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Cutgana
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Lavascape, l'Etna tra storia e progetti di intervento

Seminario di Mauro Coltelli (Ingv)

 
 
02 maggio 2011
Lavascape storia e progetti.jpg
SANT'AGATA LI BATTIATI. L'Etna di ieri, oggi e domani tra carte geologiche e tecniche di intervento per proteggere il patrimonio storico-culturale della comunità montana. Su questo tema si è soffermato oggi Mauro Coltelli dell'Ingv di Catania nel corso del seminario nell'ambito del workshop "Lavascape" - organizzato da Landform, Abadir e l'Accademia di Belle Arti di Catania con la collaborazione della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e del Cutgana dell'Università di Catania nella sede dell'Abadir di Sant'Agata Li Battiati -, per illustrare la storia dell'Etna ai dieci giovani architetti provenienti da tutta Italia impegnati a rivalutare e valorizzare i particolari luoghi che dal centro urbano di Catania si dilungano fino all'Etna con nuove idee progettuali tra disegni e fotografie.

"Una storia che nasce 500 mila anni fa con l'eruzione submarina nel golfo pre-etneo e di cui abbiamo alcuni resti rappresentati dall'Isola Lachea di Aci Trezza e dalla rupe Normanna del Castello d'Aci di Aci Castello e poi proseguita con la formazione della struttura a scudo della Timpa di Acireale 220 mila di anni fa" ha spiegato Coltelli evidenziando come "il vulcano si sia costruito edificio su edificio fino alla formazione dell'attuale cratere di nord-est ben 15 mila anni fa dopo una migrazione verso la Valle del Bove (20 mila anni fa) e alle recenti bocche laterali del 122 a.C.". L'esperto dell'Ingv si è poi soffermato sulle 58 eruzioni laterali tra il 1669 ed il 2009 e sulle Carte geologiche del vulcano Etna, "il primo ad essere oggetto di una carta geologica dopo quella del 1815 dell'Inghilterra e del Galles".

"La prima carta geologica dell'Etna è stata realizzata tra il 1844 ed il 1859 da Wolfgang Sartorius von Waltershausen sulla base di rilievi geologici realizzati tra il 1837 al 1843 che hanno spinto l'Università di Catania a porre un'attenzione particolare alla vulcanologia ed in particolar modo dopo la colata che ha ricoperto Nicolosi ed un terzo di Catania nel 1669, oggetto di studio anche da parte di un vulcanologo messinese che operava con Galileo Galilei e di interventi europei, ed in seguito al terremoto del 1693 e alla distruzione di Mascali nel 1928 con il potenziamento dell'Istituto di vulcanologia e l'Osservatorio di vulcanologia" ha spiegato Coltelli.

"Praticamente ad ogni fenomeno catastrofico si verificava un potenziamento e ripresa degli studi" ha aggiunto l'esperto dell'Ingv evidenziando che nel dopoguerra "si è verificato un nuovo abbandono degli studi sulla vulcanologia ripresi poi dal Cnr-Istituto internazionale di vulcanologia nel 1968 che ha portato alla realizzazione della nuova carta geologica curata nel 1979 da Romolo Romano del Cnr e alla creazione nel 2001 dell'Ingv". Una carta che a breve sarà sostituita da una nuova in fase di pubblicazione a cura dell'Ingv di Catania "più precisa grazie ad una migliore qualità della topografia delle colate e della stratigrafia con una precisa datazione delle rocce".

Ed il futuro dell'Etna? "L'Etna è un vulcano attivo con continue manifestazioni eruttive, anche catastrofiche - ha spiegato Coltelli -, indubbiamente il monitoraggio non basta e per questi motivi dalle eruzioni degli anni '80, quando si pensò di deviare la lava con la realizzazione di nuovi canali con costi elevati e risultati quasi pessimi, si è puntato il tutto su tecniche di intervento alternative per deviare la lava al fine di evitare la distruzione di patrimoni storico-culturali della collettività senza incidere sul flusso lavico". Tra le tecniche di intervento alternative Coltelli ha evidenziato quella "dei gabbioni di pietra lavica da un metro per cinque per un peso di 5 tonnellate utili a deviare la lava con pochissimo impatto ambientale e visivo, purtroppo c'è poco interesse da parte della collettività". In chiusura Coltelli ha precisato che "l'Etna fino ai 700-800 metri è fortemente antropizzato e l'intervento delle tecniche alternative necessita l'individuazione dei luoghi da proteggere".