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Università

Prodi: per laurea obbligatori 6 mesi all'estero


 
 
01 dicembre 2017

(ANSA) - BOLOGNA, 9 MAG - Per prendere la laurea in qualsiasi università europea devono essere "necessari sei mesi trascorsi in un altro paese europeo", rendendo obbligatorio per tutti gli studenti il programma Erasmus o con stage lavorativi in azienda nelle pubbliche amministrazioni o nel servizio civile. E' questa la proposta che il presidente del Consiglio Romano Prodi ha lanciato intervenendo a Bologna al convegno sul programma di mobilità universitaria che in questi vent'anni ha coinvolto oltre un milione e mezzo di studenti europei, 173.000 dei quali italiani. Il presidente del Consiglio ha insistito sull'esigenza di allargare l'Erasmus e rivolgendosi all'ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors che gli sedeva al fianco lo ha invitato a fare insieme questa battaglia perché "se c'é solo un euro da investire va investito nei giovani e nel futuro". In precedenza il presidente del Consiglio aveva criticato il fatto che in Europa siano stati tagliati i fondi del 50 per cento per questi programmi che invece a suo giudizio sono fondamentali. Quindi Prodi ha avanzato una seconda proposta che riguarda il programma "Erasmus mundus" per gli studenti fuori dai confini europei. Prodi, guardando la dimensione euromediterranea, ha proposto "corsi di laurea e master euromediterranei aperti a studenti e professori dell'area mediterranea, centri di eccellenza - ha spiegato - dove preparare, in futuro, attraverso la formazione le nuove classi dirigenti".

Il programma Erasmus "é la pace che trionfa sulla guerra, l'idea di una Europa che si unisce intorno alla cultura e non alle armi". Lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi, intervenendo a Bologna alla cerimonia per il ventennale del programma europeo di scambi tra studenti, alla presenza del premier Romano Prodi. "Nel Novecento ci sono state due guerre mondiali e i giovani d'Europa si sono affrontati con i fucili in pugno morendo a milioni - ha detto ancora Mussi - con Erasmus invece hanno attraversato le frontiere a milioni scambiandosi esperienze e conoscenze. Per questo Erasmus ha un grandissimo valore dal punto di vista educativo e un enorme valore simbolico".

Sei mesi all'estero obbligatori per chi vuole una laurea in Europa? "E' un programma massimo", ha detto il ministro dell'Università Fabio Mussi, a Bologna per il ventennale di Erasmus, commentando la proposta fatta propria in questa sede dal premier Romano Prodi. "Certo - ha spiegato Mussi - è auspicabile che ogni giovane che si laurea possa avere trascorso un periodo all'estero. Ci sono anche programmi intermedi. Penso che comunque bisogna dare molte più opportunità di muoversi verso università fuori dai confini. Credo che l'agenzia di valutazione di prossima costituzione, ad esempio - ha detto ancora il ministro - debba mettere fortissimamente il principio della mobilità e della internalizzazione tra i principi di valutazione degli atenei".

Nel suo intervento Mussi, riferendosi sempre alla proposta di Prodi di rendere obbligatorio un soggiorno di sei mesi all'estero per chi si laurea in Europa, l'ha definita "una proposta molto ardita. Mi accontenterei di qualcosa di meno", ha aggiunto. E ai giornalisti che gli hanno chiesto di nuovo se Erasmus vada reso obbligatorio in una qualche forma, il ministro dell'Università si è limitato a rispondere che "bisogna potenziarlo".

"C'é l'impegno forte del Governo a rilanciare il programma Erasmus che va rifinanziato e potenziato". Lo ha detto il ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Giovanna Melandri, intervenuta alla celebrazione a Bologna del ventennale del programma di scambi tra studenti europei, insieme al ministro dell'Università Fabio Mussi e al premier Romano Prodi. "Credo che Erasmus - ha detto - sia uno dei programmi di maggior successo nella Ue, perché ha formato una generazione europea, con una esperienza non solo di formazione ma anche di vita. Un programma che ha contribuito alla costruzione dell'identità europea". Il ministro ha ricordato pure che il Governo sta lavorando per aiutare i ragazzi italiani che vogliono fare questa esperienza. In particolare la Melandri ha citato l'imminente accordo con l'Abi per l'accesso al credito agevolato, non solo per le tasse universitarie ma anche per le spese che può comportare l'esperienza Erasmus.

I laureati che hanno fatto l'Erasmus hanno più facilità a trovare lavoro non nel breve ma nel medio periodo. Se a un anno dalla laurea infatti il tasso di occupazione è del 52,7% per chi ha fatto l'Erasmus e di poco inferiore (51,4%) per chi non l'ha fatto, a cinque anni il divario cresce: 89,1% contro 84,9%. Il dato è contenuto nell'indagine compiuta da AlmaLaurea, il consorzio che associa 38 atenei italiani, in occasione del convegno organizzato a Bologna per i 20 anni dall'avvio del programma di mobilità studentesca. L'analisi è stata compiuta su un campione di 79 mila studenti delle università aderenti al consorzio laureatisi prima della riforma del 2005. Tra questi l'85,5% non ha partecipato ad esperienza di studio all'estero, l'8,2% ha preso parte ad un programma Erasmus o a un altro programma dell'Unione Europea mentre il 4,7% ha fatto altre esperienza di studio. L'esperienza migliore risulta quella finanziata dalla Ue con il 52,8% dei laureati che durante gli studi si sono fermati all'estero almeno sei mesi. Gli studenti che partecipano all'Erasmus vengono innanzitutto dai corsi di lingue moderne (27,2%), seguono quelli di scienze politiche e sociali (12,5%, poi architettura (11,2%), quindi Agraria (8,8%) e Lettere (7,9%). In fondo alla graduatoria si trovano gli studenti delle materie scientifiche. Dal punto di vista sociale gli studenti che vanno di più all'estero provengono dalle famiglie che hanno entrambi o almeno uno dei genitori laureati. Tornando al dato occupazionale dei laureati erasmusiani, il profilo economico non è molto diverso rispetto ai colleghi che non sono stati all'estero; infatti secondo l'indagine lo stipendio risulta di poco superiore rispetto al totale dei laureati sia ad uno anno che a cinque anni.