Riportare al suo antico splendore la cisterna del Castello di Motta Sant'Anastasia per renderla visitabile. Ed in quest'ottica è stato avviato nel settembre scorso il monitoraggio dei parametri ambientali della cavità artificiale profonda 10 metri interamente scavata nella rupe vulcanica su cui i Normanni, quasi mille anni fa, edificarono il "dongione" probabilmente sui ruderi di una preesistente torre araba.
Sempre l'area della cisterna sarà oggetto dal 14 dicembre dalle attività di topografia e di pulizia da cartacce e lattine che da tempo giacciono sul fondo da una squadra di esperti speleologi. Grazie al monitoraggio dei parametri ambientali - coordinato da Giuseppe Sperlinga, direttore della Riserva naturale integrale "Grotta Monello" del Cutgana dell'Università di Catania, il centro interfacoltà diretto dalla docente Maria Carmela Failla -, sarà possibile registrare i valori di umidità relativa, punto di rugiada, temperatura dell'aria e l'eventuale presenza di monossido di carbonio sul fondo della cisterna.
Un'attività avviata grazie al posizionamento nella cisterna di diversi sensori elettronici (datalogger) ovvero acquisitori automatici di dati costituiti da una o più sonde elettroniche collegate ad una centralina che memorizza le misure di più parametri effettuate a intervalli di tempo opportunamente stabiliti. I dati registrati saranno poi rappresentati graficamente. Ad oggi, dai dati registrati, emerge che l'ambiente interno della cisterna è simile a quello di una cavità naturale con la temperatura costante tra i 21-22°C e con l'umidità relativa, anch'essa costante, che si aggira intorno all'85-90 per cento; piuttosto bassi i tassi di anidride carbonica e di monossido di carbonio con valori che non costituiscono alcun pericolo per la incolumità degli speleologi che dovranno discendere sul fondo della cisterna.
Il rilevamento topografico e la rimozione dei detriti e dei rifiuti accumulatisi nel corso degli anni sul fondo della cisterna saranno effettuati il prossimo 14 dicembre da uno staff di speleologi del Centro speleologico etneo di Catania (Fiorenzo Fiorenza, Alfio Cariola, Franco Politano e Domenico Longo).