Studio Universitario), per l'ormai tradizionale "Appuntamento con la lirica", in vista delle rappresentazioni programmate nel cartellone del Teatro Massimo Bellini.
Nel corso della prima parte della conversazione multimediale, in particolare, il relatore ha analizzato il repertorio e il contesto artistico-istituzionale in cui vide la luce l'opera, titolo inaugurale della stagione di Carnevale del 1831 del Teatro alla Scala di Milano, evidenziando l'originalità degli apporti scaturiti dal fruttuoso sodalizio degli autori con la compagnia di canto, capeggiata da Giuditta Pasta, e con lo scenografo-decoratore Alessandro Sanquirico.
Da queste premesse è scaturita una dettagliata indagine della "grammatica" del capolavoro belliniano, di un'organizzazione formale che, se per un verso perfeziona l'impianto della "solita forma", d'altro canto accorpa i numeri musicali in vista della formazione di più vasti tableaux. Di queste strategie compositive è stata fornita ampia esemplificazione grazie ad alcuni ascolti video, volti a dimostrare come le scelte musicali diventino il veicolo privilegiato per la creazione di una drammaturgia solidamente impostata lungo due assi tematici, lo scontro tra la dimensione pubblica e gli affetti privati e la solidarietà che unisce i due personaggi femminili di Norma ed Adalgisa: conflitti tutti mirabilmente risolti ed equilibrati nell'aria-ensemble finale, tra le colonne del tempio d'Irminsul, in cui un sentimento di cristiana pietas risolve la tragedia lirica nel segno dell'umana (com)passione.