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Università

Ministri europei a Londra pensano al dopo 2010


 
 
01 dicembre 2017

UNIVERSITA': MINISTRI EUROPEI A LONDRA PENSANO AL DOPO 2010

 

(ANSA) - LONDRA, 17 MAG - La scadenza del 2010 prevista dal processo di Bologna sarà rispettata, certamente sul fronte dell'integrazione dei sistemi universitari, ma è bene cominciare a pensare al 'dopo' se non si vuole perdere ancora una volta il treno della competitività. E' emerso questo dalla prima giornata di lavori della conferenza interministeriale che è stata convocata a Londra per fare il check-up del processo di integrazione dei sistemi di istruzione superiore europei avviato a Bologna nel '99. L'obiettivo che si sono imposti i Paesi aderenti è quello di portare entro il 2010 gli investimenti globali in conoscenza, almeno nell'area comunitaria, al 5% sul Pil: 2% nell'Università e 3% nella ricerca. "Oggi però ho proposto - ha spiegato il ministro dell'Università e della ricerca Fabio Mussi - di aprire la discussione sul decennio successivo al 2010, altrimenti ancora una volta arriveremo tardi. Negli ultimi quindici anni gli investimenti mondiali in ricerca sono passati da 300 a mille miliardi di dollari, un processo tumultuoso con il quale bisogna fare i conti". Una proposta, quella di Mussi, condivisa da diversi suoi colleghi. "La scadenza del 2010 verrà rispettata per quanto riguarda l'integrazione, siamo sulla buona strada. Ma sul fronte delle risorse - ha osservato Mussi - la questione diventa nazionale. Alcuni Paesi, come quelli scandinavi, andranno oltre il traguardo del 5% globale di investimenti fissato, altri ci andranno vicino e altri ancora, come l'Italia, difficilmente lo raggiungeranno". Le cifre in gioco sono alte. "Servirebbero 14 miliardi di euro l'anno, 42 miliardi in quattro anni. Non spero in tanto. Mi basterebbe arrivare - ha sottolineato il ministro dell'Università - alla media Ocse: 1,2% di investimenti sul Pil per l'università e 1,5% per la ricerca. Ciò comporterebbe una crescita per noi dello 0,7% che si traduce in 12 miliardi in quattro anni. Ma una cosa deve essere chiara - ha concluso Mussi - soldi e riforme devono marciare insieme".