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Università

Europa al palo per la mobilità degli studenti

Soltanto il 5% ha varcato i confini nazionali per studiare

 
 
01 dicembre 2017

(ANSA) - LONDRA, 17 MAG - Soltanto il 5% della popolazione universitaria ha varcato i confini nazionali per studiare e la maggior parte lo ha fatto per conto proprio, senza partecipare a programmi organizzati di mobilità e, dunque, non ricevendo alcun aiuto economico. E' quanto emerge da un'indagine dal titolo "Bologna vista attraverso gli occhi degli studenti" realizzata dalla ESIB (rete delle associazioni studentesche europee) e diffusa in occasione della conferenza interministeriale di Londra. Un risultato deludente se si considera che proprio la mobilità studentesca è considerata uno dei punti-chiave del cosiddetto processo di Bologna, avviato nel '99 nel capoluogo emiliano con l'obiettivo di integrare i sistemi universitari europei. I ragazzi dunque si muovono poco, soprattutto per ostacoli di carattere economico e amministrativo. Erasmus il programma di mobilità studentesca che celebra quest'anno il ventennale evidentemente da solo non basta, o almeno andrebbe rifinanziato. Anche sul fronte delle borse di studio per l'accesso all'Università c'é ancora molto da fare: se in Italia, infatti, ogni anno circa il 30% degli studenti che ne avrebbe diritto non accede a borse di studio per problemi di bilancio statale, in Belgio persino gli studenti sotto la soglia di povertà non riescono a ottenere alcun aiuto. Dall'indagine, condotta in 36 Paesi, emergono anche altri spunti di riflessione. Per quanto riguarda la riforma dei cicli, il 65% degli intervistati ritiene che essa sia un punto importante nel dibattito nazionale e oltre la metà segnala che tutti e tre i cicli (laurea triennale, specialistica, master) sono stati riformati adeguatamente. Tuttavia se il 56% degli interpellati riferisce che i tre cicli sono pienamente operativi nei rispettivi Paesi, più della metà pensa che i principali problemi debbano ancora essere risolti. Infine, un allarme: la struttura dei tre cicli, secondo l'indagine, ha un impatto negativo per ciò che concerne la partecipazione delle donne ai gradini più alti dell'istruzione, visto che in diversi Paesi, quando si arriva ai master la percentuale di iscritte è spesso significativamente più bassa rispetto al numero dei colleghi maschi. Il rischio di introdurre un gap di genere è dietro l'angolo.