ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
In breve
Ricerca

"Fondi a rischio per i Prin 2007"


 
 
01 dicembre 2017

(ANSA) - ROMA, 13 GIU - Se non si interverrà subito con un atto ad hoc, potrebbe 'saltare' il bando per i fondi ai progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin), la principale 'voce' della ricerca pubblica italiana, per il 2007.

A lanciare l'allarme, avvertendo che ciò comporterebbe un "danno gravissimo" per il Paese, è stato oggi il ministro dell'Università e Ricerca Fabio Mussi. I Prin, ha sottolineato il ministro durante un'audizione in commissione Istruzione alla Camera, "rappresentano una delle principali fonti di alimentazione della ricerca pubblica di base nel nostro paese, universitaria e non. Ed oggi sono a serio rischio". L'ultima Finanziaria del precedente governo, ha quindi ricordato Mussi, "aveva portato a zero nella previsione al 2008 i fondi Prin. Nell'ultima Finanziaria, invece, sono stati unificati nell'unico fondo First i tre fondi precedentemente esistenti, con l'aggiunta di 960 mln di euro nei tre anni. Quindi - ha aggiunto - in Finanziaria la cifra è scritta e i soldi ci sono, inclusi quelli per i progetti Prin".

Qual è, allora, il problema? Il bando, che destina ai progetti Prin 160 mln di euro, "é pronto - ha detto il ministro - ma non può diventare operativo perché i fondi per il First, che comprendono anche i Prin, fanno parte dei fondi vincolati alla verifica degli effetti della norma sul tfr, secondo l'articolo 738 della Finanziaria". Da qui l'allarme lanciato da Mussi: "Se questi fondi non verranno però subito smobilizzati, il rischio è di saltare i bandi del 2007, con il risultato di bloccare una parte importantissima della ricerca italiana. Sarebbe - ha avvertito - un danno gravissimo, e questo l'ho scritto il 13 aprile scorso a Prodi e poi al ministro Padoa Schioppa e ne ho parlato nell'ultima riunione di maggioranza. Ora - ha concluso Mussi - sento il dovere di informarne il Parlamento, poiché si tratta di una questione di enorme rilevanza pubblica".


Parte dell'extragettito, o 'tesoretto', sia utilizzato per i settori Università e Ricerca. A rinnovare la richiesta è il ministro dell'Università e Ricerca Fabio Mussi: "Dentro il governo - ha detto il ministro durante un'audizione in commissione Istruzione alla Camera - continuerò a chiedere, anche in rapporto alla destinazione dell'extragettito, che alcune di queste poste vengano di nuovo rese disponibili per questi settori".

La situazione della ricerca italiana resta infatti allarmante, con una riduzione quest'anno, ha ricordato il ministro, del 5% del trasferimento per gli enti di ricerca: "Siamo dunque ancora molto lontani - ha proseguito - dagli obiettivi di Lisbona, che puntano a raggiungere il 3% di investimenti sul Pil per la Ricerca e il 2% per l'Università entro il 2010, mentre molti paesi hanno già superato l'obiettivo, a partire da quelli scandinavi". Per 'raddrizzare la rotta', secondo Mussi, due le priorità immediate: "L'accantonamento dei fondi per gli enti pubblici di ricerca va eliminato subito e va rivista - ha detto - la questione del taglio sui consumi intermedi delle università. Queste corse vanno fatte subito. In prospettiva poi - ha aggiunto il ministro - nel dpef bisogna riprendere una visione in cui gli investimenti in formazione superiore e ricerca siano strategici e centrali".

Ma qualche segnale di ripresa già c'é. Un esempio? Le domande presentate da ricercatori ed enti italiani per accedere ai fondi del VII Programma quadro europeo per la ricerca, in particolare nel settore 'Ideas' che riguarda la ricerca di base, "superano quelle presentate dai colleghi francesi, tedeschi e inglesi. Ci sono dunque le condizioni - ha affermato il ministro - perché l'Italia, che nel 2006 aveva contribuito per il 14% al budget comunitario utilizzando però di ritorno solo il 9,6%, possa ora almeno andare 'in pari'. E questo - ha concluso - significa notevoli risorse in più per la ricerca".