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Comunicazioni dal rettore

Andu, documento sull'Universitą di Palermo


 
 
09 giugno 2009

Da: ANDU-UNIPA <anduesec@tin.it>

L'Esecutivo dell'ANDU dell'Universita' di Palermo sulla SITUAZIONE GENERALE DELL'UNIVERSITA' E SU QUELLA DELL'ATENEO

E' previsto che subito dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, il Governo presentera' un Disegno di Legge sulla 'governance' degli Atenei e sui concorsi universitari. La 'governance' per portare "efficienza nel sistema", i concorsi per portarvi "trasparenza". E' ben evidente come si tratti in entrambi i casi, di diversivi.

Il provvedimento sulla 'governance', sollecitato in special modo dai rettori, dovrebbe servire a riconfigurare la struttura di governo degli atenei secondo linee che gli atenei stessi potrebbero gia' oggi determinare autonomamente, come accaduto all'Universita' di Camerino. E allora perche' una legge se gia' l'autonomia statutaria consente di ridefinire i poteri degli organi accademici, inserirvi soggetti esterni, ampliare (ma non si capisce in cosa lo si dovrebbe) i poteri del rettore? Il fallimento della gestione degli atenei ha altre motivazioni che i rettori conoscono bene e che nessuna legge sulla 'governance' che dovesse attribuire loro maggiori
poteri, sara' in grado di ovviare.

La riforma dei concorsi, che produrra' comunque un ulteriore rinvio del turn-over, dovrebbe portare "trasparenza" nel sistema del reclutamento. La questione sarebbe molto meno rilevante se non fossero emersi negli ultimi tempi troppi casi di parentopoli, segno anche di un degrado etico che nessuno dei progetti di legge elaborati dal Ministero o presentati in Parlamento si e' posto il problema da affrontare seriamente.
Questo avviene mentre l'Universita' italiana appare in uno stato catatonico come mai era avvenuto nella sua storia. Si percepisce una dimensione di impotenza e di rassegnazione che attraversa tutte le componenti, studenti inclusi.

La crisi finanziaria dell'Universita', che ha la prima radice nella gestione dissennata delle risorse disponibili, e' aggravata dalla crisi economica mondiale. Il governo attuale - come quelli che l'hanno preceduto - piuttosto che pretendere produttivita' dal sistema formativo riformandolo alla radice, lo lascia formalmente in vita, ma lo priva delle risorse minime necessarie ad una sopravvivenza appena dignitosa.

Sul fronte dell'Ateneo di Palermo, ad oltre sette mesi dall'insediamento del nuovo Rettore, si hanno segnali difficili da interpretare. 
In occasione dell'approvazione del bilancio consuntivo 2008 fu spiegato che la riassunzione dei bilanci dei dipartimenti nel bilancio unico di ateneo era niente piu' che una prescrizione contabile. Si e' visto che cosi' non era se ancora oggi i dipartimenti hanno avuto assegnato soltanto una esigua parte dei fondi di competenza e che altre strutture, sembrerebbe le presidenze di Facolta', non hanno ancora avuto accreditato assolutamente nulla. La riduzione del numero di dipartimenti annunciata nel programma elettorale e che potrebbe, questa si, assicurare consistenti economie, rimane ancora al palo. Il tutto nel silenzio piu' assoluto, in un clima da "non disturbare il manovratore".

Ascriviamo a questo contesto anche i "boatos" sulla prossima istituzione del cosiddetto "ricercatore a tempo determinato", tema che discutemmo con l'attuale Rettore in un incontro da lui richiestoci prima della sua elezione. In quella occasione obiettammo che una tale previsione si sarebbe tradotta in un ulteriore allungamento del periodo di precariato e quindi in instabilita' dell'intero sistema. Alla fine della discussione ci era sembrato che egli avesse accolto le nostre osservazioni tanto e' vero che nel programma elettorale, successivamente diffuso, si leggeva: ".incentivare i dottorati di ricerca e l'assegnazione delle relative borse e pervenire gradualmente alla sostituzione degli assegni di ricerca con posti
di ricercatore a tempo determinato, stimolando al riguardo i finanziamenti
esterni; .".

Oggi registriamo, avendolo appreso dalla stampa, che e' in via di approvazione una normativa per regolare l'assunzione di ricercatori a tempo determinato con contratto triennale rinnovabile una sola volta: quindi ben sei anni di precariato e nessuna chiarezza sul fatto se questa figura si aggiungerebbe a quelle attuali o se sarebbe sostitutiva dell'assegno di ricerca.

Un Ateneo che, come il nostro, e' chiamato a grandi sacrifici ha il diritto di conoscere come stiano effettivamente le cose. Quali siano i progetti per uscire dalla crisi che viene dichiarata ed in quali tempi. Non vorremmo che si pensi di aggiustare in un solo anno i guasti prodotti nei precedenti decenni. Ma cosa si vuole aggiustare e come? Sembrerebbe che l'unico problema sia il riequilibrio finanziario. Esso e' certamente uno dei problemi, non va sottovalutato e va perseguito; ma dubitiamo che sia esso oggi il problema principale dell'Universita' di Palermo. Ritenendolo invece tale e assumendolo come stella polare di ogni azione di governo si imbocca fatalmente la strada di immolarvi l'esistenza stessa dell'Ateneo.

5 giugno 2009