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In breve
Agricoltura e ambiente

Presentati i dati delle sperimentazioni di campo dei teli biodegradabili per pacciamatura del PST Sicilia

Registrato un incremento di produzione dal 25 al 50% rispetto ai film plastici in uso. Catara: "Risultati incoraggianti, anche al Sud si può fare buona ricerca"

 
 
30 marzo 2009
di Ufficio stampa PST Sicilia
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Aumento della produzione dal 25 al 50%. È il dato più rilevante delle sperimentazioni di campo dei teli biodegradabili per pacciamatura sviluppati dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, in collaborazione con l'istituto di ricerca cinese IBFC, presentate ieri nel corso del convegno "Plastica e Agricoltura", organizzato dall'esperto nel settore Pierino Reina, nell'ambito di Plast 09, salone internazionale delle materie plastica e della gomma, che si tiene in questi giorni alla fiera di Milano, con il patrocinio dell'associazione confindustriale Assocomaplast.

Obiettivo prioritario e condiviso da tutti i Paesi è la riduzione dell'impatto ambientale e paesaggistico causato dalle materie plastiche impiegate in agricoltura. Le soluzioni proposte sono diverse e passano attraverso le nuove tecnologie per il riciclo e la durabilità pluriennale dei prodotti, ma anche le norme per il recupero e lo smaltimento controllato dei rifiuti. Ma il problema principale riguarda i film per pacciamatura, il cui recupero e riciclo è difficile e costoso, per i quali la previsione a medio termine è il passaggio a film biodegradabili.
Il presidente del PST Sicilia, Antonino Catara, e Chaoyun Wang, responsabile dell'IBFC, partner di ricerca cinese, davanti un'interessata platea di operatori, ricercatori, utilizzatori e produttori di film per l'agricoltura, provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo, hanno descritto le caratteristiche del prodotto alternativo ai comuni teli plastici.

L'impiego del PHA, polimero biodegradabile a media catena, di cui il PST ha brevettato il metodo di produzione da oli alimentari esausti, consente infatti di sostituire i film di plastica oggi in uso con teli per pacciamatura interamente biodegradabili, composti da carta riciclata (linea sviluppata in Italia) o da un tessuto di fibre naturali realizzato dall'IBFC.
In particolare i teli a supporto cartaceo, sperimentati a Catania nelle serre dell'Azienda sperimentale della Facoltà di Agraria su colture di peperoni, hanno fatto registrare un incremento di produzione fino al 25%, rispetto ai film plastici in commercio, mentre il telo prodotto in Cina con fibre vegetali sperimentato in pieno campo su cavolo cinese ha aumentato la produzione fino al 50%.

Ciò è dovuto all'aumento della temperatura, alla regolare umidità del terreno e alle migliori condizioni dei rapporti pianta-acqua-suolo, che risultano favorevoli allo sviluppo dell'apparato radicale e di riflesso alla produzione. La copertura dei supporti con il polimero biodegradabile ha confermato le caratteristiche di resistenza, durata e versatilità conformi ai film di origine petrolchimica, e migliori rispetto ad altri materiali biodegradabili saggiati.
"Se consideriamo - afferma Antonino Catara - anche il fatto che presenta il vantaggio di valorizzare un rifiuto sottoposto a smaltimento controllato (gli oli alimentari esausti), e di contribuire in maniera sensibile alla soluzione del problema dello smaltimento delle materie plastiche utilizzate in agricoltura, giacché il prodotto si degrada naturalmente nel terreno, il successo riportato si poteva dire scontato".

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Aziende e specialisti del settore, infatti, hanno offerto collaborazione per la messa a punto di macchine adeguate per la produzione dei teli pacciamanti e per l'applicazione in campo. Largo consenso ha suscitato la prospettiva di estendere l'utilizzo della pacciamatura carta riciclata+PHA anche al pieno campo per le colture a ciclo breve (in particolare angurie, zucchine, insalate), in sostituzione dei teli di carta non trattata che non hanno trovato diffusione in quanto presentano il limite di degradarsi prematuramente.

E sono grandi le possibilità di mercato, anche con riferimento alle produzioni biologiche, di cui la Sicilia vanta il primato in Italia. "Attraverso la collaborazione con i produttori di macchine - continua il presidente del PST Sicilia - contiamo di poter ottenere in breve tempo la quantità di teli che serve a una sperimentazione su vasta scala e di estendere i test su un'ampia gamma di colture. Infine, passare alla fase di produzione con un partner industriale". 
"Siamo molto soddisfatti - aggiunge - perché per giungere al prodotto si è utilizzato prevalentemente know-how siciliano. Il progetto da cui è nato, finanziato nell'ambito del PON Ricerca 2000-2006, ha coinvolto negli anni ben 56 ricercatori e un network nazionale e internazionale di università, centri di ricerca e imprese. Ci inorgoglisce anche che il Ministero dell'Università e della Ricerca abbia incluso il progetto fra quelli "esemplari". Un'ulteriore dimostrazione che al Sud si può fare buona ricerca, e che la ricerca può generare nuove opportunità di lavoro e sviluppo".