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In breve
Orto botanico

'In volo senza confini'

Presentato il libro dedicato ad Angelo D'arrigo

 
 
09 marzo 2010
di Luisa Trovato
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Laura Mancuso, autrice del libro "In volo senza confini, storia d'amore, di volo e di condor", per i tipi Corbaccio, ha rievocato la figura di Angelo D'arrigo e le sue memorabili imprese di sognatore, idealista e profondo amante della natura, nell'aula centrale dell'Orto Botanico di Catania, diretto da Pietro Pavone.

Candido Cannavò, che realizzò la prefazione del testo, ammise che: Al di là della suggestione del racconto, questo stupendo libro è un atto di coraggio e il canto di una donna alla forza della vita.

Il libro è un taccuino di viaggio, che tratteggia gli appassionanti incontri con una natura estrema, impossibile da vivere anche all'uomo. Viaggi, quelli di Angelo e Laura, intrapresi e condivisi sempre insieme, raccontati con occhi femminei, con fenditure di romanticismo e ricerca scientifica.

La presentazione del libro In volo senza confini è stata curata da  Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea della Facoltà di Lingue e Letterature straniere - Università degli Studi di Catania.

La sua  lezione ha rappresentato, con pathos, le azioni, le attitudini d'amore per  aquile, gru, falchi, poiane, albatros e condor dell'Icaro Angelo D'Arrigo. Ogni latitudine e longitudine descritta sembrava tratta da una passionale lettera di amicizia e rispetto per l'ambiente regnante ovunque inerme ed onnipresente.
Una delle narrazioni ritrae D'arrigo alla stregua di uno scienziato del volo. Egli adotta un pulcino d'aquila, Nike, a cui insegna a volare, incoraggiandolo perfino al suo cadere.

In poco tempo si crea una dimensione affettiva fra i due che insieme trasvolano il Sahara. Continuando, in un altro racconto, si legge che il Russian research institute for nature and protection di Mosca lo chiama per guidare uno stormo di gru siberiane, a rischio di estinzione, per 5.300 chilometri, D'Arrigo ha gli occhi trasognati. Purtroppo la rotta migratoria non è contenuta nel loro Dna ed è necessario un genitore, un capo stormo. Angelo migra con gli uccelli e vive impareggiabili emozioni nell'aria. Diventa l'uomo che insegna a volare agli uccelli in via di estinzione.

Quando D'Arrigo muore, il 26 marzo 2006, a Comiso in Sicilia, in un tragico incidente aereo, lascia Inca e Maya, due condor peruviani. Laura è consapevole che deve perseguire l'opera del compagno: aiutare le specie migratorie a tornare dalle zone di nidificazione a quelle di svernamento. Superate le difficoltà burocratiche e logistiche, Laura riesce a liberare i condor nei cieli delle Ande, il loro habitat.

Nell'ultima lettera al suo uomo, si legge: Angelo, in te non vedo il passato, ma il futuro che sgorga dalla tua vita. Laura Mancuso destina, in un testamento morale, la continuità delle opere iniziate dall'uomo affascinato dal vento e dall'avventura, istituendo una Fondazione a lui intitolata, con l'ulteriore scopo di promuovere e sostenere propositi e vere dottrine di solidarietà pro popoli più indigenti al mondo.